
Neobar Scritture #2
Podcast di Abele Longo
La stessa cosa del sangue Racconti con la resistenza
a cura di Sergio Sichenze
(DeriveApprodi Edizioni, 2025)
Lunedì 5 maggio, ore 21.30 sul canale youtube di Neobar: https://www.youtube.com/@Neobar-channel
Gli scrittori di “La stessa cosa del sangue, racconti con la resistenza” sono: Elisabetta Baldisserotto, Sonia Caporossi, Paolo Crespi, Anna Maria Curci, Luciana De Palma, Cristiano Dorigo, Francesco Forlani, Antonio Fiori, Angelo Floramo, Paolo Gera, Stefano Iori, Eugenio Lagomma, Abele Longo, Irene Pavan, Max Ponte, Orsola Puecher, Maria Teresa Regard, Sergio Sichenze, Enrica Simonetti, Luisa Stella, Pasquale Vitagliano.
Con i contributi di Giorgio Mascitelli e Alessandra Pigliaru.
***
Ci furono venti mesi rivoluzionari, che mutarono il corso dei venti anni dell’inganno fascista. Fu quello il tempo degli eroi, sacralizzati nella loro giovane esaltazione? dell’azione, del ferro e delle bombe? il tempo della montagna, rifugio di una ritrovata fratellanza?
Fu il tempo delle scelte. Un tempo di guerriglia che enumera donne e uomini caduti in combattimento, mutilati, fatti prigionieri, deportati nei campi di sterminio, torturati ed eliminati in quanto ribelli.
Ribelle: recalcitrante scalciante insofferente allo stupro della più abietta delle violenze, quella che infligge la pena della schiavitù. Ribelle alle menzogne dell’inumano, che scivola tra le pieghe di un corpo sociale che si flette alla forza della paura sperando di sopravvivere. Menzogna che si fortifica e si nutre di parole celebranti il dominio dell’esclusività.
Escludere: allontanare bandire cacciare emarginare respingere rifiutare esiliare epurare radiare ghettizzare espellere dall’improcrastinabile destino.
Ci furono venti mesi rivoluzionari che chiamiamo Resistenza.
Resistere: fermarsi a riflettere, ridare valore all’esistere, opporsi a chi o a cosa lo impedisce, indignarsi, ostinarsi a pensare, esserci mentre si vive. Rimettere in circolo parole che nutrono il resistere, cercare il contrario di oppressione disprezzo distrazione violenza dominio indifferenza egoismo convenienza tornaconto sopraffazione individualismo disimpegno ignavia afonia annullamento.
Parole come memoria: consapevolezza della responsabilità. Memoria quale prospettiva evolutiva dell’identità collettiva, che si stratifica attraverso l’intersecazione di storie multiple; non un elemento singolo di un sistema, ma che include in sé quel sistema: memoria come sistema di sistemi. Memoria: opera dell’uomo? segno di natura indefinita? coscienza della complessità? Memoria come comunità di destino.
Questo libro di racconti nasce da una richiesta, rivolta a scrittrici e scrittori, di misurarsi con la memoria della Resistenza, con la condizione umana che impose un cambio di paradigma: un mutamento del nostro sguardo sul mondo. Una richiesta per rintracciare nei propri vissuti i sedimenti prodotti da quei venti mesi rivoluzionari; una ricerca che reca in sé una domanda: «da lì comincia la nostra storia nella storia?», come scrisse Leonardo Sciascia a proposito della Guerra civile spagnola, periodo cruciale per la maturazione ideologica di un’intera generazione cresciuta sotto il fascismo. In che modo la memoria di quella «storia nella storia», ha teso a scrittrici e scrittori di oggi un agguato nei loro viaggi di carta, facendoli trovare, talvolta o sovente, dall’altra parte?
Dall’introduzione di Sergio Sichenze
E’ importante mantenere il ricordo e l’attenzione sulla resistenza come un processo storico di liberazione, in particolare in tempi in cui si cerca di sdoganare e favorire i rigurgiti fascisti, di questa gente con le braccia alzate ansiosa di ubbidire ad un qualsiasi dittatore che arrivi.
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opporcapupattola! crvibbio! mi sono perso la diretta per un giorno!!!
clicco il link e se c’è ancora il video me lo guardo subito che nella lista dei contributi c’è pure il mio fratello (o meglio ex-fratello, che non mi chiama più) di sangue Lapo Orage!
: ))
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ok, l’ho scaricato, salvato sul desktop e me lo guardo poi con calma (ma l’ho già scorso fino in fondo e Lapo non c’è, vabbè…).
che aggiungere nel frattempo? beh, mi sarebbe piaciuto contribuire, ma non c’è stata occasione (l’avete scampata bella)
: )))
nello specifico, aggiungo in linea con PPP e in disaccordo con Giancarlo (che amo lo stesso incondizionatamente) che i “rigurgiti fascisti” non sono certo quelli folcloristici del braccio teso, bensì quelli ben più insidiosi già “additati “messi a nudo” nelle “120 giornate di Sodoma” (o Salò) cinquant’anni fa (e mai così attuali), nonché nei ripetuti attentati alla Costituzione (alcuni purtroppo andati a segno)…
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