Parabola
Ci siamo persi
oltre i confini nudi del silenzio
per fare parlare le parole
mentre pioveva muta l’angoscia,
sopravvissuti
ai riti impervi del sonno
ti risento a ogni sole nuovo
a cercare parole
come se ancora ne avessimo.
A Maria, sopravvissuta al manicomio criminale, che angosciata mi chiese : "Fai parlare le mie parole “ Inquietudine
In questo imbrunire
un’inquietudine
di assenza antica,
scricchiolio di foglia
anonima,
si baratterebbe
per un nome
o solo una parola
adagiata sul fondo .
Outlet
Col vestito dell’outlet
grigio scuro,
composto tra gelsomini e
un pezzo di jazz del 53,
senza un dio,
biodegradabile,
ritornerò
a casa mia.
Canneto
Oltre il canneto
la vigna tagliava
il mare in righe
dalla riva al cielo,
non ricordo nuvole
né maestrale,
solo la tua voce
che accarezza
antica
me che sogno.
Farfalle
Forse tu lo sapevi già
quando non hai più volato
e i numeri non piegarono più il cielo
ai pezzi smontati del tuo aliante,
ci sono scivolate dalle mani
le bandiere e ora i manifesti
sono in mostra nelle periferie
nostalgiche a tempo perso,
ti scrivo perché ti ho rivisto,
quaderno e lapis,
al mercato in riva all’Ellero
a Mondovì,
entrambi distratti da una farfalla .
Buona poesia, ricerca delle parole negli anfratti della vita quotidiana e dei ricordi, ma anche “oltre i confini nudi del silenzio”, cose preziose che bisogna “far parlare”.
Oltre i confini nudi del silenzio
per fare parlare le parole
a cercare parole
come se ancora ne avessimo,
scricchiolio di foglia
anonima,
composto tra gelsomini e
un pezzo di jazz del 53,
il mare in righe
dalla riva al cielo,
nostalgiche a tempo perso,
entrambi distratti da una farfalla .
Mi perdonerete questa azione di compostaggio degli ottimi versi di Cipriano Gentilini. È un approccio personalissimo alla condivisione di versi interessanti. Un approccio kitchen. Frantumazione e rigenerazione.
Vi ringrazio per questa opportunità. Resta inteso che qualora questo commento non fosse gradito all’autore potreste tranquillamente cassarlo. Fin d’ora mi scuso se così fosse.
Grazie per l’opportunità e l’ospitalità.
Un saluto caro
Mauro Pierno
poesie intense, oneste, lineari: per cogliere l’essenza – nonché l’assenza – delle cose, artefazioni ed “effetti speciali” son spesso superflui (basta avere le parole, ovvero saperle cercare/trovare).
anche perché, come ci insegna la saggezza popolare, beh… “chi cerca trova”.
: ))
a mio sentire, c’è una ricchezza peculiare in ogni verso dove l’io poetico non è soltanto un occhio rovesciato – volto in se stesso – ma s’apre sporgendosi in avanti verso il mondo in “carme” ed ossa (onde per cui verso il mondo dentro di me, nel senso di versare/travasare) così da diventarne occhio. in una società mercato dove è accordabile il diritto di cittadinanza soltanto a ciò che è più vendibile (ovvero al *potenziale commerciale*), le umanità biodegradabili sono rifiuti da smaltire, sono l’antitesi del metaverso, son l’invenduto/inveduto che non dev’essere rivisto nemmeno all’Ellero di Mondovì.
ergo se è vero, com’è vero, che “aria” è soprattutto una parola, l’empatia di questi versi è una boccata d’aria partigiana e “antica” che resiste (o almeno prova a resistere) alla frenesia di una modernità asfittica e disumanizzante ridotta a estetica seriale, slogan, tweet, fast food e brand accattivanti.
