“Nuove nomenclature e altre poesie” di Anna Maria Curci: nota di lettura di Fernando Della Posta

Il linguaggio che governa le discussioni relative ai fenomeni politici, economici e finanziari, può essere utilizzato come strumento poetico? Molti critici e cultori della tradizione poetica potrebbero storcere il naso, anche comprensibilmente, ma non è questo il caso di Anna Maria Curci con il suo volume “Nuove nomenclature ed altre poesie” edito da L’arcolaio nel 2013.

La Curci, professoressa di lingue, germanista, poeta e critica letteraria, confeziona un volume nella cui prima parte, i significati si spingono molto al di là dei più tradizionali intenti poetici.

Attraverso una riflessione ben ponderata che tocca tutti i temi caldi del novecento europeo e utilizzando richiami soprattutto all’universo culturale tedesco (quale migliore terreno per descrivere l’Europa presente e passata?), l’autrice ci consegna un lavoro fatto di arguzia, capacità analitica, ironia, rimprovero e disincanto, il quale inevitabilmente spinge il lettore ad un’attenta e viscerale riflessione su tutto quanto gli gira intorno, dandogli la possibilità di entrare in quegli oscuri meccanismi che regolano i riflessi delle decisioni prese dalle più “alte sfere” politiche e finanziarie mondiali sul nostro quotidiano.

D’altronde l’utilizzo del sintagma “Nuove nomenclature” nel titolo indica inequivocabilmente un richiamo alle strutture delle vecchie dittature europee come quella sovietica. Un richiamo volto soprattutto ad identificare in termini particolarmente in voga oggigiorno (esempi: NASDAQ, Clandestino, Declassamento, Flessibilità, Precariato, Rigore, Zip) i nuovi mezzi di una forza coercitiva forse più sottile e viscida di qualsiasi altra dittatura storica europea del passato, viscida in quanto endemica emanazione dell’attualità consumistica, neoliberista e, forse solo a parole, liberale.

Ma attenzione a non cadere nel facile tranello del considerare questo libro una denuncia totale del sistema. La Curci, pur condannando le conseguenze più stranianti di questo nuovo ordinamento, ormai giunto a livelli di affinamento che lo rendono riconoscibilissimo in qualsiasi area geografica o tessuto sociale, non fornisce un modello alternativo e soprattutto non ha nostalgia degli errori degli “eroismi” del passato. Al contrario, leggendo tra le righe, si individua una flebile speranza di rinnovamento nelle singole coscienze degli uomini senza il bisogno di particolari azioni eclatanti. Coscienze che, proprio perché oggi libere più che mai, sono rimaste le uniche forze in grado di smussare il feroce homo homini lupus che inevitabilmente fa capolino beffardamente tra queste nuove nomenclature.

Non a caso le uniche immagini vagamente eroiche del libro sono la figura solitaria e onirica di una donna folle che danza e accusa dal panorama desolante di una discarica e la figura di un nonno eroe di guerra morto poi per un banale incidente stradale e la seconda parte del libro è un inequivocabile rivolgimento dello sguardo alle dimensioni più familiari e intime del quotidiano di tutti, intriso di quella forza di sentimenti ed esperienze condivise che corroborano e rafforzano quanto c’è di più nobile in ognuno di noi.

***

Sotto coperta

Il margine slabbrato
il lembo osceno
il coro dei sommersi
ha cavi gli occhi

Sarebbe facile andare salmodiando
prendendosi per mano o in solitaria,
oppure replicare bonomia
(io dono, tu ricevi confuso)
su copione di decime irrisorie.

Ma la coperta o il mantello dimezzato
protegge ancora solo la tua parte
e le ciambelle che lanci a salvataggio
sono sgonfie cadute sottovuoto,
merci avariate offerte in pompa magna.

Tu non respingi l’altro, il postulante
avvolgi di lieve degnazione
e strepiti il tuo sdegno ad usci chiusi.
Mentre di fuori la tempesta inghiotte,
sotto coperta continui le abluzioni.

*

Precariot

Figuranti al minuto, fanno brillar
la miccia del cestino avvelenato.
Farli kannonfutter post-fordista
è mira della nuova produzione.

*

Rigore

Mascherato da gelo di stagione,
intabarrato avvinghia chi è sguarnito
di rostri d’ordinanza e sottobanco.

Arretra invece il suo sosia antico
decidua si è fatta la chioma irsuta
di affievolita voce nel deserto.

Sono crollati i muri di vergogna?
Di altre cortine di ferro il contagio
si è sparso, il ghigno mescola le carte.

*

Vuoto di valori

Lo sento dire e lo ripeto, così,
schiacciato beneficio d’inventori:
serpeggia, incede, non incontra inciampi
un diserbante vuoto di valori.

