
DOPPIE VISIONI DI ATHANASIUS PERNATH
Avevo sentito parlare del rabbino Loew Ben Bezalel di Praga, vittima della sua stessa invenzione, quando un sabato dimenticò di togliere dalla fronte della sua creatura la scritta su un nastro che la animava, e quella cominciò a seminare il panico nella Sinagoga, tanto che si dovette recitare un’altra volta il Salmo; e il rabbino, da allora, fu così accorto che anche la morte, si dice, dovette usare un trucco per avvicinarlo, e si camuffò con il profumo di una rosa. Ora, il mio amico Prokop, che mi crede pazzo, mi ha detto di stare in guardia ed anche i tarocchi, l’altra sera, mi hanno avvertito, ma io non avevo ancora capito che, quella che credevo la mia ombra, non è un sogno ma è realtà; non è affatto un sogno, ma è tragica, orrenda realtà; è il mostro di argilla che chiamano Golem, è l’ebreo errante che ogni trentatre anni ritorna qui e si materializza per qualche tempo nel ghetto di questa città; e fa diventare ognuno di noi, a turno, l’immagine speculare di se, e purtroppo stavolta tocca a me. Il mostro fa diventare ognuno di noi, a turno, l’immagine speculare di se, e stavolta, temo proprio che sia toccato a me. “Dottore, ma sogno o son desto? Non capisco. Sono io nello specchio o è il mio doppio?”. È il Golem che imperversa fra le strade ed i palazzi, seminando terrore fra vecchi e bambini; è il Golem che appare, bizzarra creatura che si affaccia alla finestra del Duomo di Praga; è il Golem che scompare. Sì, ne ho sentito palare… Rabbi Ezechiel Landau un giorno volle salire a guardarne il simulacro in una stanza chiusa dell’ultimo piano, e ne restò paralizzato. È un sogno nel sogno, è un gioco ad incastro, è l’uno che diventa doppio, è il doppio che ritorna uno, il mostro e l’uomo… “Dottore, sono io nello specchio o è il mio doppio? Non capisco. Ma, sogno o son desto?” E, attraverso le regole di Gematria, Notarikon e Temurah, il Dott. Hillel, con strane elaborazioni delle parole delle Sacre Scritture, mi libera dal male; e sono di nuovo io nella mia giacca, e sono io nel mio cappello, la luna e le stelle di nuovo al loro posto, ma per quanto ancora?
Che strana luce stasera nel ghetto. È il Golem che imperversa fra le strade ed i palazzi, seminando terrore fra vecchi e bambini; lo so, è il Golem che appare, bizzarra creatura che si affaccia alla finestra del Duomo di Praga; è il Golem che scompare. Rabbi Ezechiel Landau un giorno volle salire a guardarne il simulacro in una stanza chiusa dell’ultimo piano, e ne restò paralizzato. Lo so, è il Golem che abita fra noi. Chissà se tutto questo dovrà finire prima o poi…
Paolo Vincenti
Liberamente ispirato a Il Golem di Gustave Meyrink (1868-1932).