Realizzato grazie ai contributi video inviati dai vari partecipanti, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza in vigore al momento delle riprese. Hanno partecipato in o.a.: Silvia Bove, Davide Cortese, Valerio D’Angelo, Massimiliano Di Carlo, Angela Donatelli, Francesco Gallo, Mario La Carrubba e Lina Morici, Roberto Lipari, Nicola Macchiarlo, Lorenzo Maniscalco, Marco Marcigliano, Gianluca Melappioni, Amedeo Morrone, Marco Pagliarin, Rossella Pompeo, Rossella Pozza e Catello Masullo, Nadia Puglielli e Riccardo Chiodo, Carmine Roma, Melania Rossi e Irene Sabetta.
Gianfranco Mascelli:
Quanto di scritto col ticchettio della Lettera 32, miracolosamente mette in comunicazione, con la proliferata sequenza televisiva, tutto quello che accade all’interno e all’esterno di un sistema che poi sia sintomatico o meno alla pandemia, la situazione è estremamente personale, carico di umanità, di spavalderia e di umana cautela. Iolanda La Carrubba e Valerio di Gianfelice, hanno colto il segno dell’umanità intera, della paura, della fatica dell’intolleranza; c’è un che di demistificatorio e l’insieme di un’atavica paura. Il tempo passa e lo si trascorre affrontando la musica e più pericolosamente la cucina, e tutto quello che accade nelle #cronachedauninterno è la fotografia del nostro essere. “Escamontage” una creatura anche di Iolanda, oltre di quanti appassionati come lei, procede come un treno che da Mosca arriva fino alle più lontane praterie della Siberia, procede sempre nell’attenzione verso l’arte, la singolarità, la Poesia, nel senso più esteso del suo significato.
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Giulia Bertotto:
Antenne di tetti senza soluzione di continuità, lische urbane metalliche, ripetitori cantilenanti come muezzin di morte. Salmodiatori di una strage che invitano a restare in casa.
Inviano segnali a televisori squagliati, sintonizzati su ogni bollettino. L’equazione è presto fatta: strade deserte come in tempo di peste e case rimpinzate di gente: tutti connessi h24 ai social per la lista dei “contagi, decessi, guariti”. Illusione di controllo delle 18:00 in un mondo che ci ha mostrato la caducità essenziale di esistere. Il virus Sars-coV-2 ha trasformato il lavoro, rivoluzionato la scuola, sospeso l’inquinamento, infranto persino le regole sociali del saluto e del contatto, compiuto la trasgressione assoluta: interrompendo la catena del produrre-comprare-consumare-sprecare. Forse anche per questo la creatività si è accesa, l’ingegno si è infiammato. Il lockdown del corto #cronachedauninterno mostra l’esplosione delle fantasie, dei tentativi che ci hanno tenuto, forse, più vivi che mai.
Occasioni casalinghe per attività mai provate o magari abituali, ma fatte con uno stato d’animo unico. Cronache ironiche, a tratti poetiche e a momenti quasi ciniche. Una simpatia crescente di indiscrezioni, nelle case degli altri. La casa è infanzia, la libertà dell’intimità, il set preferito dei film horror; perché la realtà della nostra crescita e della nostra autenticità. In casa, nel regno più concreto dell’immaginazione, tutto è possibile: questo ci fa scoprire questo corto esilarante. 12 minuti di confidenza, che ci divertono e ci mettono a nostro agio. Pochi minuti ma che ritraggono alcune passioni, fissazioni e talenti dell’italiano contemporaneo. Il paradosso e la sperimentazione si combinano in pantofole. C’è chi ha il pc davanti ma calcola il tempo con una clessidra, chi sconta i bisticci da convivenza forzata bloccato sul balcone, chi esamina la diversa capienza di bobina e chiavetta USB usando capolavori del cinema come unità di misura; ma anche chi scandisce la giornata a vitamine e ansiolitici, chi fa esperienza di un casco di realtà virtuale in una realtà che già non sembra più la stessa. L’italiano pandemico si scopre fornaio, ma c’è anche chi cucina con ingredienti ideali come l’“amore cosmico”. Fuori, oltre allo spauracchio dell’autocertificazione, c’è solo l’avventura dell’approvvigionamento alimentare; la spesa ormai ha la dignità di pretesto nazionale per una boccata d’aria. Si affonda nel trash con una nota conduttrice che insegna ai suoi telespettatori a lavarsi le mani e ci si ammorba con la retorica del “virus dell’indifferenza”. Anche la verità sembra diventata stonata.
