Ho tentato spesso leggendo Davide Castiglione d’inscriverlo in un’idea (poi) orientativa “elicitabile” al bisogno, ovvero tutte le volte che cadendo nella trama di un suo testo, ho avuto la sensazione di perdermi lungo le ampie maglie della rete verbale dove l’autore manda a fluttuare in “flessione” libera, tutti quegli “strumenti” nominali di cui si avvale per ricostruire un apparato scenico emotivo tacente, che si dice, mediante l’allungarsi-protendersi prospettico all’infinito di traiettorie intuitive.
In termini figurativi comproverei l’efficacia della tematica poetica di Davide Castiglione descrivendone proprio la privazione al senso totalmente compiuto, l’adesione alla sottratta appartenenza a un – qui – capace di farsi – dove -, come potrebbe accadere, per esempio, durante una particolare partita a biliardo, quando con un’unica sapiente mossa (il dettato), il poeta, manda in buca contemporaneamente una serie di bersagli posti sul tavolo verde (l’esperire) colpendoli di stoccata, scagliandoli ognuno agli antipodi dell’altro, lasciando sullo spazio ormai libero dal gioco (il vuoto) il pensiero di qualcosa che si manifesta, si riproduce – materializzandosi – attraverso i punti cardinali dei versi.
Fa questo, Davide Castiglione, tramite la diramazione-distribuzione del linguaggio (con l’inclusione a intermittenza del “parlato”), evidenzia un centro vuoto, una radice fissa di mancanza, scagliando le prossimità sequenziali, logiche, temporali, dialogiche, agli estremi di ognuna, enfatizzando le distanze dal sé in tutto ciò che viene a mancare tra un polo e l’altro, tra un verso e l’altro. I quadri espositivi sono frammentazioni del vissuto quotidiano, con i suoi controsensi, alienazioni emotive a farsi architetture strutturali che il giovane poeta analizza con sufficiente distacco, sezionando la realtà in piccole schegge ricoperte d’anestetica distanza, composte e autorevoli nella loro “denuncia”.
Rappresentativo il titolo della sua opera prima: “ Per ogni frazione” (Campanotto ed.), tali le scintille facili a perdersi-spegnersi nella coscienza quanto consacranti all’attimo, nella loro illuminante, sferzante sostanza compositiva che si rincorre nel cercarsi, dalla prima all’ultima strofa.
Dimostrando tutta la fede nella specificità del percorso a ritroso nell’imporre la globale suggestione, con coraggio nell’opporre resistenza alla minima tentazione verso la chiarificazione argomentativa abile a chiamare il lettore al fulcro che muove la sua esperienza poetica, l’autore pone solo alla fine quello che pare essere la premessa di tutta la – posa in opera – racchiusa nella silloge: una dedica intensa, un teorema che si dimostra totalmente e paradossalmente laddove l’enunciato compare al traguardo, dove la musa presta la voce alla Poesia stessa:
“(Sono riemersa per me,
carezza l’acqua senza pensarla adesso,
toccami in superficie, ma toccami)”
e Davide Castiglione ha saputo farlo, ecco allora gli estremi congiunti, combacianti, a chiusura del cerchio: prova e traccia concreta di un sé dalla voce propria e tenace, che sa farsi strada nel panorama contemporaneo senza cedere alla lusinga di compromessi metrico_lessicali adatti a un più facile accoglimento, percorrendo i corridoi della propria vita, della propria silloge, passando di stanza in stanza, di frazione in frazione, di scintilla in scintilla, per arrivare al congiungimento più prossimo a quella luce che da sempre anima la ricerca dei poeti.
