“Sono versi pervasi da un morbido senso dell’equilibrio, armoniosamente tessuti intrecciando scene di vita quotidiana con sostanziali riflessioni, imbevute di costante nostalgica malinconia. Il poeta fa coesistere, al contempo, la consapevolezza del presente sulle note armoniche di un’evocata e suggestiva rivisitazione emotiva, per un passato che non accenna a sfumare. Le immagini si susseguono compenetrandosi in illuminanti quanto pacate e naturali osservazioni, che cristallizzano in un non tempo arguto e sognante, fatto di attimi indimenticati. _ Doris Emilia Bragagnini
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“… poesia suggestiva, quella di Miro Gabriele, che ci fa accettare quasi con complicità la parola ’anima’. Con delicatissimi strumenti ci immette nel mistero, ci inserisce nella trama dei suoi ’fili invisibili’, sospesi fra le dita…” Maria Luisa Spaziani
Vertiginosa Erba di Miro Gabriele, Ensemble edizioni 2022
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dalla sezione LA CITTÀ
NELLA PIOGGIA
Nel silenzio di Roma questa notte
immenso per la pioggia fuori dei cancelli
ti stringi a me con i distratti occhi,
nella piega delle labbra il segno
improvviso della tua rapida vita.
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LA CITTÀ
Un giro a vuoto sulle tracce della notte
sopra i miei passi che tardano nel buio, la città
stringe la vita al lampo dei semafori
ironici sorrisi nel vuoto degli inverni,
la prossima stazione così fragile
un mattino di luce nella memoria.
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DA UN POMERIGGIO MILANESE
Nel vuoto affonda quel muoversi di foglie
sui miei capelli nel pozzo delle strade,
sfioro l’azzurro che non scende
giro gli angoli per poggiarmi alla tua voce
al pomeriggio lontano dei tuoi occhi.
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dalla sezione VERTIGINOSA ERBA
DUE ANNI DOPO
Nella fredda occhiata della notte
nei suoi umidi abbandoni
la nebbia della luce artificiale
frantuma le labbra
fissa il sapore del pensiero
nel velo del tuo sguardo
sotto il lampione che scende
a far chiara l’incertezza
e quell’abbraccio da bambina
alle spalle di un amico
nell’arco della notte nel buio delle mani
un lungo frettoloso passo
nella bocca dell’inverno.
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ANIMALI NOTTURNI
Grilli elettrici cantano sul velluto
nella tiepida cupola immensa senza direzione
l’acqua notturna un pensiero fisso
nel ritmo invisibile dell’angolo a destra
un buco rotondo, dolce tormento mentale
offerto ai rimbalzi dei cani che abbaiano
alle molle sonore tra mattoni e giardini del sud
sull’oscura riva tirrenica
il mare poco più in là
oltre il confine largo dei pini
e strade che tacciono costeggiando i canali
le fessure palustri e fra i rami
gli animali notturni
cerchiamo di muoverci insieme
per la nera materia spessissima in rotte
di favola come spiriti guida d’un tempo,
voci verticali dei campi
serene risacche a ritroso
nel lago insondato dei pensieri.
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L’IDROVORA
Cerchi d’acqua nel tramonto a rovescio
l’indice nero di un palo telegrafico
sonda le bolle di vita dei pesci le grinze improvvise,
resiste degli attimi la gamma del rosso e del giallo
prospera effimera nel verde scuro nel grigio del fosso
le libellule artificiali del crepuscolo
ronzanti a filo dividono luce da ombra l’oscuro scende
calato da travi invisibili umido e denso
nelle stoppie intricate dei bordi nel lavico secco
del fango bianco e spugnoso sotto il costone
e nella stretta vena d’asfalto fino all’idrovora
sulle sponde visioni e ritardi si nutrono
d’acqua stagnante di nebbie e vapori del buio
che oscilla a vuoto sulle linee dei campi
dove le strade accendono occhi irrequieti,
acque e bosco odore di terra nel sonno
ci scorrono dentro con minima calma
piegati all’uscita del giorno sulla curva della sfera.
