11 risposte a "autoritratto su LucaniArt Magazine"

  1. La semiotica degli affetti. I segni più, i segni meno, i tratti blu, i tratti rossi. E la bambina con i segni più, di approvazione, al suo girovita. Questo autoritratto che riempie la pagina di un quadernino, di sensazioni, di punti non realizzatisi appieno, che aspettano la nostra riflessione, che si manifesta in segni, sguardi, cenni del capo…

    “Anche l’anima si può riparare”.

    Si cresce apportando le correzioni suggerite dagli appunti degli altri, anche dolorasamente. Si conoscono le nostre emozioni, ci si conosce – tra un concerto e l’altro – vivendo.

    Questa è la mia lettura. Bellissimo autoritratto Abele. 🙂

    Fernando

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  2. Scrivere un autoritratto con una scrittura autografa avvicina la poesia alla pittura. Nei segni di Abele si può cogliere l’orma delle anime, quelle perdute e quelle ricomposte, quelle rotte e quelle riparate. Se l’anima è “ciò che resta”. L’autografia di un uomo esprime la sua anima.

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  3. Forse i segni sartoriali o del maestro tracciano le cose che persistono, svolgono la funzione dei sepolcri del Foscolo.
    Anche mia nonna, molti anni prima, aveva messo da parte il vestito da indossare per l’eternità.
    Un segno, il discrimine tra le nostre cose che vanno e quelle che restano.

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