
Il filo
La prima strada che percorri
da solo appena distante da casa
è sempre enorme e piena di luce
le facciate dei palazzi hanno un solo suono
le finestre sembrano non perdersi
nulla attraversano i gesti
come fossero i propri
e riflettono il cielo in silenzio
quando ti perdi ci sono
i panni stesi che riconducono
al capolinea e puoi ripartire
verso un punto di appartenenza
i colori esagerati
sono gli angeli conduttori
quelli sbiaditi ti danno la mano
quelli infiniti sventrano le muraglia
poi ci sono i fischi
i calamari fritti e la musica
scema che sborda dai davanzali
con il fumo in cerchi specchiati
i secchi appesi spaccati e le piante
morte nei vasi crepati
è come lasciare le briciole
o seguire le braciole il loro sentiero
il loro fumo largo e grasso
un vortice che abbraccia
seziona correlazioni determina
i comportamenti seleziona il confine.
Amelia
Ascolti tutti i rumori
i suoni acuti e quelli brevi
poi passa Amelia e ha un suono
diverso fa inchinare la luce
tutto appare miscelato
il passo e il calare di una serranda
alcune urla e l’arrivo di un cane
che poi insegue un gatto
Amelia osserva e passa
come se muovesse ciò che ha intorno
finché sparisce nel vicolo a sinistra
c’era il sole e ora inizia a piovere
tutto questo non muove il mondo
però ti accorgi che non sei fermo
che le cose avvengono
e si combinano naturalmente
sembrano i disegni di una murale
che dicono ogni storia
quella che appartiene a tutti
ma ci pare sempre singolare
poi anche il silenzio
nel formarsi fa rumore
non passa inosservato
anzi richiama l’attenzione
così è la tua mente
attraversata dalla vita.
Attenzioni
I fiori crescono
si appendono al tuo sguardo
vorresti starnutire
ma guardi la fine dei petali
la sottile polpa rigata da sfumature
ci sono bambini che li assaggiano
adulti che li strappano
il vento che se li porta
i santi ci camminano sopra
assorbono l’odore
se lo tengono per sé
tra l’eterno pallore
gli angoli delle strade
ti guardano in silenzio
segnano il tuo passo
ogni secondo s’intreccia al resto
provi a chiederti per quale
motivo hai intrapreso
quella strada perché rivedi
Amelia e come la spinge il sole
ritieni di non calpestare la sua ombra
ti porti all’altro lato
e guardi come si somigliano
le ombre ma le loro flessioni
sembrano lontane dalle nostre
uno stacco irreale
le decontestualizza
ci lasciano andare
una carezza ha un sincronismo
allentato che neanche il vento
il suo cinismo spazza via
l’assorbe l’asfalto e nutre la terra.
“una carezza ha un sincronismo
allentato che neanche il vento
il suo cinismo spazza via
l’assorbe l’asfalto e nutre la terra.” – molto delicati questi versi, di conforto oggi, nutrono il cuore. S’attaccano alla semplicità dei gesti nelle parole. gRazie
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Grazie a te, Monica.
Un abbraccio!
m.
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L’ha ripubblicato su ilcollomozzoe ha commentato:
Sue Neobar AMELIA
I fiori crescono
si appendono al tuo sguardo
vorresti starnutire
ma guardi la fine dei petali
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Grazie contraccambio con piacere! Monica
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Le case lungo la strada sono organismi dotati di tutti i sensi, la vista dei colori sgargianti, il tatto dei gesti dalla finestra, i profumi dei calamari fritti. Ma il passante che attraversa la strada come fosse il Mar Rosso, ha un senso in più, come Amelia che al suo passaggio risucchia a sé tutto ciò che ha intorno. Tutte queste cose che appaiono nel mondo spesso accadono nella mente, dove diventano fiori e ombre.
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Ciao Giancarlo, ecco sì, un attraversamento che disegna le nostre pareti interne.
Grazie.
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Un passeggio, milioni di strusci e una donna struggente scavalca ogni sottofondo, per diventarne protagonista, Amo la poesia di Maurizio Manzo, questa ancora di più.
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Ciao Flavio, thanks!
Buona Pasqua a tutti!
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Buon Sabato Santo e buona Pasqua a tutti 🕊🙏
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L’ha ripubblicato su almerighie ha commentato:
Un passeggio, milioni di strusci e una donna struggente scavalca ogni sottofondo, per diventarne protagonista, Amo la poesia di Maurizio Manzo, questa ancora di più.
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Grazie Monica, una buona Pasqua a noi a tutti, mai come questa volta abbiamo bisogno di auguri :)))
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c’è una disperazione in sottofondo (o almeno io la leggo), il filo che delimita un confine, tipo “le piante / morte nei vasi crepati” che il passo/passaggio di Amelia, sebbene faccia inchinare la luce, non riesce a valicare. restano le “ombre”, il loro flettersi secondo pose irreali in un gioco di prospettive altre che è anche, ovviamente, il punto di flesso tra con/te/stualizzare e de-con/te/stualizzare (l’ombra come essenza di un’assenza, di un qualcuno/qualcosa che è ancora qui con noi eppure nel contempo non è più presenza fisica). l’ombra non ha odore, non sanguina se inciampa e cade carezzando in crudo asfalto con la guancia.
noi invece siamo cotti a puntino, come le braciole. possiamo solo abbraciolarci stretti stretti l’un l’altro e raccontarci una storia “che appartiene a tutti” anche se “ci pare sempre singolare”, mentre “le cose avvengono / e si combinano naturalmente”.
nota particolare per il bellissimo “vorresti starnutire”.
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Ciao Malos, la disperazione ci appartiene e lei spesso ci trattiene, piuttosto la felicità spesso ci snobba e non ci permette neanche più di starnutire.
Un abbraccio.
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