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Incipit: Come fosse latente l’immortalità. Un vizio di forma portato alla luce e poi dimenticato. Nel guizzo che intercorre tra l’infinito tradotto ad istante e l’erosa memoria, si illumina l’inespresso sentire …
Per trama antesignana all’ordito
il cosmo non agita alcun gesto
Silenzioso assioma balbettato
da eventi insidiosi eppur perfetti
Il tacito rullio del pensiero intercetta
la spiraliforme eclissi della parola
Vuoto ponderato ad azione
Attrito postumo all’impatto
quando non v’è stupore nella visione
ma opposta sintesi in idea.
Fossimo nella vibrante Rete Universale
non avremmo che misterioso Codice supremo.
Al battere continuo alla porta dell’assoluto
risponde, in segnale, l’indice di immortalità.
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…
SILLABARIO DELLA SUBLIMAZIONE
Gli stomi rivolti gli uni verso gli altri replicano il condiviso sapere. La delicata maestria della Natura crea sentinelle fulgide di clorofilla ad abitare l’intrico di un frattale unico. Geometria donata dall’Architetto alle sue creature.
Cattura l’immortalità a picco di senescenza
abiura ogni vanto, il giovane Werther
su dirupo avvolto in nebbia e mani sillabanti
della sublimazione, il graffio.
In sembianza parallela si attivano segni
a lamina d’oro, incavi da cui il nulla
sgorga corrosivo. Sceso lampo l’orizzonte
confinato in radiante uni-verso.
Spira obliquo in trasversa linea
il vento, mentre gocce transitano mari
di cobalto cielo. Ecco il Re del mondo
giunto all’apice del Vuoto inclinare
l’asse del tempo in remota attivazione
e perdere, in baluginio, la propria ombra stanca.
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Dal Vuoto nasce la costola dell’Assoluto Presente.
Apnea dello spirito in sommersa ampolla. Senso tardivo agli altri sensi, lento dipanare il filo in cui tutto regna a squarcio.
Morti vivi tragedie menzogne nascite, punti di connessione ed improvvisi rinvii. Amate Presenze e idiozia del pensiero. Essere nell’apocrifo giorno del non-giudizio dato alla quotidianità. Non sapere nulla oltre il dolore giunto in diagonale. Nell’istante di rottura, fuoriuscire in altra forma e lì, essere parola. Cercarla, mentre si vaga tra universi paralleli e potenti forze involvono verso la materia. Soli accecanti e luminescenze remote. Tardivi ricordi. Non essere più ciò che si è stati. Un buco nero, feroce, possiede l’ombra in anoressia del sentire. Digiuno. Grazia. Il raggio evocato giunge dal fasto, in necrologio della forma prossima al silenzio.
Tutti i mondi si completano a vicenda.
Il raggio divino scende nelle coscienze a illuminare
le vette dello Spirito.
Siamo nell’assente dormiveglia
sino a quando, toccati dalla tragedia,
non cediamo campo all’indicibile
Lì ogni cosa tace e dal vuoto nasce
la costola dell’Assoluto Presente.
Inquietudine volge a paradosso
ogni gesto torna a lenta consapevolezza.
Si può morire nell’istante
Si muore all’istante agognato poiché inesistente
In nullità si procede, buio nel buio
per giungere all’assoluto.
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TEMPO: SCISSURA DELL’ETERNO
… così il Tempo diviene quel Tutto. Spazio indescritto, delicata ma implacabile scissura nell’Eterno. E l’Eterno È, per sua stessa estensione. Presenza di cui non è dato sapere, se non nella mente di Colui che È.
La rosa che fiorisce incontro al nulla
Die Niemandsrose
Genesi incurabile di fiori morenti
Ginestra senza nome essiccata al tributo
degli Dei inferi
Lava giacente su pendici detenebrate
dall’accecante vortice di luce suprema
scavata a margine del rosso carminio
rivivente in feste patronali
Croci simmetriche generate a dottrina
Tralasciate in sere odorose di ghirlande
Fascino suadente dell’indocile declino
Sibilato in lodi, del fruscio afone.
Si imprime come creante, il verso
Duella con i proseliti di altre teologie
Distanzia i vertici in triade sovrana
al monito
Interdizione in sottile sibilo
Ferale al sommesso candore
della prima argilla creante l’essere animato
destituito tale, dall’incauto passaggio
ad altro status.
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I dipinti: “Cosmogonia dell’assenza”, colori acrilici 2025 e “Le nostre anime”, tecnica ad olio 2016, sono opera di Marina Petrillo
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Marina Petrillo è nata a Roma, città nella quale vive e risiede. Venuta a contatto giovanissima con ambienti letterari e circoli poetici, pubblica, nel 1986, la sua opera prima, “Il Normale astratto” (Edizioni del Leone), con prefazione di Aldo Piccoli. Seguirà un lungo periodo connotato dal desiderio di entrare in contatto con nuove discipline e vie di sperimentazione artistica e di scrittura volte all’interconnessione tra vari campi di ricerca. Interessata all’aspetto trascendente della realtà, si dedica allo studio di discipline quali la Cabala e all’ermeneutica di testi sacri e filosofici di varie culture. E‘ anche pittrice. Dalla collaborazione con l’artista reggiano Marino Iotti, nasce nel 2016 “Tabula Animica”, percorso artistico poetico premiato nell’ambito dell’Art Festival di Spoleto nel 2017, pubblicato a tiratura limitata. Nel 2019 pubblica per Progetto Cultura, “materia redenta”, opera segnalata nel 2020 nell’ambito del Premio Internazionale Mario Luzi. Sue poesie compaiono su riviste letterarie e antologie. Ha collaborato alla rivista on-line “l’Ombra delle parole “di Giorgio Linguaglossa e suoi articoli sono apparsi sul Mangiaparole. Promuove e organizza eventi volti alla diffusione della poesia, collaborando con numerosi poeti e artisti. A settembre 2023 è stata pubblicata l’opera poetica “indice di immortalità”, con saggio introduttivo e post-fazione del Professore Francesco Solitario, Casa editrice Prometheus, testo che si è classificato vincitore nell’ambito del “Premio Internazionale Centro Giovani e Poesia – Triuggio” 2023. È intimamente convinta dell’intrinseco legame che si instaura tra poesia e Phonè, tale da evocare, in chi ascolta, l’attivazione di uno stato introspettivo fecondo alla propria crescita interiore. Tale opera è stata segnalata al Premio Montano 2024.
meravigliosa Marina
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