Criogenesi del volo
Ci fosse un contrafforte da queste parti
tanto per dire andiamo là dietro
nel picco meridiano
andiamo all'ombra
tanto per sfogliare enciclopedie
ci fosse un volo iperboreo da queste parti.
*
Il corrimano in ascensione retta e declinazione lungo il quarantesimo parallelo
La madre fa racconti strani
racconti da anni '40
nelle masserie disperse
tra Nardò e Avetrana
dice ci fosse un aeroporto a Leverano
in agro
dice che portava la nonna a fare le sabbiature
sotto le bombe
dice ci fosse una scuola elementare
non legna da ardere nelle albe ianuarie
metteva la giacca del padre
(primogenita)
a transumare
e correva a perdifiato
racconta di stradelle venirle incontro
sotto le gambine stecco
niente di che
nuvola sparsa sullo Ionio.
*
CydoniaL'albero è ancora lì
quello delle mele cidonie
a uno sputo dalla cappella di Cosma e Damiano
un po' malconcio
un altro ispido, di notte frequentato
da zoccole arrampicatrici, credo
i segni degli incisivi
lasciano tracce persino sulle ossa
degli antenati da nobel
fossa comune intorno.
*
La correlazione
sperpera il sentimento
dell'inespresso
quella forzatura tra pollice e mignolo
induce una forma epifanica
da versetto coranico o l'ultima riga
della lettera ai corinzi
da chiodo a chiodo, legno a legno
imperversano reliquie in occidente
senza nessun cenno degli usurai di adorazione
l'impettito e cravattato direttore di filiale
soppesa qualche chilo di carte
le sottopone al miopeipermetrico assatanato
in tensione le tendinee vibrazioni
dell'eminenza tenar
che soddisfazione
le assemblee dei coldiretti si ammassano
sotto la nana bianca, o biondatinta
(dicono e si profetizza un nuovo mondo
che ci siano pianeti intorno, in fondo)
così si correlano gli sforzi
dei santi sternocleidomastoidei
e il riflesso della sostanza nigra
dilata la pupilla.
*
Viaggi interplanetari con Cosma e Damiano portati a spalla
Omaggiateci dunque
prima che la processione rientri
in un giorno di pioggia
il fuggi fuggi lungo lo sterrato
(raro ormai)
le costole di maiale
soffriggere in tempi di pace o di guerra
una fame di metano
ha fatto attitanare huygens
dicono, si dice e profetizza
che la gigante rossa
di miracolo in miracolo
creerà il quid.
Conobbi Biagio Liberti su uno di quei siti che andavano di moda a cavallo degli anni dieci. Terminata quell’esperienza, nella maggior parte per eccesso di litigi ed incapacità degli amministratori, il caso ci ha fatto rincontrare. Dirò da subito che non era facile avere a che fare con lui perchè non forniva mai delle analisi ai testi proposti o delle giustificazioni a cui appellarsi, ma si limitava a poche espressioni, per lo più tremende per la loro perentorietà. Inutile dire che un comportamento simile in faccia a chi non desiderava che l’elogio, era uno schiaffo assai doloroso e tale da causare odio e inimicizia. I suoi testi invece parlavano per lui, da cui scaturiva autorevolezza e padronanza del verso inusuali. Chi voleva davvero capire, attingeva da quelli e provava a raffinare l’arte del fare poesia, per esempio a svecchiarsi orientando la propria attenzione a temi inusuali e a trattarli con linguaggio erroneamente creduto estraneo, mai visto o sentito, fatto di riferimenti al mondo della Scienza, della Matematica, della Finanza etc. con cui bisognava fare i conti. E’ certo dunque che il poeta non era semplicemente il letterato che imitava Montale nel declinare il mal di vivere, ma qualcuno che riversava in poesia, mondi diversi abbracciando simultaneamente discipline tra le più disparate lasciandole armonizzare tra loro o cercando sintesi impensabili tra la Geografia, l’Astronomia e la Logica di Gödel e quant’altro, lasciandosi alle spalle ogni odore di Pascoli o il cadere delle “stramaledette” foglie e le stagioni ad esse collegate in forme multicolor. Piuttosto il riferimento era ai Greci e alla loro perfezione tecnica o ai poeti russi, Esenin in testa, a Toma e Carmelo Bene e alla sua terra, il magico Salento sempre presente, anche solo presentandone un barbiere anonimo o il canale d’Otranto. Insomma tutto un far scivolare la lingua da un dirupo ad una cima altissima e sentire la poesia venirti addosso. I cinque che qui Abele presenta per lui, sono davvero esemplari per chi non conoscesse Biagio e abbia voglia di intraprendere il volo nella sua poesia. Grazie, Ciao.
