Poetry Lab: Anna Rita Merico

Anna Rita Merico
*
Da dove viene la tua poesia?
La mia parola in poesia nasce da un potente desiderio di forare il mio universo percettivo e lasciarne emergere senso, mondo, significato. L’inizio affonda la sua radice nella ricerca: la ricerca didattica all’interno di una storia molto felice nell’M.C.E. (Movimento Cooperazione Educativa). Contestualmente il trentennale percorso politico all’interno della formazione legata alla mia ricerca in filosofia. Un percorso durato 30 anni circa in ambienti legati allo studio dell’elaborazione filosofica e letteraria prodotta da donne, in epoca contemporanea. Altro tassello fondamentale: l’incontro con il Maestro Antonio Mercurio, la cui disciplina d’indagine esistenziale mi ha dato opportunità di riattraversare e armonizzare i due tratti di percorso che avevano attraversato, sino ad allora, la mia vita. Sono grata alle metodologie d’indagine conosciute nei diversi luoghi istituzionali e non che mi hanno formata. Circa venti anni fa, da questi sentieri è confluita, in maniera assolutamente naturale, la parola poetica: atto di sintesi dello sguardo e dell’andare.

Per chi scrivi, come immagini il tuo lettore?
Lettrice/lettore attenti allo scorrere dell’esistenza. Attenti al collocarsi all’interno della domanda sul senso dell’esistenza. Attenti e dentro il desiderio di creare mondo a partire da sé. Mi piace pensare che la mia scrittura possa sollecitare pensiero e riflessione da condividere. Riflessione attraverso cui poter attivare spunti utili al cammino di ognuno. Prediligo la condivisione del verso in situazioni di scambio.

Come vivi, con te stesso, con gli altri, il tuo essere poeta?
Con me stessa: la poesia segna il mio passo interiore, il mio sguardo sul mondo, la mia possibilità di indagine sulla meraviglia dell’essere, sui rapporti tra passato e della elaborazione del presente temporale. E’ il luogo delle mie architetture interiori, della elaborazione della mia spiritualità. La poesia ha rappresentato la mia tensione alla ricerca anche prima che ne fossi realmente consapevole. Posso sicuramente asserire che la poesia è stato il mio pennino che ha segnato cartografie di relazione con i luoghi in cui ho vissuto/vivo.
Con gli altri: possibilità di incontri e scambi su tematiche condivise, possibilità di affrontare punti di vista altri dalla quotidianità. Degli scambi mi affascina scoprire l’innumerevole molteplicità delle visuali in cui la poesia consente, ad ognuno, di allocarsi e di generare mondo.

Come hai iniziato?
Ne ho già detto.

Come ti veniva insegnata a scuola la poesia, che ricordi hai?
Ho ricordi nebulosi sino a quando non ho avuto possibilità di una docente umbra che mi fece conoscere Alberto Asor Rosa, mi aprì finestre sul mondo della critica letteraria e da lì il passo ad amare Leopardi e la poesia del mondo classico, il verso epico. Da allora mi è accaduto più volte di poter accedere alla poesia grazie ad incontri che mi hanno segnata. Cerco di fare anch’io allo stesso modo con ragazze/i in formazione. Aprire lo sguardo ha lo stesso senso dell’ andare paripatetico all’interno del Liceo, quello l’imprescindibile imprinting sull’anima.

A chi fai leggere per prima/o i tuoi versi?
A persone vicine al sentire in poesia, ne discuto contenuto, avanzamenti rispetto a produzioni precedenti, a contesto contemporaneo. Solitario, invece, il lavoro di limatura, ripensamento…

Usi la penna e/o il computer?
Il computer in fase di maturazione avvenuta del testo. La penna in fase di scavo iniziale del progetto.

Quanto viene di getto o è frutto di lunghe elaborazioni?
L’esito emerge da modalità diverse di indagine. Ho osservato che non vi è mai nulla di getto nel senso che quanto prodotto ha a che fare con lunghe fasi di elaborazione in cui posiziono lo sguardo, il limite dell’indagine, la ricerca lessicale. E’ lavoro che avviene “malgrado me” nel senso che è un andamento annidato nel pensiero e nelle fibre e che, in fase successiva emerge. Quando ciò accade, avviene in maniera fulminea ma ha radice in una fase di gestazione complessa nella quale sono chiamata a gestire un mondo parallelo (mi sia consentito) al mondo della quotidianità, della parola colloquiale o finalizzata a precise funzioni interattive. A partire dalla mia esperienza posso aggiungere che l’universo dell’elaborazione poetica ha a che fare con una sorta di “stanza accanto” in cui i livelli espressivi, le connessioni, la bellezza del linguaggio hanno in sorte maggiore libertà. E’ stanza di cui avere profonda cura.

