
Jan Kemp, Black Ice & the Love Planet – Poems 2012 – 2019
Ghiaccio Nero & il Pianeta dell’Amore, Traduzione di Aldo Magagnino
Edizioni del Poggio 2021
Con particolare emozione presento al lettore italiano Black Ice & the Love Planet. Poems 2012-2019 della poetessa e narratrice neozelandese Jan Kemp. Si tratta del secondo volume di componimenti della Kemp a vedere la luce in traduzione italiana con testo inglese a fronte (il primo, Dante’s Heaven/Il Cielo di Dante, è stato pubblicato, anch’esso in edizione bilingue, dalla stessa Edizioni del Poggio nel 2016). Jan Kemp è nata a Hamilton nel 1949 e si è laureata presso l’Università di Auckland nel 1974. Già negli anni sessanta e settanta era ben nota tra ‘i giovani poeti neozelandesi.’ La sua carriera di docente e di artista si è, però, svolta anche lontano dalla Nuova Zelanda, tra il Canada, l’area del Pacifico, Hong Kong, Singapore e la Germania. Ora vive stabilmente a Kronberg im Taunus, non lontano da Francoforte sul Meno, assieme al marito, l’accademico tedesco Dieter Riemenschneider.
Black Ice & the Love Planet è la nona raccolta di poesie della Kemp. La poesia che dà il titolo al volume, dedicata a un amico italiano, il cartografo e studioso medievalista Alessandro Scafi, del Warburg Institute di Londra, anela a un pianeta dove tutti “sono affabili e amabili l’uno con l’altro,” un sentimento che anima tutto il presente volume della Kemp. Diviso in tre sezioni, “Land & Sea”, “Sky & Stars” e “The Love Planet”, racchiude come in uno scrigno dei ricordi, immagini delle persone incontrate e amate, dei luoghi visitati, della natura della terra natia e della patria d’adozione, la Germania.
Interessante e profonda è la riflessione dell’autrice proprio sulla sua condizione di “Kiwi” nella nuova terra, del suo rapporto con la lingua tedesca, una cultura e una tradizione religiosa altre. Jan Kemp si è perfettamente integrata nella nuova realtà ma, come scrive, nei “notturni indocili deliri,” una metafora per i sogni dell’immaginazione, “kiwi rimango”, a testimonianza che le radici continuano ad affondare dall’altra parte del globo, pur amando ormai “il nostro Berg & Burg/coi suoi muri di ciottoli” (“Il Kiwi in me”).
La sezione “Sky & Stars/Cielo & Stelle” raccoglie anche toccanti ricordi di amici scomparsi ma che continuano a vivere nel cuore e nella mente dell’autrice. Per la Kemp, le persone amate defunte continuano ad essere presenti e parte della nostra vita e ci proteggono dall’alto “per vedere se restiamo calmi/& procediamo & e ci amiamo/l’un l’altro & facciamo/ancora i nostri grandi progetti.”
Appassionata dantista, la Kemp, che a Dante aveva dedicato la precedente raccolta Dante’s Heaven/Il Cielo di Dante, non manca di inserire anche qui una poesia dedicata al grande fiorentino. Nella Commedia, Dante immagina di visitare i tre regni dell’aldilà. Nella sua poesia, “Dante tra le stelle,” la Kemp si chiede dove Dante abbia posato la sua penna, dopo aver terminato l’immane lavoro. La domanda sottintesa è, se qualcuno la trovasse, sarebbe capace di scrivere come Dante? Evidentemente, l’uso dell’aggettivo ‘consunta e magica’, suggerisce che l’autrice ritenga la cosa altamente improbabile! Dante ha terminato la sua opera, quindi la poetessa lo lascia roteare tra le stelle, fino a diventare ‘tutt’uno con esse.’
La terza sezione, “Il Pianeta dell’Amore”, si apre con una poesia ispirata dai dipinti sul soffitto ligneo a volta della Chiesa di San Giovanni a Kronberg im Taunus, per il cui restauro la Kemp si è adoperata collaborando con il volontariato locale. Il restauro è stato poi rinviato e i fondi utilizzati per produrre il video ‘Down Under’ with Dante. Il soffitto ligneo risale al XVII secolo e i dipinti furono realizzati nel 1617 dal maestro Johan Friedrich Spangenberg, come recita l’iscrizione nell’angolo nordovest della volta:
Elevate lode alla Santa Trinità
per tanta diligenza, l’arte del pittore
ha prodotto un’opera effimera
da un Maestro chiamato Spangenberg perché
tramite Dio & la grazia del santo patrono
sia ricompensato con un posto in paradiso.
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L’amore, in tutte le sue sfaccettature, è il tema principale di questa sezione, che si snoda tra poesie dedicate a persone care, poesie d’amore, considerazioni religiose, commissionate dalla Johanniskirche per essere lette nella chiesa, suggestioni nate da immagini e opere d’arte, e componimenti ispirati alle musiche di Franck e Bach.
Nel descrivere il suo modo di “fare poesia,” la Kemp scrive: “Il mio modo di scrivere non è sostanzialmente cambiato rispetto a quanto annotai nell’antologia The Young New Zealand Poets (1973) […] Continuo a udire un verso, o alcuni versi o una frase nella testa e ho imparato ad ascoltare, a lasciar fluire le parole; le canto ad alta voce, per ricordarle, le ripeto mentre cammino; quando ho a disposizione carta e matita, le scrivo. In seguito creo un testo dattiloscritto e passo un po’ di tempo a rifinirlo. È allora che viene il lavoro di meditazione, una volta che vedo ciò che ho detto o che sto cercando di dire. Scrivere una poesia può richiedere anni o può bastare un momento. La musica o la cadenza del verso e il suo ritmo sono estremamente importanti per me— la voce del poeta che è in me, se sono fortunata, a volte parla.”
