Lidia Grimaldi: Margherita ha tanti petali (Neobar eBooks)

Margherita ha tanti petali

Una poesia che sa commuovere perché è la stessa commozione di chi l’ha scritta, quindi condivisibile, semplice, fruibile e questi sono a parer mio i punti di forza e il talento di questa autrice che il web ci ha restituito come bottiglia sulla battigia, e dentro i suoi ottimi versi. Aggiungo che raramente mi è successo di provare soddisfazione come questa dopo la lettura, sì, semplice e compiuta soddisfazione.
Flavio Almerighi

Lidia Grimaldi_Margherita ha tanti petali

***
Lidia Grimaldi, autrice completamente inedita, nasce a Cefalù il 15-7-1951. Intraprende studi classici ma è costretta a interromperli per motivi familiari da cui è spinta a iniziare l’attività di lavoro che la conduce a Milano, dove risiede a tutt’oggi. La passione per la scrittura in versi e in prosa, nasce sui banchi di scuola e la accompagna con fasi alterne per l’intero percorso di vita. Attraverso la scrittura sembra che riesca a trovare dentro di sé quegli equilibri che spesso le vicende del vivere quotidiano tentano di incrinare, presentando conti inaspettati di difficoltà di diverso peso, malattie e morti. Di tutti i pensieri affidati alla carta dall’età di dieci anni, restano poche cose scritte saltuariamente nell’arco degli ultimi venti anni ed in particolare dal 2008 in avanti, anno in cui si accosta alla poesia in rete e al sito di descrivendo in particolare. La condivisione dei propri testi e la lettura degli altrui rappresentano un incentivo anche ad ampliare i propri orizzonti in materia oltre il confine delle conoscenze acquisite scolasticamente. Il bisogno di fare poesia resta per l’autrice una sorta di stazione dove fermarsi, scendere e ripartire ogni volta che la vita deraglia. E’ lo spazio privato ed intimo della registrazione e dell’ascolto, il tempo di comprensione dell’incomprensibile. Un veicolo per trasportarsi altrove, la terza gamba di riserva per non cadere, il lenzuolo per l’evasione. E’ dissalatore o dolcificante per rendere bevibile l’imbevibile. O semplicemente l’orsetto immaginario a cui poter dare voce, raccontare e raccontarsi.


6 risposte a "Lidia Grimaldi: Margherita ha tanti petali (Neobar eBooks)"

  1. Condivido la “soddisfazione”, piena, di Flavio Almerighi alla lettura della poesia di Lidia Grimaldi. Poesia che si sofferma sull’essenza, misurata in una partecipazione amara e ironica di immagini e invenzioni che aprono su squarci e ferite di una umanità al capolinea (C’era un male bianco così fitto/ al capolinea del ventiquattro/ che a tagliarlo in due veniva meglio), dove tutto passa o, cadendo nel dubbio, si risolve nella negazione:
    “Teresa e il suo cagnino color fumo/l’hanno lasciata pure le parole/impigliate alla dentiera /sbriciolate coi crackers per il cane”… -Padre e figli…/che dite? /Una bestemmia/Non è accaduto/Non è accaduto niente/ Mai-
    La delicatezza del tocco in “Margherita”, “Daltonismo”, “Quattro passi di stupore”,
    gli endecasillabi spezzati della deliziosa “Mezza”; l’afflato più lirico di “Sogni di muschio”, “Palcoscenico”, e intimo di “Ritorni”. E quando, come già nella già citata “Teresa”, o in “Respiro Bianco”, “Ostaggi” e “La chiocciola”, lo scavo va più a fondo e diventiamo parte dello stesso smarrimento.

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  2. Davvero una buona poesia, l’occhio poetico sonda la realtà e ce la restituisce con immagini originali le cose appaiono più piene, circondate da un’aurea magica che le rende paradigmatiche, Teresa e Mezza sono quelle da me particolarmente apprezzate.

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  3. Interessante la poetica di Lidia Grimaldi in questa sua raccolta d’esordio in cui il canto si fa immagine indelebile nello specchio dei pensieri. Tanti flash, ricordi, emozioni, assenze incolmabili, “orfanezze”: è con ritmo sostenuto che questi versi sfogliano i petali dei giorni rubando spazio all’ombra.

    Rosaria Di Donato

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  4. colpisce l’universo olfattivo dei “ritorni” (gli odori custodiscono ricordi più intensi di qualsiasi immagine) e la domanda che cerca un punto di flesso tra materia vivente e inanimata (“se le strade riconoscono i passi dei ritorni / se noi manchiamo al sasso – ti cercò il sasso fermo al bagnasciuga – al parapetto, allo smusso / dove spesso inciampammo / sbucciandoci sempre lo stesso ginocchio”).
    ma più d’ogni altra cosa colpisce il tatto (in ogni senso) già dalla prima lirica dove l’eco d’una carezza riscalda tutta la prima strofa (il sole, un sogno mattutino, il calore umano roteante litteram). la sensazione, però, è che nel mentre prende corpo, la carezza precipiti nel baratro tra le due strofe. sì, intendo, senza che il dramma strazi le parole, aleggia la “trasfigurazione” di una perdita e il cerchio si richiude su se stesso (“la morte con la luce negli occhi”). eppure, nonostante la voce poetica sia consapevole dell’illusione/fuggevolezza (è un sogno, è un abbaglio), il piano tattile (emotivo) prevale comunque su quello visivo (razionale) nello stropiccio del verso finale: la carezza e il suo calore arrivano lo stesso per *irraggiamento*. non so se sono riuscito a spiegarmi, così a *caldo*.
    : )
    più oltre, come un’antitesi, ecco il “respiro bianco” freddo di neve (“eco di morte ineffabile”), un brivido a fior di pelle, reso avvolgente dalla chiusa “nuda di te”. un bianco che ritorna fitto di parole non dette/non scritte, celato tra i colori di “daltonismo” (titolo amarissimo, a rimarcare l’impossibilità d’ogni “ricordo rosso”).
    prigionieri come “ostaggi” di “impronte dopo ogni perdita” che ci tengono “per mano” e “in braccio”, i versi di Lidia Grimaldi incarnano la rappresaglia poetica delle “ossa curve” sotto il peso di una vita negata o “vissuta in coda/come formiche” in marcia verso il nulla quasi lapidario del “capolinea del ventiquattro”. raccontano la quotidianità “all’imperfetto”, raccontano un’umanità interrotta da “tutte le cose che non c’erano”, ma ancora “in cerca di emozioni”.
    insomma, se da un lato l’incompletezza sublimata nei versi (la mezza dozzina di evidenze negate a Teresa, la mezza luna gialla, la mezza mela rossa, la mezza sera, i manchi alla conca cava, il male bianco e fitto tagliato in due) getta “sale / per farsi piena” sulla ferita di “una ragione che valga / il peccato di vivere”, dall’altra la profonda maturità dell’autrice sa medicarne il non senso lasciandola essere ciò che è. sembra un gioco di parole, ma non vorrebbe esserlo, anzi mi viene da citare zio Federico quando si domandava “quanta verità può sopportare un essere umano”?
    complimentissimi dunque a Lidia Grimaldi e un grazie a Flavio Almerighi (di questo passo, mi farai cambiare idea sulla poesia)…

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