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Simone Carunchio:
Inconcludendo. C’è un tempo di medicinali e integratori (che, quindi, ne presuppone un altro di malattie e disintegrazioni). C’è un tempo di attività culinaria. C’è un tempo di rapporti interpersonali. C’è un tempo di pittura, di cinema, di lavoro in compagnia della nuova tecnologia, c’è un tempo di poesia. C’è un tempo di considerazioni e un altro di palleggi e anche di conti (che non tornano mai). C’è un tempo televisivo e un tempo che va a reculoni. Inconcludendo. E il tutto induce a delle meditazioni sulla casa, sull’interno; su questi immobili appartamenti che divengono casa, interni. E le parti delle case e degli interni si ripetono: cucine, soggiorni, camere da letto; ma ciascuna è sempre diversa. Non c’è: una cucina, un soggiorno, una camera da letto; ma infinite cucine, infiniti soggiorni e infinte camere da letto. Paiono antenne sui tetti. Ogni cosa è un mondo, un mondo infinito, che c’è ed esiste una sola volta, poiché … ci sei tu, sì, tu! Tu, che, con le tue onde, permetti che quella macchina del caffè non manchi di qualcosa; che quella moka non solo sia reale ma anche vera o falsa. Inconcludendo.
Ufficio stampa: CylinderPress
#CronacheDaUnInterno: online il film collettivo realizzato durante la Fase 1
http://www.cameralook.it/web/cronachedauninterno-online-il-film-collettivo-girato-in-piena-fase-1/
Ringraziamenti: Stefano Ricci, Stefano Coccia, Miranda Shkurtaj, Cinematographe, Cameralook, Neobar
Info e contatti: escamontage.escamontage@gmail.com
Le antenne della televisione come tramite con il mondo. Immagine anche del paesaggio devastato dei nostri tempi, di onde elettromagnetiche di frequenza sempre più distruttiva. Le antenne quindi come filo doppio che tiene insieme il variegato “interno” del film, la vita ai tempi del coronavirus. Ovvero la voglia di mettersi in gioco, l’ironia nei confronti di una pandemia in bilico tra coprifuoco e vacanze forzate dentro casa. Nel vano darsi alla cucina con un “pizzico d’amore cosmico”, affidarsi, tra una connessione e l’altra e i tempi che comporta raccontare la vita su feisbuc, a scorpacciate di pizze di film e imbastendo mascherine sui versi della Gerusalemme. E, invocando le muse, l’arte trionfa in questo godibilissimo film collettivo, di tante tessere, ma anche cellule impazzite, di un mosaico chiamato “interno”.
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“Il paradosso e la sperimentazione si combinano in pantofole. ”
E le pantofole in questo caso sono di un dottorfilosofopoetacomicoartistamultidisciplinare indisciplinato e quanto mai letale – un antidepressivo naturale che ha le uniche controindicazioni di SVEGLIARTI.
E i multipli suoi collaboratori sono fatti della sua stessa pasta – no pizza, no dentifricia – ma benefica e ribaltante e rigenerante produttiva di scoperchianti verità. Dal suo occhiocannocchiale si possono osservare i firmamenti O filamenti delle nostre menti più o meno contorte assorte sfiancate smarrite finte costruite smembrate slavate ottuse finemente macchiavelliche poetiche infante e soprattutto tutte tutte tuttissime UMANE.
Loviuforevar
iole
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p.s.
o.a. = ordine apparente? ovvero disordinato? ovvero a parer di cio’ che è visibile ma non di cio’ che invisibilmente si può intuir?
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