Tra i poeti che l’hanno maggiormente influenzata, cita “i Metafisici e William Blake; tra i moderni, Wallace Stevens; e ancora i poeti classici tedeschi e italiani, oltre ai poeti neozelandesi con i versi dei quali sono cresciuta, Fairburn, Mason, Curnow e i miei contemporanei Mitchell e Wedde, Hone Tuwhare, Alistair Te Ariki Campbell e Sam Hunt, con i quali partecipai ai Four Poets Tour nel 1979.”
Si veda: http://aonzpsa.blogspot.com/
Dalla prefazione di Aldo Magagnino
Ghiaccio Nero & il Pianeta dell’Amore Per Alessandro Scafi, studioso & cartografo Slitti su nero ghiaccio & sfrecci attraverso ignote galassie da “questo luogo ostile e solitario fissato ai confini estremi dello spazio derelitto.”* Non hai presa. È come tentare di mappare il Paradiso. I cartografi dicono che il luogo, come la mente, scivola attraverso i secoli, loci passati e futuri entrambi invisitabili, salvo che sulla mappa o in questo istante in cui la sincera menzogna della tua visione ricade, come nelle parole di una poesia. Dicono che sia possibile giungere al pianeta dell’amore attraverso un buco nero & ritrovarsi in un giardino di delizie il tuo autentico Eden, (oh, se fosse così semplice!) dove tutti sono affabili & amabili l’un con l’altro. * R.A.K. Mason – ‘Sonnet of Brotherhood Black Ice & the Love Planet to Alessandro Scafi, scholar & cartographer Skid on black ice & you hurtle through unknown galaxies from “this solitary hard-assaulted spot fixed at the friendless outer edge of space.” * You have no hold. It’s like trying to map Paradise. Cartographers say the location, like the mind, slips across centuries, past & future loci both unvisitable, except on a map or in this moment where the truthful untruth of your vision lies, as in a poem’s words. Some say you can reach the love planet through a black hole & there you are in the garden of delight, your very own Eden, (oh, were it so simple!) where all are kind & loving to one other. * R.A.K. Mason – ‘Sonnet of Brotherhood Côte-à-côte nel cuore di Katherine Mansfield I Cri de coeur
Non grida dal sepolcro “lasciate che sia tutto bello” ma: “lasciatemi in pace!” Lasciatemi RIP nelle vostre associazioni e conferenze, le vostre sciocchezze su di me & strappate tutto leggetemi, leggetemi con tutta l’anima è per quello che ho scritto ma basta tagliarmi e servirmi su troppi tavoli fermate l’industria fermate la produzione basta starmi in groppa basta volare sulle mie ali volate con le vostre lasciatemi stare vi prego o io p… (su tutti voialtri) ascoltatemi! Côte-à-côte in Katherine Mansfield’s heart I Cri de coeur She cries out from her grave not “leave all fair” but: “leave me alone!” Let me RIP through your societies, your conferences, your codswallop about me & tear it all apart read me, read me for all you’re worth that’s why I wrote but STOP carving me up & serving me at too many tables stop the industry stop the production get off my back stop flying on my wings fly on your own let me be please let me are eye pee (on you all) hear me! Dopo otto giorni in mare meditando su pieghe della mente che non dovremmo mai stirare → ciò che vedevo: La natura non ha linee rette oppure le erigiamo noi, Il meccano della mente, sulle cose, ondulate come il mare. → ciò che vedo: Questo diffondersi di fiori selvatici tra le aiuole di rose: petali dai colori dell’iride caduti su sottili steli verdi. → ciò che penso: un filo a piombo sembra dritto come un orizzonte, che pure curva quando un aeroplano s’inclina. Concepiamo queste cose matematicamente. → ciò che cerco online: In natura ci sono linee rette specie nella struttura dei cristalli come i diamanti o il quarzo; in scala minuta anche nei fiocchi di neve. → che cosa si può concludere: Non c’è una ragione per tutto questo. Né per questa poesia. È venuta e ora è qui. È dritta o contorta? After eight days at sea meditating on kinks of the imagination we never need iron out → what I saw: Nature has no straight lines or we erect them, Meccano of the mind, on things, wavy as the sea. → what I see: This scattering of wildflowers between the rose beds: petals of rainbow colour fallen onto thin green stems. → what I think: A plumb bob seems straight as a horizon, though that bends when a plane banks. We conceive these mathematically. → what I research online: Straight lines do occur in nature, mostly in crystal structures such as diamond & quartz; on a minute scale too in snowflakes. → what might be concluded: There’s no reason for all of this. Nor for this poem. It just came & now it is. Is it straight or kinked? Dante tra le stelle Dante era ancora qui mentre s’immaginava sull’altro lato là tra le ombre. Alla fine del suo poema immagina di roteare senza fine, un punto cosmico & non poter ritornare, eppure in qualche luogo avrà posato la sua penna dopo aver parlato e scritto delle stelle che ruotano & esser diventato tutt’uno con esse. Dov’è, allora, il punto su questo lato ov’è posata la penna consunta & magica di Dante? Dante among the stars Dante was still here while imagining himself on the other side among the shades there. At the end of his poem he imagines he spins endlessly, a cosmic spot & doesn’t return, though he must somewhere have put down his pen after speaking & writing of the spinning stars & becoming one with them. So, where’s the spot on this side where lies Dante’s spent & magic pen?
Belle poesie, a me ricordano un po’ Strand per quel modo di parlare di se spogliandosi di ogni psicologismo, lasciando un io obiettivo e oggettivo che si aggira in mezzo alle cose del mondo. Bella anche la traduzione.
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