Elisabetta Sancino – Collezione privata – Riflessioni di Annamaria Ferramosca

Elisabetta Sancino

Collezione privata, puntoacapo, 2021

Riflessioni di Annamaria Ferramosca

sancino copertina fronte

Risulterebbe difficile comprendere il dialogo, anche visionario, che s’instaura tra un poeta e un’opera pittorica, senza avere sotto gli occhi l’immagine dell’opera che in ogni poesia viene coinvolta. Eppure può accadere, come in questo libro di Elisabetta Sancino, che lo sforzo di visionarietà di chi legge apra ad un esito inaspettato. L’ecfrasi si capovolge, assumendo nuovi contorni: qui non è l’opera d’arte, ma la sola scrittura a trascinare il lettore verso scene e segni a lui ignoti (ancor prima della sua eventuale ricerca sul web dell’immagine dell’opera citata). Straordinariamente le opere, anche solo sottese, in qualche modo misterioso qui quasi si autorivelano, attraverso la loro capacità di suggerire versi, stimolare – nel poeta e poi nel lettore- una  visione di verità comunque vicina a quella dell’originale, producendo ritmi, sensazioni, senso ultimo.

E’ così che ho iniziato a leggere/ascoltare/guardare, i testi della prima sezione, chiamata proprio Estroflessioni, titolo che sembra avvalorare questa mia ipotesi dell’incontro rivelatore, che fluttua dalla pagina alla visione e viceversa. Così vedo e sento – senza guardare – La bava ( Giulio Turcato ) attra-versando i versi                      

….

a volte ti dicevo la punta del pino

quando cola a picco nello stomaco

con la sua resina profumata

a volte tacevo.                            p.18

 

La versificazione di Sancino fluisce in armonia e libertà – sono versi liberi – non segue imposizioni metriche, ma solo obbedienza a quel lasciarsi andare quasi ipnotico indotto da colori, profili, geometrie, seguendo le linee invisibili che irradiano dalla pittura, raggi che penetrano l’emisfero destro nutrendolo, facendone sgorgare dialoghi di un’intensità a volte abbacinante.

 

da Ophelia (John Everet Millais)

 

Mi abbandono ai canali irrigui

come  Ofelia, ma senza l’argento delle sue vesti

la sua dolce follia

cerca di intonare una filastrocca perduta

nei giorni in cui i seni sbocciavano

….                                                                  p.21

 

E ancora qualcosa di quasi prodigioso avviene, mentre l’autrice guarda, o meglio “rivive” opere d’arte astratta o materica (César, Boccioni), mentre si fa “spectans” (uso questo termine latino dal significato di non solo guardare, ma di inoltrarsi in “ragguardevoli/specchiati” spazi) e sente di essere lei stessa divenuta materia, colore, emozione creativa.

 

Me ne sto incastonata dentro la tela

sono un tassello di gioia un lembo

nella torsione della zampa

ho l’odore della polverepirica

gialla

….                                                 p.23

 

Sancino riesce a farsi anche angelo ribelle (Osvaldo Lucini) e sogna e delira di capovolgere il destino di squilibrio della specie umana, come fosse facile – ma sappiamo che solo gli artisti ci riescono – far virare un colore da terrestre a celeste.

Nella sezione Soror/sorrow, dal titolo ossimorico che stigmatizza la millenaria violenza di genere, il passo lirico non è più ipnotico, ma volge verso la vertigine del delitto, sia esso stupro (Munch)  o martirio (Ferrari), narrati con crudezza e pure sarcasmo verso i carnefici. E Sancino affronta anche la faccia inversa della medaglia, quella della psiche corrotta di una donna (in Giuditta di Artemisia Gentileschi), e del dominio attraverso la seduzione (in Tersichore di Cosmè Tura), con uno sguardo crudo sulle vicende, carico di emozione.

Seguono testi che vorrebbero far comprendere, o almeno seguire la parte incompresa, di necessità umane naturali e semplici come soddisfare la sete, o coltivare il desiderio di un Cristo che discenda ancora sulla terra, o il sogno di fusione cosmica, divenire centro abbagliante del disco solare. 

Ogni opera per Sancino è sempre sorgente inattesa di larghissima e feconda ricreazione attraverso l’arte del proprio linguaggio e la capacità di un cammino che oltrepassa quello dell’opera,  aprendo infiniti spazi di riflessione e desiderio.