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STANZE ALL’APERTO
Un sorriso una maglietta a righe
una piccola gonna che ostenti
ai volti duri che gettano ansie e illusioni
sulla tua vita affilata
sorvoli l’impaccio le voci malferme
nelle tue stanze all’aperto
semplici gioie confessi
a una svolta di sassi nel sole al mio viso
sull’orlo del vuoto
mi chiedi parole su carta messaggi
per le nostre due corse
per tutte le mancanze
per le molte stagioni a venire.
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VERTIGINOSA ERBA
Di mattina conto i fili d’incoscienza
rimasti impigliati alla mia mente
nelle lunghe scosse della notte
le dita pescano nelle giostre mentali
dentro piazzali bruciati dal sole
(giovane donna scalza
sollevata sulle braccia lieve
come un breve dispiacere
o una pioggia d’aprile,
umida senza parole tiepide acque
pallide gambe scostate
primo oceano in attesa del viaggio)
le voci salgono a galla sulle pareti del giorno
messo a fuoco un mattino di più nel languido verde
gialle di fuori lunghe promesse pigre d’estate.
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A ELENA Conte, mia madre
Dentro le mani il tuo soffio
passato nel centro del sogno
lasci che apra un destino
nella tua unica alba tirrenica
singolo fiore volante senza alcuna fermata
ti copri di verde in un gesto italiano
con assoluta frequenza d’amore senza un ritardo
dritta nell’ansia del cuore
sulla strada che tocchi con viscere e luci
un tremito fluido si muove nei giorni sonori
nel ripetersi lucido di altri colori
una scintilla su tutte le attese
sentita lontano
in pomeriggi divisi per altri destini di acque
nell’aria nuova che ci corre davanti.
Cochin, India, 29 gennaio 1978 – Roma, 25 giugno 2020
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dalla sezione MAGHREB
OUJDA
Sei angeli bianchi dell’Islam
suonano tazze argentate come campanelli
affacciati a un cortile che non vedo
cantilene di specchi azzurri in alto
strisce di miele e pioggia di buio
sull’ansia lieve al vertice degli occhi.
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FES
Mezzelune maioliche e fontane
toccano l’ombra nell’acqua dei fossi
polvere d’oro sui giardini allontanati
sugli oggetti spenti del cuore,
sulle nuvole le mani dei berberi
l’odore di menta un tunnel nella sera.
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ASILAH
Cercato il sole e incontrato l’oceano
aprendo gli occhi in un mattino,
ho seguito tutti i cortili della mente
ho speso ore immobili con l’albero di Fes
piccole storie di sguardi con una
giovane donna leggera (sei scesa
dal pullman e cammini da bambina)
sono pieno di coriandoli con
l’ultimo pezzo d’Africa alle spalle.
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dalla sezione NEL CORPO DEL TEMPO
NEL CORPO DEL TEMPO (un omaggio a Zanzotto)
In quali altri opachi strati stratificazioni
mistificazioni o elusioni
– nel bianco folgorato sciogliersi
il mite gennaio sui pini riflessi –
sarò spinto a passare a riconoscermi
sotto puro aspetto di macule disperse
nell’aldilà quotidiano
animule lievi, ingenuità
inseguite come teorie di immagini sacre,
ogni pur minimo atto costretto ad accedere
a locuzioni significazioni ideali
impallidite velocemente al sottile nonsenso
per ogni movimento spostamento
di me fruitore, cultore
destinatario del verticale
circostanziale vuoto
quante volte nel groviglio del rispondere
– angelicate simbiosi in cuore come desideri –
emozione è mancata
forse non comunicata (anche solo una voce),
troppo duro far rivivere chiarire
ininterrotta permanenza
di tutti i brevi accerchiamenti e gioie
– trasalimenti a temporanee grazie altrui –
nel corpo del tempo distratti
a beneficio di ogni smarrimento di orizzonte,
spinosa memoria di volti
trascolorati in qualcosa che a filo
riduce ogni preziosa contingenza
vale soltanto afferrare
l’impalpabile resa di realtà
maniacale dedizione, inerzia
al margine alto del dire,
disincarnata vita nelle parole
qualcosa rimane.
