6 risposte a "Quotidiane giornate – monologo teatrale di Vittorio Bittarello"

  1. Nella storia dell’evoluzione pare esserci una sorta di strana ripetitività assuefatta…

    Credo mai s’arresterà nella sua involuzione?
    Spero fermenti nella sua progressione

    "Mi piace"

  2. incipit brillante, nota particolare per il “terzo giorno dal quaderno arancione”, scorcio di vera illuminazione (ah, quanto sarebbe utile che molti scrittori se lo tatuassero in fronte!!). eniuei, forse manca il tassello complementare alla “dolorosa scoperta”: i “lettori (che) leggono per la gioia di sopravvivere alla vita” purtroppo sono specie in via d’estinzione… nel nuovo millennio i lettorimortiviventi sono “collezionisti” di gadget e oggettistica scritta in serie (trattasi di innocuo appagamento commerciale e mera questione d’immagine, “la libreria Feltribelli” docet).

    in ultima analisi, ciò che accade quotidianamente nel meraviglioso modomercatoliberista è che il prodotto (“oggetti costruiti di risme bianche”) *forgi/crei* il suo stesso consumatore (id est, il lettore si con-forma e con-sustanzia al prodotto editoriale siccome nesso complementare): proprio come un animale di fronte ad una nicchia evolutiva commerciale vuota, noi scimmie nude siamo agite fino ad occuparla. e più sono grandi, più le nicchie commerciali sono potenzialmente “utili” et profittevoli (possono meglio contenerci tutti se/quando ci cadiamo dentro, sotto forma di gente che si “confonde con altra gente”).

    tutto ciò per dire che: non so davvero se si possa “essere diversi comprando oggetti che hanno tutti”… forse, al contrario, è la pulsione opposta a prevalere, ovvero il voler essere *uguali*. in tal senso la pigrizia del sapere-ma-non-fare e la desistenza sociale che si esaurisce in invettiva (una birra al bar) incarnano perfettamente il dito cacciato nella piega della pagina.
    ; )

    ma torniamo al dunque delle “quotidiane giornate”.
    nel complesso prosa vivace, provata intelligenza e sottile autoironia: una miscela che rende compulsiva la lettura anche quando, violando sia l’illuminazione in incipit (ogni riga scritta in meno migliora la scrittura) sia il ripensamento in corso d’opera (pagina 30), colto dall’ansia di trovarsi “in mezzo a gente che non ha nulla da comunicare”, l’autore scende a patti con la propria umana fragilità e incoerenza per somministrarsi/ci fiumi di gocce ansiolitiche in guisa di parole (fino all’assurdo di scrivere di non scrivere: “non inizio a scrivere nulla perché nulla c’è da scrivere”).
    : ))))

    ottima (e coraggiosa) la vivisezione del silenzio morto ma “ancora presente” in “un addio”, nonché la vita tumulata in una tasca. non bastasse, qua e là campeggiano scorci di assoluta genialità tipo: “è stato un errore nascere in una città che non avrei mai scelto”, o anche “sono alla ricerca sfrenata di un’identità”. già… eh, identità *con cosa*? con la gente, direi. almeno in base a ciò che penso mentre “sono impegnato amabilmente a radermi con una pratica lametta da barba davanti allo specchio del mio bagno”
    : )

    nota particolare per l’apice assoluto del tutto: il mucchietto di coriandoli bianchi a fianco della dentiera della nonna (tanto che avrei collocato tale frammento in chiusa).
    che altro aggiungere?
    che è vero, alla fine, “ad aspettarti c’è sempre nel frigo una buona birra fredda da bere” nonché un rutto liberatorio (per “dimenticare il passato”). opera davvero notevole, complimenti.

    ps1: curiosità “paco e sazio” è arcaismo di “pacato” o il refuso di “pago”?
    ps2: nota a latere: concordo, Philip K. Dick è dannatamente avvincente oltre che disturbante….
    ps3: ma proprio Joyce? io dopo qualche passo nell’oscurità, spererei di abbracciare, chessò, Sylvia Plath
    ps4: non credo sia solo la poesia a sovrascrivere il reale. qualunque forma di pensiero, in senso lato, fa lo stesso.

    "Mi piace"

    1. Grazie malos mannaya

      per la dettagliata analisi del mio pezzo pubblicato. Mai banale ma sempre sofisticato nei riferimenti e nella centratura emozionale.
      Ps1 pago
      Ps3 è un solo e unico abbraccio letterario (concordo con te per quanto riguarda Sylvia Plath in atessa di me con uno dei suoi sorrisi).
      Buona giornata.

      "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...