E nella sezione Oltremare accade il travaso: quel blu indicibile offerto nelle varie tonalità da Klein, Rohtko, Antonello da Messina, si fa parola dilatata, sommovimento interiore profondo, viaggio sciamanico. Perchè la poesia può anche essere fortemente enigmatica, come nella sezione Anonymous, dove spesso scompaiono gli oggetti di confronto pittorico e la poetessa procede per soli testi-autoritratti, passi di un cammino psicologico lungo il proprio tempo trascorso, in cui però le poesie conservano sempre il privilegiato legame – come un destino- con gli strumenti e i gesti dell’arte

….

poi l’accensione del grido

che sovverte la traiettoria

l’ascensione del corpo-icona

oltre la stasi del quartiere

mordimi il cuore con l’acrilico

….                                                        p.61

 

Sancino persegue nella scrittura un suo furore originario, sorgivo, cerca la propria dimensione vitale che fortemente chiede di essere coltivata, nutrita, offerta agli sguardi. É la bellezza della creatività, di cui possiede e cura una “collezione privata”. Questa sua insopprimibile passione passa in rassegna, seleziona, e poi esplode in una serie scintillante di dialoghi con le opere collezionate. Gli artisti sono quelli che più in profondità si sono spinti in quel suo “più segreto centro”, di cui parla Borges, e la sua rassegna presenta autori come Bramante, con, nel suo Cristo, la grazia fiamminga e nel tuo morire/ senza sangue, o come Mantegna, che s’interroga sulla ferocia dei cherubini, e ancora, Fussli, Severini, Picasso, con le loro scene roventi di seduzione, e Friedrich, che anima un paesaggio invernale e sposta lupi e dirupi/al centro dei miei pensieri. Perfino, con Tom Roberts, si delineano anche viaggi metafisici, interrogazioni definitive di senso: da dove vengo? Forse dalla polpa dura del cielo/quando viene giù.

Emozionante percorso, questo di Elisabetta Sancino, che nell’ultima poesia dedicata a Chagall de Il poeta che dorme, pone fine al suo viaggio rivelando la meta da sempre inseguita in ogni arte: la libertà. E l’incontro che in queste pagine avviene tra parole e segni ne dà densa testimonianza.

                                                                                                                          Annamaria Ferramosca

 

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Elisabetta Sancino, nata e residente in provincia di Milano, è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne a indirizzo storico-artistico e lavora come docente di lingua e letteratura inglese e guida turistica autorizzata, collaborando attivamente con enti italiani e stranieri volti alla promozione della cultura e dell’arte.

Ha pubblicato tre raccolte di poesia, Frammenti viola,  96, rue de-La-Fontaine Edizioni, 2016, Il pomeriggio della tigre, ed. Terra d’Ulivi, 2018 (terzo premio ex-aequo al concorso nazionale Don Luigi di Liegro 2019) e Collezione Privata, Puntoacapo Editrice, 2021.

I suoi testi sono presenti in antologie (tra le quali, Il Segreto delle Fragole, LietoColle 2016 e 2019 e La forma dell’anima altrui, LietoColle, 2019), siti, blog e riviste letterarie e sono stati tra i finalisti, segnalati o  premiati in diversi concorsi nazionali (tra gli altri, finalista al Premio Gozzano 2018, segnalazione al Premio Montano 2010 e 2020, primo posto al Premio Nazionale Claudia Ruggieri 2018, secondo posto al Premio Nazionale Scrivere Donna 2017 e 2020, terzo posto al Premio Letterario Internazionale Città di Pomezia 2019).

Fa parte della redazione del blog letterario Versante Ripido, dove tiene la rubrica The Scarlet Letter,  dedicata all’arte e alla poesia, con particolare attenzione alla letteratura dei paesi anglofoni.   Attualmente sta curando, in collaborazione con la Biblioteca Civica di Inzago, una serie di Pillole d’Arte e Poesia sulle bellezze storico-artistiche di Milano, giunta alla sua terza edizione e accessibile in rete.

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Annamaria Ferramosca è nata in Salento e vive a Roma, dove ha lavorato come biologa ricercatrice e docente. É stata per molti anni redattrice del portale poesia2punto0, dove ha ideato e curato la rubrica Poesia Condivisa, che ha diffuso in rete i testi di grandi poeti da tutto il mondo. Interessata alla sinestesie d’arte, attualmente cura progetti sinestetici di poesia e danza in aree naturali protette.

É ammbasciatrice di Poetry Sound Library, mappa mondiale delle voci poetiche, per Italia e Puglia.

Ha pubblicato 12 libri di poesia, tra cui il recente Per segni accesi, Giuliano Ladolfi Editore; Curve di livello, Marsilio, finalista al Premio Camaiore; il volume antologico di percorso Other Signs, Other Circles—Selected Poems1990-2008, Chelsea Editions. New York, collana Poeti Italiani Contemporanei Tradotti, Premio Città di Cattolica; Andare per salti, Premio Speciale Lorenzo Montano “Una vita di poesia”, nella rosa del Premio Elio Pagliarani; Ciclica, La vita Felice, 2^class.to al Premio InediTo-Colline di Torino; Paso Doble, bilingue, coautrice Anamaría Crowe Serrano, Empiria. Ha curato la versione poetica in italiano del libro antologico del poeta riumeno Gheorghe Vidican  3D-Poesie 2003-2013, CFR. Sue poesie appaiono in numerose antologie e riviste anche in rete, italiane e straniere, tradotte, oltre che in inglese, in rumeno, greco, spagnolo, arabo, turco.