Ma c’è mai stato un pieno? Il quesito
solletica le froge stupefatte
di cavalli a motore a scoppio tardo.
È aria fritta che sniffano, con blatte.

C’è la fila alla pompa di benzina,
scarseggia il carburante d’ideali
e il vagheggiar d’aedi impavesati
prende quota, è in rialzo, frulla ali.

*

13 agosto 2013

Berlino è piena d’inciampi
e moniti, Stolpersteine.
A Bebelplatz leggi lampi
di Hassan, da Almansor di Heine:

“Non fu che un preludio: chi fa
rogo di libri, persone
brucerà”. Lo ricordano
stele di cemento a Shoah.

Ma i turisti affollano
I negozi di Ampelmann,
storcono bocche, sbuffano
come Federico il Grande

il cavallo, che esibisce
capi di stato maggiore
e con la coda spazzola
poeti a Unter den Linden.

Io guardo muri dipinti,
la sera un video di Arte
su JFK, quel giugno lì.
Se vuoi dai voce alla storia.

*

Sono nipote di un eroe di guerra
miracolato a un filo, poi travolto
da un camion per improvvida manovra

e di un coscritto fuggitivo, preso
e recluso nell’isola severa.
Non vidi mai l’eroe, l’altro mi crebbe.

*

Staffetta

Lenti spesse inforco
e macino chilometri di stampa.
Di giorno mi ammanto
di presbite fierezza, la sera resto.

E mentre duettiamo
caro (è il Lied delle anime belle),
curve nella sala
giocano ai tavoli le frotte ostili.

Vorremmo rovesciar
tavole e torme a imitazione perenne
di quel gesto che fu
orma indelebile, desistiamo però.

***

curci.jpg

Anna Maria Curci è nata a Roma, dove vive e lavora. Suoi testi sono apparsi in riviste, in antologie e su lit-blog. È nella redazione di “Poetarum Silva, della rivista trimestrale “Periferie” e del sit “Ticonzero”. Ha pubblicato in rete traduzioni da testi di diversi autori, prevalentemente di lingua tedesca. Sono pubblicate in volume dalla casa editrice Del Vecchio sue traduzioni di poesie da: Lutz Seiler, La domenica pensavo a Dio / Sonntags dachte ich an Gott (2012), del romanzo Johanna di Felicitas Hoppe (2014), di poesie da: Hilde Domin, Il coltello che ricorda (2016). Sue sono le raccolte di poesia: Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove nomenclature e altre poesie (L’arcolaio 2015).


7 risposte a "“Nuove nomenclature e altre poesie” di Anna Maria Curci: nota di lettura di Fernando Della Posta"

  1. L’io della Curci ha la caratteristica di aprirsi e fiorire fuori dagli umili eventi che definiscono il filo della sua vita; intendo dire che sono frequenti i mutamenti di mittenti: io – noi – voi, tutti trattenuti sa una sola mano e con la leggerezza di un volo di palloncini ad uno ad uno li racconta poi li lascia vivere nella memoria , sua o altrui.
    La poesia proposta è raffinata anche quando azzoppata dai mali che infestano il percorso.
    Narda

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  2. … “arguzia, capacità analitica, ironia, rimprovero e disincanto” dice Fernando ed è così che ho sempre visto e percepito i versi di Anna Maria Curci, osservando la capacità di sguardo allargato oltre il proprio io, cosa non proprio frequente in poesia. Arriva l’energia, la curiosità e la presenza di una mente che ama – esistere – mettendoci la convinzione che un seme (la parola) nella condizione d’agire avrà sempre la possibilità di – smuovere -. Piacuta la lettura di Fernando e anche quella sintetica di Narda Fattori.

    D.

    Piace a 1 persona

  3. Grazie di cuore a Neobar per l’accoglienza, a Fernando Della Posta per la sua nota arguta e piena di partecipazione, a Narda Fattori e a Doris Emilia Bragagnini per i loro commenti: nota e commenti mi donano la gioia di condividere una speranza, dolorosa e consapevole, ma pur sempre speranza.

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  4. Nella poesia di Anna Maria c’è tutta la sapienza di una mente che spazia in ogni ambito letterario, su basi di profonda conoscenza dell’animo umano, nell’eleganza del verso, forte essenziale, travolgente. Originalità e passione nella sua scrittura, inconfondibile.
    Una poetica che amo e che torno con piacere a rileggere ogni volta con crescente attenzione.
    Grazie

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  5. Un libro molto bello, questo di Anna Maria Curci, intelligente, ironico, dove sono presenti una cura e un’attenzione alla lingua e al ritmo poetico, ma anche alla realtà circostante, che ne esaltono la densità e l’originalità lirica.
    Complimenti anche a Fernando Della Posta per questa nota di lettura.
    Monica

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