F.P. Intini
Ciao Franco. Conosco Biagio grazie a Facebook e da Facebook sono prese le cinque poesie, alquanto recenti, che ho qui proposto. Non so se ha pubblicato raccolte in passato, poco del resto ho trovato in rete:
Si tratta quindi per me di una bella scoperta e spero che magari Biagio ci lascerà qualche commento se non altro per dirci di più di lui e della sua poesia. Del “magico Salento sempre presente”, come dici tu, oltre a Toma e Carmelo Bene mi viene in mente Antonio Verri, anche lui maestro di alchimie linguistiche e innesti tra cultura alt(r)a e popolare che spiazzano e ti vengono addosso.
Conobbi Biagio Liberti su uno di quei siti che andavano di moda a cavallo degli anni dieci. Terminata quell’esperienza, nella maggior parte per eccesso di litigi ed incapacità degli amministratori, il caso ci ha fatto rincontrare. Dirò da subito che non era facile avere a che fare con lui perchè non forniva mai delle analisi ai testi proposti o delle giustificazioni a cui appellarsi, ma si limitava a poche espressioni, per lo più tremende per la loro perentorietà. Inutile dire che un comportamento simile in faccia a chi non desiderava che l’elogio, era uno schiaffo assai doloroso e tale da causare odio e inimicizia. I suoi testi invece parlavano per lui, da cui scaturiva autorevolezza e padronanza del verso inusuali. Chi voleva davvero capire, attingeva da quelli e provava a raffinare l’arte del fare poesia, per esempio a svecchiarsi orientando la propria attenzione a temi inusuali e a trattarli con linguaggio erroneamente creduto estraneo, mai visto o sentito, fatto di riferimenti al mondo della Scienza, della Matematica, della Finanza etc. con cui bisognava fare i conti. E’ certo dunque che il poeta non era semplicemente il letterato che imitava Montale nel declinare il mal di vivere, ma qualcuno che riversava in poesia, mondi diversi abbracciando simultaneamente discipline tra le più disparate lasciandole armonizzare tra loro o cercando sintesi impensabili tra la Geografia, l’Astronomia e la Logica di Gödel e quant’altro, lasciandosi alle spalle ogni odore di Pascoli o il cadere delle “stramaledette” foglie e le stagioni ad esse collegate in forme multicolor. Piuttosto il riferimento era ai Greci e alla loro perfezione tecnica o ai poeti russi, Esenin in testa, a Toma e Carmelo Bene e alla sua terra, il magico Salento sempre presente, anche solo presentandone un barbiere anonimo o il canale d’Otranto. Insomma tutto un far scivolare la lingua da un dirupo ad una cima altissima e sentire la poesia venirti addosso. I cinque che qui Abele presenta per lui, sono davvero esemplari per chi non conoscesse Biagio e abbia voglia di intraprendere il volo nella sua poesia. Grazie, Ciao.
F.P. Intini
"Mi piace""Mi piace"
Ciao Franco. Conosco Biagio grazie a Facebook e da Facebook sono prese le cinque poesie, alquanto recenti, che ho qui proposto. Non so se ha pubblicato raccolte in passato, poco del resto ho trovato in rete:
http://www.musicaos.it/testi/2005/gennaio/liberti.htm
https://www.stampa2009.it/editoria/l-angolo-degli-inediti/
https://culturasalentina.wordpress.com/2022/10/10/poesia-damore-di-riserva/
Si tratta quindi per me di una bella scoperta e spero che magari Biagio ci lascerà qualche commento se non altro per dirci di più di lui e della sua poesia. Del “magico Salento sempre presente”, come dici tu, oltre a Toma e Carmelo Bene mi viene in mente Antonio Verri, anche lui maestro di alchimie linguistiche e innesti tra cultura alt(r)a e popolare che spiazzano e ti vengono addosso.
"Mi piace""Mi piace"