Il suo sito personale qui…

 


5 risposte a "Elisabetta Sancino – Collezione privata – Riflessioni di Annamaria Ferramosca"

  1. mi scortica le nocche sulla porta del cervello con un grumo di visioni in mano, la Sancino. d’altro canto, ogni singola parola è una visione che può dare corpo – siccome un tratto di pennello – alla presenza d’una singolarità (nuda). intendo, la relatività generale ci ha insegnato che l’atto creativo avviene dentro ai buchi neri del cervello ed è pertanto sempre circondato da pareti craniche che ingabbiano la luce (ergo non può essere osservato in via diretta, ma solo percepito di riflesso).
    e allora riflettiamo, no? e nel riflettere, ciò che arriviamo ad intuire è l’arte.

    ecco. confesso che nell’orto, mentre zappo, concimo e spargo semi (a mani nude), tutto m’appare assai più chiaro (sarà la luce piena)… per contro, mentre scorro le parole tra le righe dei “canali irrigui”, quei sèmi stessi si dipingono di atomi complessi e di significati alieni (ah, la natura diacritica): in pratica, ogni segno – di penna o di pennello – ha un suo significato, un ambito semantico scindibile in semi… tipo quando smonti un mobiletto dell’Ikea (sul campo di battaglia restano soltanto viti senza grappoli, assi non di briscola e un’incapacità assoluta d’assemblare nuovamente il tutto).

    ma ritorniamo a noi: tutto ciò per dire che mi piace quando l’arte (e la poesia) più che arroccarsi dentro all’ombelico dell’artista come un batuffolo di lana – spesso maleodorante – è soprattutto comunicazione et ars maieutica. è terapeutico quando si leggono *tratti* di lemmi (in quadri generali abbozzati), di modo che il lettore sia costretto a metterci del suo giocando al cosa sento/cosa apparirà. in fondo, fin dalla preistoria, l’atmosfera che permette la vita dell’arte sulla terra (il respiro che entra in relazione con l’altro da sé) è quella che riecheggia il test di Rorschach: le macchie incerte, la geometria precaria, l’accordo dissonante… ebbene sì, l’opera è d’arte quando perde l’equilibrio, s’aggrappa e ti trascina dentro. il pensiero che vacilla non ha scelta: è obbligato a interagire e ad entrare in risonanza mentre cade preda “del grido che sovverte la traiettoria”.
    ok, ho delirato abbastanza.
    : )

    aggiungo solo che gli occhi sono mani e le mani sono parole e le parole sono (estroflessioni di pensieri): tutti miracoli umanissimi che il cielo non conosce e che si compiono nel mentre (transustanziale) quei pensieri stessi scoprono d’essere parole. dunque l’anima esiste (è una parola) e sta (nella torsione della zampa). infatti, che sia scritta o meno, ogni parola è soprattutto un volo (nolo malo).
    eh… adoro il verbo quando nel farsi carne è difettivo.
    : )
    un grazie di cuore a Elisabetta Sancino (e ad Annamaria Ferramosca che cita pure nonno Borges!)

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    1. Carissimo Malos, mi hai lasciata senza parole…hai scritto cose talmente forti e generose sui miei versi che ogni singola parola mi ha inondato come un potente fascio di luce. Una luce che resterà a lungo dentro di me perchè sapere che i miei versi hanno suscitato queste forte emozioni, da te descritte con immagini così forti e anche visionarie, mi commuove.
      Davvero non so cosa aggiungere, se non che sono profondamente grata ad Annamaria per aver saputo leggere sapientemente i miei testi e veicolarne il significato più profondo attraverso le sue parole e le citazioni dei versi che l’hanno maggiormente colpita. E’ stato grazie a lei che anche tu hai potuto conoscere la mia poesia: questi sono i doni che la rete ci regala e che io mi stringo al cuore. La mia immensa gratitudine va anche a Neobar , che mi ha fatto un grande regalo ospitando il suo pezzo.

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  2. Grazie a te, Malos, per questa tua affascinantissima, rivoluzionaria e profondamente vera rappresentazione dell’incontro tra poesia e pittura.
    Sono grata anche a Doris e ad Abele per questa ospitalità, e a Elisabetta per il dono delle sue pagine.

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  3. Questa lettura di “Collezione privata” è molto bella: conosco già bene il libro eppure le parole di Annamaria Ferramosca sanno chiarirmene meglio la forza e il senso. Grazie a Elisabetta e ad Annamaria.

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  4. complimenti alla poetessa ma, vieppiù, all’autrice della recensione perché è riuscita, attraverso la sua dotta esposizione e la particolareggiata analisi, ad infondere il forte desiderio di leggere il libro

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