A parte le tue, quante poesie di altri pensi di ricordare a memoria?
Né mie, né di altri. Mi piace godere la bellezza della Voce sia per gli altri che per me. Ogni lettura ad alta voce è sguardo nel sentire della parola. E’ sguardovoce sempre differente. Mi affascinano le mille potenze del verso all’interno della voce.

Un consiglio prezioso da passare agli altri
Non sono all’altezza di passare consigli. Posso dire che educare la parola sia a contenersi che ad emergere è esercizio di grande disciplina. Ha un ruolo forte la capacità di ascolto e l’umiltà dinanzi a ciò che si vede. Affinare sguardo è gesto infinito, per eccellenza. Apprendere il movimento carsico e, al contempo, l’emersione della parola obbliga ad un andirivieni che è sempre nuovo inizio. Vedere ciò è salvifico (pg 232, Fenomenologia del silenzio).

Un poeta su tutti
Domanda imbarazzante, in diversi hanno segnato  – come per tutti – il mio percorso. Nomino qui l’Autrice e l’Autore cui dedico scritti e rapimenti in Fenomenologia del silenzio: Clarice Lispector e Ghiannis Ritsos (pg 284-285 della raccolta). Due mondi distanti ma un’unica radice di metodo: lo scavo. Entrambi si collocano dinanzi alla parola poetica come se stessero all’interno di uno scavo archeologico. Scavo collocato nell’anima. Devo molto ad entrambi.

Testo poetico del poeta indicato
Due raccolte assolutamente importanti per me: Pietre, ripetizioni, sbarre per Ghiannis Ritsos. Acqua viva per Clarice Lispector. Impareggiabili immersioni nel ventre oscuro della parola.

Una domanda che non ti è stata posta ma che avresti voluto
Desiderio e poesia: quale testo sceglieresti e come vorresti fosse presentato?
I tre fatti di cronaca: Inaffidabile coppia (Clitemnestra ed Agamennone); Amabile potere (Medea e Giasone); Snaturato ed incolpevole figlio (Edipo e Giucasta). Sono testi editi in Era un raggio…entrò da Est (pg. 56-60-66). Mi piacerebbe vederli rappresentati. Scene essenziali, drappi di fibre tessute al telaio come le donne salentine sanno fare, percussioni. Nulla di più teatrale del viaggio nel dentro fondo dell’animo.

*

Nutrirono le viscere dell’anima

lappando feroci

dai Kylix

colmi di nettare

*

Osservo, dopo la colazione, il punto preciso del
ronzare delle api all’interno delle campanule arancioni
che scendono miti dai rami contorti
Un tetto di foglie  lampadari di fiori  pencolanti colori
Osservo, dopo la colazione, il flusso notturno dei
sogni, lì dove mi scorgo vacillante, in mille sagome
sospese, come volti capovolti in moderni dipinti di
pochi secoli fa
Osservo  ancora  dopo la colazione  l’immobilità del
tempo che precede l’inizio della giornata  Redigo
note di gesti necessari da compiere per ripercorrere
rotte utili all’arcana attività del mutamento
Osservo  dopo la colazione  l’intreccio di respiro che
forgia la risalita  baciando l’usignolo sul ramo
sempre quello  fisso da anni  immobile  in Preghiera
*
*

E sulle mani restò calore

e sotto la pelle si vide il viaggio

e dall’umida vena sgorgò

*

ancora

*

l’odore mistico della viandanza

*

*

Anna Rita Merico vive nel Salento. Originaria di Nola (Napoli). A Nola ha imparato il senso profondo dell’antropologia attraverso l’imponente Festa dei Gigli (patrimonio immateriale U.N.E.S.C.O.), le strade del libero pensiero attraverso lo studio dei due nolani Giordano Bruno e Pomponio Algieri. Laureatasi presso Università Federico II in Filosofia con tesi in Dottrine Politiche sul pensiero di Carla Lonzi che le ha consentito di intraprendere un percorso mai lasciato: quello sulle politiche della soggettività. Ha tenuto insieme due parti importanti della propria attività: l’insegnamento e la ricerca sugli studi legati alla conoscenza del pensiero femminile con particolare riferimento all’epoca contemporanea ed al medioevo. Intensa attività di saggista, collaborazione a riviste e partecipazione a collettanee. Nel corso del tempo lo spazio preso dalla scrittura poetica, pur essendo stato un luogo da sempre praticato, è andato delineandosi come centrale nell’attività creativa di pensiero definendosi come punto d’incontro generativo tra conoscenza filosofica e poesia. Nell’arco produttivo dell’Autrice ha avuto un ruolo centrale la domanda sull’essere della parola e la sua genesi nell’impasto con il silenzio e la spiritualità. Oltre alle sillogi qui raccolte, sempre per Musicaos Editore, ha pubblicato (2020) la raccolta di testi poetici Era un raggio… entrò da Est, e Fenomenologia del silenzio (2022).


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