Davide Zizza – poesie inedite – dalla raccolta “L’arte più povera”

Le poesie qui presentate sono tratte dalla raccolta inedita L’arte più povera.

A Robert Lowell

A volte si vorrebbero spegnere
i rumori di fondo
che circolano nella mente,
con un interruttore
o magari dicendo una parola
che possa silenziarli, così…

To Robert Lowell

Sometimes you’d like to turn off
the background noises
that flow into your mind,
with a switch or – maybe –
by saying a word
that could silence them…

*

Una visione

Leggendo “Il cimitero ebraico” di Lorca,
ecco che mi pare di vederlo, sorridente
con qualche capello bianco – sembra
che mi parli:
«questo verso è il mio silenzio,
esilio di un tempo nel sogno…».
Parla con saggezza, si sente che
ha abbandonato la gioventù,
si è fatto per ognuno parola.
A bassa voce ricorda l’antico istante,
recita qualcosa che a malapena sento;
un cenno della mano, poi scompare.

*

Non possiamo chiedere niente alla parola,
già da un po’ di tempo è così:
bisogna aspettare che sia essa a dischiudere
per un qualche fortuito caso, come
un lampo scappato dall’usuale,
una verità fatta a misura di qualcuno
e non sempre valida per tutti. Se ciò accadrà
sarà già abbastanza:
non si può tirare sempre un tessuto
dallo stesso lembo ormai sfibrato.

*

l’Inferno di Dante non ancora finito
sospeso per giorni sgranati in fretta
e qualche contrattempo o accadimento

vivere l’Inferno
leggerlo mangiarlo berlocome un atto quotidiano

mi viene da pensare
quando Mosca, la compagna
di Eusebio, rispose al vinattiere:

«…berlo? non basta esserci stati dentro
a lento fuoco?»

*

E attraverso questa matassa di pensieri,
il tempo è un padre che inghiotte
la timidezza del figlio, e lo deride –
così mi sento nel varco stretto
dei giorni, alternati come neon notturni.
A sera spenta vedo in cielo nugoli di fumo,
boccate d’aria umida, tiepido
respiro esalato sui vetri: è di scena
la monotonia del dolore che emerge,
un peccato giallo come la luna.

*

Davide Zizza (Crotone, 1976). Dopo la plaquette stampata privatamente Mediterraneo (2000), ha pubblicato la raccolta di poesie Dipinti & Introspettive (Rupe Mutevole, 2012), Ruah, con la prefazione di E. Testa (Ensemble, 2016) e Piccolo taccuino occasionale (Ensemble, 2020). Un suo breve saggio, La lettura e la scrittura come etiche dell’ascolto, è presente nel volume collettaneo Ascolto per scrivere (Fara Editore, 2014). Pubblicato su riviste e blog letterari (fra cui L’Estroverso, Pelagos, ClanDestino, Poesiadelnostrotempo, Larosainpiù), è redattore per Poetarum Silva in cui tiene la rubrica Bustine di zucchero.

 

 


2 risposte a "Davide Zizza – poesie inedite – dalla raccolta “L’arte più povera”"

  1. “il tempo è un padre che inghiotte”, la parola è una madre che ricama.
    nel complesso, parrebbe che l’autore sappia la verità (“non si può tirare sempre un tessuto / dallo stesso lembo ormai sfibrato”), ma poi non si sottragga all’obbligo di pagar “ma_tassa”.
    : )
    chissà se esiste davvero una “monotonia del dolore”: forse l’unico dolore monotono è quello letterario.
    bello e significante il gesto della mano di Federico, navigata la produzione dei versi.

    "Mi piace"

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