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dalla sezione GLI ANNI RAPIDI
IL CIELO STELLATO
Fredda vacuità della notte che perde
soavi schegge di stelle una per una, luci
elegiache in un’ampiezza che appena mi tollera
troppo tenero velo a queste estreme visioni.
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PLENILUNIO
Come nei sogni in angosciosa rapidità
apparizione di luna scompone
poetiche strutture,
forme di un albero muovono codici oscuri
microscopici sensi a ogni passaggio o visione
ciò che di mio può restare in chiarezza
questa notte si libera
per esplosione di plenilunio,
con fatale approssimazione si ricompongono
cuore e linguaggio, inseparate fecondità.
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dalla sezione TOUS LES MATINS DU MONDE
UNA MATTINA ANCORA
a Stefania Vassura
Guancia fresca una mattina sulle strade
sulle case sfiora le automobili i passanti
io piegato all’interno di un riflesso
le mani sul cerchio penso a tutta questa
luce senza fine per il mondo
ai raggi felici e distratti che aprono
simulazioni di eternità
alla mia luce segreta che conservo
come un talismano e che trabocca a volte
gorgo di felicità perfetta inconsapevole
dagli occhi tuoi ai miei.
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dalla sezione UN VIAGGIO IN ITALIA
PRATOLINO, VILLA DEMIDOFF
Mattine intorpidite di collina freddo immobile nei boschi
acque di cristallo ninfee e rampicanti sentieri
nuovi nella luce del giorno quadri di finestra
verde velluto occhi oltre i muri protettivi
sulla prima lingua del sole e la vita di uccelli e cortili
seduto nel tiepido muscoli interni in lento abbandono
suoni e sapori attutiti di risveglio sequenze
rallentate d’altri tempi una vasca di smalto,
davanti al camino scene di tranquilla intimità vecchie
occasioni scordate al mattino tra lana e suole infangate
pensando o ancora sognando cose irreali marmellate canzoni
primi strani commenti le facce del sonno e l’acqua
che scorre nel fiato gelato della finestra,
una visita gentile silenzi di donna seduta di là
abbandonata sul divano e indosso il cappotto
le labbra divertite aspettando dei gesti
o solamente osservando altre esistenze pigiami maschili
resti di sonno impigliati a voci rauche coscienze ovattate
ceneri di ultime sigarette notturne fumetti e libri
d’arte cinese filmati in poltrona prima della cena,
tenera giovane Pia sulle foto con gli occhi chiusi
una gioia repressa di alberi e foglie fittissimi
salendo più tardi per le verdi vene di sogno sul dorso
dei colli fino alla villa di caccia le nebbie Firenze lontana
in alto gettando le nostre poche parole e occhiate,
vecchie banderuole si avvitano rose dalla ruggine
nel vento monotono di anni e pensieri gioie fuggite e gli amici
in bilico sul tetto nel limpido cielo invernale.
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MIRO GABRIELE vive a Roma. Ha pubblicato “Odi et amo” Ianua 1988, una traduzione di poesie di Catullo con prefazione di Luca Canali, e “Il Gaio Verso” Ianua 1992, antologia di autori latini. È stato inserito da Luca Canali in “I poeti della ginestra”, Lalli 1989. Ha vinto il premio internazionale Eugenio Montale nel 1992, ed è presente in “Sette poeti del premio Montale”, Scheiwiller 1993. Compare in “Vent’anni di poesia” 1982 – 2002, a cura di Maria Luisa Spaziani, Passigli 2002. Nel 2004 ha pubblicato il romanzo “La Vita Incerta”, Valter Casini Editore. E’ autore, con Anna Maria Giannetto, del testo di latino per i licei “Navigare”, Zanichelli 2006. E’ stato finalista del Premio Lorenzo Montano nel 2006 e 2008. Nel 2014 ha pubblicato “Le città antiche e altre poesie” GBE Editoria, con prefazione di Alessandro Fo, segnalato al premio Montano 2015. Nel 2019 è uscito “Dentro lo sguardo” Ensemble edizioni. Nel 2022 con Ensemble edizioni esce “Vertiginosa Erba”.