non è confortante sentire che la richiesta di Maria è stata accolta? ascolta…
: )
la vertigine inquieta della foglia anonima in autunno (basta un nome o una parola ad attutirne la caduta), l’artrosi dell’aliante “appeso al chiodo” (che salta in groppa a una farfalla), il tornare “biodegradabile” alla terra nell’ultimo viaggio (l’outlet è – a doppio filo – anche una “uscita di scena” dal mondo), la tua/sua voce (unica cosa che rimane oltre il canneto), sono tutti esempi di un’umanità così ostinata e potente che gradualmente esonda e “sversa” tra le righe (eh, non me ne voglia zio Federico: nessun umano sarà mai *troppo* umano)…
una splendida selezione dal suo ultimo splendido lavoro ,Parabole
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Buona poesia, ricerca delle parole negli anfratti della vita quotidiana e dei ricordi, ma anche “oltre i confini nudi del silenzio”, cose preziose che bisogna “far parlare”.
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Bellissime opere da leggere e rileggere per la loro peculiare unicità lessicale che incanta il lettore. Complimenti Cipriano. Buona giornata!🌹🌹🌹
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Oltre i confini nudi del silenzio
per fare parlare le parole
a cercare parole
come se ancora ne avessimo,
scricchiolio di foglia
anonima,
composto tra gelsomini e
un pezzo di jazz del 53,
il mare in righe
dalla riva al cielo,
nostalgiche a tempo perso,
entrambi distratti da una farfalla .
Mi perdonerete questa azione di compostaggio degli ottimi versi di Cipriano Gentilini. È un approccio personalissimo alla condivisione di versi interessanti. Un approccio kitchen. Frantumazione e rigenerazione.
Vi ringrazio per questa opportunità. Resta inteso che qualora questo commento non fosse gradito all’autore potreste tranquillamente cassarlo. Fin d’ora mi scuso se così fosse.
Grazie per l’opportunità e l’ospitalità.
Un saluto caro
Mauro Pierno
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poesie intense, oneste, lineari: per cogliere l’essenza – nonché l’assenza – delle cose, artefazioni ed “effetti speciali” son spesso superflui (basta avere le parole, ovvero saperle cercare/trovare).
anche perché, come ci insegna la saggezza popolare, beh… “chi cerca trova”.
: ))
a mio sentire, c’è una ricchezza peculiare in ogni verso dove l’io poetico non è soltanto un occhio rovesciato – volto in se stesso – ma s’apre sporgendosi in avanti verso il mondo in “carme” ed ossa (onde per cui verso il mondo dentro di me, nel senso di versare/travasare) così da diventarne occhio. in una società mercato dove è accordabile il diritto di cittadinanza soltanto a ciò che è più vendibile (ovvero al *potenziale commerciale*), le umanità biodegradabili sono rifiuti da smaltire, sono l’antitesi del metaverso, son l’invenduto/inveduto che non dev’essere rivisto nemmeno all’Ellero di Mondovì.
ergo se è vero, com’è vero, che “aria” è soprattutto una parola, l’empatia di questi versi è una boccata d’aria partigiana e “antica” che resiste (o almeno prova a resistere) alla frenesia di una modernità asfittica e disumanizzante ridotta a estetica seriale, slogan, tweet, fast food e brand accattivanti.
non è confortante sentire che la richiesta di Maria è stata accolta? ascolta…
: )
la vertigine inquieta della foglia anonima in autunno (basta un nome o una parola ad attutirne la caduta), l’artrosi dell’aliante “appeso al chiodo” (che salta in groppa a una farfalla), il tornare “biodegradabile” alla terra nell’ultimo viaggio (l’outlet è – a doppio filo – anche una “uscita di scena” dal mondo), la tua/sua voce (unica cosa che rimane oltre il canneto), sono tutti esempi di un’umanità così ostinata e potente che gradualmente esonda e “sversa” tra le righe (eh, non me ne voglia zio Federico: nessun umano sarà mai *troppo* umano)…
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