Doris Emilia Bragagnini
Davide Castiglione – PER OGNI FRAZIONE selezione testi pdf
*
Davide Castiglione (Alessandria, 1985) è docente di materie letterarie e linguistiche all’Università di Vilnius in Lituania. Si è laureato a Pavia con una tesi su Vittorio Sereni traduttore da William Carlos Williams, e dottorato a Nottingham (Inghilterra) con una tesi sulla difficoltà nella poesia angloamericana, poi divenuta libro (Difficulty in Poetry: a Stylistic Model, Palgrave 2019). Sue poesie sono state pubblicate su varie antologie e riviste, tra cui «Poesia» (con una nota di Maria Grazia Calandrone). Ha partecipato ad alcuni concorsi di poesia, risultando finalista all’ultima edizione del Lorenzo Montano per l’inedito e vincitore, sempre per l’inedito, al premio Renato Giorgi. È autore di due raccolte poetiche: Per ogni frazione (Campanotto, 2010), e Non di fortuna (Italic Pequod 2017). Cura il sito personale “Critica del testo poetico”
Grazie Doris per questa proposta molto interessante. Un flusso avvincente la scrittura di Davide, copiosa e generosa nel suo interrogarsi, aprire squarci, delineare paesaggi di vita, della mente. Riflessione puntuale e minuziosa sullo scrivere, partecipe e inscindibile dal quotidiano. Particolarmente colpito da “In certi dialetti”, in cui il dialetto viene evocato come lessico dei sentimenti, in quelle sfumature preziose che ogni lingua con il suo carico di vissuto riesce a restituirci.
Abele
"Mi piace""Mi piace"
La poesia complessa di Davide ha degli aspetti davvero interessanti, mi appare come un lavoro incessante di scienza delle costruzioni linguistiche, un’alta carpenteria stilisticamente già matura che realizza la struttura portante di una casa, di una lingua, che poi dovrà essere abitata dagli uomini.
Queste strutture sono animate, cercano strutture simili nello spazio mentale per stabilirvi dei contatti., è vero , con un certo distacco, ma che è già la manifestazione di voler abolire questo distacco. Una poesia che cerca quindi di scavare nella sua miniera quello che gli manca, e che forse è , per dirla alla milanese, una “cognizione del dolore” (e fortunatamente vista la giovane età) che fornirà il sistema circolatorio e lo scambio di ossigeno alla struttura, che potrà così essere abitata dagli uomini.
"Mi piace""Mi piace"
uno sguardo bello e partecipato quello di Doris sulla poesia Davide, trovo particolarmente centrata l’indicazione su “tutti quegli “strumenti” nominali”, non solo perché “Strumenti umani” è un libro di Sereni, che so autore che piace a Davide, come del resto piace a me, ma anche perché di questi “strumenti nominali” parlano poi Abele e Giancarlo, con delle osservazioni che scavano e arricchiscono grandemente il tutto. Grazie!
"Mi piace""Mi piace"
Ancora un grande grazie a Doris, che ha saputo – con una sensibilità rara – cogliere il processo che soggiace alle mie poesie e che ha ben colto la resistenza che oppongo (e che credo insita al mio processo di scrittura) alla chiarificazione non problematica, alla parafrasi, se così vogliamo chiamarla. Anche la frammentazione del vissuto è un tratto che Doris ha giustamente messo in evidenza. Grazie anche ad Abele, Giancarlo e Margherita, che hanno fatto tutti considerazioni interessanti e pertinenti: Abele per la presenza del linguaggio nel quotidiano, Giancarlo per aver visto nello stesso distacco una “cognizione del dolore” pronta a superarlo, e Margherita per il richiamo a Sereni (nonché per aver scritto altrove sul mio libro, con acume e originalità.
"Mi piace""Mi piace"
Davvero una “costruzione” di senso originale e magistrale quella di Doris attorno e per attraverso la poesia di Davide. Un autore davvero interessante proprio per quel lasciare “sullo spazio ormai libero dal gioco (il vuoto) il pensiero di qualcosa che si manifesta” che “si riproduce – materializzandosi – attraverso i punti cardinali dei versi”.
“(Sono riemersa per me,
carezza l’acqua senza pensarla adesso,
toccami in superficie, ma toccami)”
Molto belli questi versi sottolineati da Doris. E’ la poesia che emerge dal fitto dei nostri pensieri, che purtroppo o per fortuna si lascia accarezzare solo in superficie, tanto possono essere profondi, infiniti oppure “involontari” i significati che porta con sé.
Complimenti a Davide per il suo libro e a Doris per questa stupefacente nota di lettura.
Ciao 🙂
Fernando
"Mi piace""Mi piace"