Derek Walcott: Amore e di nuovo amore (trad. Abele Longo)

Derek Walcott – Amore e di nuovo amore

Verrà il tempo
in cui con grande gioia
saluterai te stesso sulla soglia di casa,
allo specchio, e ognuno di te
sorriderà al saluto dell’altro,

dicendo siediti qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era te stesso.
Dagli vino. Pane. Ridagli il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato

per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro che ti conosce a memoria.
Tira giù dagli scaffali le lettere d’amore,

le fotografie, le note disperate,
scolla la tua immagine dallo specchio.
Siediti. Banchetta con la tua vita.

(traduzione di Abele Longo)

***

Derek Walcott: Love after Love

The time will come
when, with elation
you will greet yourself arriving
at your own door, in your own mirror
and each will smile at the other’s welcome,

and say, sit here. Eat.
You will love again the stranger who was your self.
Give wine. Give bread. Give back your heart
to itself, to the stranger who has loved you

all your life, whom you ignored
for another, who knows you by heart.
Take down the love letters from the bookshelf,

the photographs, the desperate notes,
peel your own image from the mirror.
Sit. Feast on your life.


Derek Walcott, poeta e drammaturgo, che con i grandi si è misurato e a loro si è ispirato (Omero, Dante, Shakespeare). Nato nell’isola di Santa Lucia nel 1930, insignito del premio Nobel nel 1992, i suoi lavori sono stati tradotti in Italia da Adelphi: Mappa del Mondo Nuovo (1992), Ti-Jean e i suoi fratelli – Sogno sul Monte della Scimmia (1993), Prima luce (2001), Omeros (2003), Il levriero di Tiepolo (2005), Isole. Poesie scelte (1948-2004).


3 risposte a "Derek Walcott: Amore e di nuovo amore (trad. Abele Longo)"

  1. Verrà il tempo in cui ci chiederemo “chi è quello lì che ogni mattina ci guarda dallo specchio?”

    Potremmo non riconoscerlo più, come se avessimo ripudiato quello che fummo in passato.

    Oppure, come il poeta, potremmo riconoscere con gioia i tanti noi stessi che si sono succeduti nella nostra vita, prenderli per mano, salutarli e invitarli tutti a cena

    e così il giorno dopo con un nuovo sé stesso si fa ripartire la vita.

    Bella poesia, come tutte quelle di Walcott.

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  2. copio-incollo in toto il commento di Giacarlo, che condivido.

    aggiungo solo che il penultimo verso attualizzato in tempi di doomscrolling (così da sottintendere in doppio senso ironico l’impossibilità della mission) potrebbe suonare: “scrolla la tua immagine dallo schermo

    : ))

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  3. Grazie Giancarlo e malos. Quel tempo, di cui parla Giancarlo, arriva già di tanto in tanto e più che nello specchio sono foto che ci ritraggono e in cui proprio non ci riconosciamo, hanno uno sguardo che non può essere il nostro. Mi piace l’idea di “scrolla” invece di “scolla”, malos, più efficace e pertinente con i tempi.

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