Roberta De Luca: Antropocene 1/ Fare i conti planetari

FARE I CONTI PLANETARI

Ciò su cui noi vogliamo mettere l’accento è l’indivisibilità e la complessità dell’ambiente. Per esempio l’atmosfera terrestre è miscelata così perfettamente e si ricicla così rapidamente attraverso la biosfera, che il prossimo respiro che voi fate potrebbe contenere atomi esalati da Gesù Cristo al Getsemani e da Adolfo Hitler a Monaco
(Preston Cloud e Ahron Gibor, biologi. Università della California, Santa Barbara)

Negli anni in cui scienziati e intellettuali ponevano l’attenzione sui cambiamenti epocali dell’ambiente, e si cominciava a definire il concetto di Antropocene, Primo Levi contribuiva in modo incisivo, anche se ancora nelle retrovie, al dibattito sull’emergenza planetaria. Già negli anni ’60 aveva letto Primavera silenziosa di Rachel Carson e si era occupato di problemi di sovrappopolazione, e, nel 1971 aveva pubblicato una raccolta di racconti – che potremmo definire “fantaecologici” – con il titolo Vizio di forma. Da quest’opera emerge, in prospettiva ecocritica, una riflessione sulle trasformazioni dell’habitat terrestre che il chimico Levi comunica, attraverso la chiave fantascientifica, a lettori un po’ disattenti e forse solo sintonizzati sul Levi grande testimone della Shoah. Nel 1979, Levi conduce un’analisi retrospettiva degli ultimi 20 anni (che si può leggere nella Prefazione a L. Caglioti I due volti della chimica) individuando due periodi ben distinti. Negli anni Sessanta si era vissuti in una “diffusa euforia” che faceva pensare “che il mondo avrebbe potuto avviarsi con fiducia verso un avvenire di crescente produzione, crescente consumo e crescente benessere”; negli anni Settanta, lo scenario era mutato e le crepe del sistema “excelsior” si stavano aprendo, per cui “era giunto il momento di fare i conti planetari”. Appare chiaro, quindi, come proprio negli anni ’70, si inizi ad evidenziare per Levi il vizio di forma, espressione che da qui in avanti utilizzeremo per indicare il risultato drammatico della nuova era geologica, chiamata Antropocene. Si sa, le datazioni sono puramente indicative e sicuramente il processo era cominciato dalla Seconda Rivoluzione industriale, con un’accelerazione massima dallo sgancio delle bombe atomiche sul Giappone nel 1945, ma forse solo nei decenni ‘70/’80 ci si è resi conto della gravità della situazione e degli effetti provocati dall’uomo sul pianeta e sull’uomo stesso, forse irreversibili, certamente allarmanti.

Nei prossimi testi, in questa sede, si intende sviluppare un discorso che riguarda la questione ecologica (nella duplice declinazione ambientale e socio-politica) attraverso Primo Levi, i suoi straordinari scritti, i suoi interventi sul tema, condotti dal punto di vista dell’uomo di scienza e dello scrittore, del centauro, come amava definirsi, che ebbe in sorte di vivere due vite: la distopia del Laboratorio sociale di Auschwitz e l’utopia del Laboratorio del chimico, la sola in grado, forse, di emendare il vizio di forma.
Roberta de Luca

(Bibliografia: Francesco Cassata, Fantascienza? Settima Lezione Primo Levi, Einaudi 2016)


6 risposte a "Roberta De Luca: Antropocene 1/ Fare i conti planetari"

  1. Grazie, Roberta. Sarà anche un modo per (ri)scoprire quella produzione di Levi meno conosciuta (La raccolta “Vizio di forma” è inclusa in “Primo Levi tutti i racconti”, pubblicato da Einaudi).

    "Mi piace"

  2. buona fortuna davvero a Roberta de Luca e agli altri autori che affronteranno il tema dei cambiamenti epocali dell’ambiente nell’Antropocene: sviluppare un discorso scientificamente e politicamente coraggioso sulla “questione ecologica” è diventato particolarmente difficile e complesso, negli ultimi decenni. in particolare è inquietante l’uso strumentale dell’ecologia da parte dalle pseudo-sinistre progressiste e internazionaliste. il fatto è che l’ecologia è un argomento di forte presa sull’opinione pubblica, Obama docet, e pertanto viene abilmente cavalcato dai potentati economico-finanziari – che guarda caso sono i massimi responsabili dei gravi danni subiti dall’ambiente, dal global warming alla sesta estinzione di massa sul pianeta Terra – creando un ossimoro mostruoso pompato dai media mainstream: l’ecologismo globalista e liberista, ovvero l’ecologismo che piace alle lobbies…
    in tal senso, Guy Debord, un tipo che a mio umile modo di vedere aveva capito molte cose, scrisse:
    “Il lobbying si fonda sull’abilità di saper presentare i propri interessi particolari come manifestazioni di interessi e valori superiori. Il lobbying può addirittura parassitare gli sforzi di razionalizzazione delle opposizioni (le pseudo-sinistre di cui sopra, ndn), le quali tendono sempre a cercare un progetto o una concezione ideale, laddove invece vi sono solo propositi affaristici. Il lobbying fagocita il linguaggio e le idee degli oppositori e, attraverso un’opportuna distorsione, li riutilizza ai propri scopi affaristici.”
    in ultima analisi, la mia sensazione è che l’ecologia sia largamente strumentalizzata in larga parte per distogliere l’opinione pubblica dalla più sanguinaria lotta di classe dai tempi della rivoluzione industriale. ma non solo… sbandierare posizioni ecologiste è un modo efficacissimo per generare grandi consensi di pubblico, così da rimpinguare l’anemica popolarità dei fantocci politici sponsorizzati dal potere economico-finanziario. e ancora, l’esperienza ci insegna che l’ecologia “reale” è soprattutto un business su cui fare lobbying (insieme ad onlus/ong http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/10/legambiente-fa-business-con-lecologia-i-dubbi-degli-esperti-e-una-onlus/1003675/) sfruttando nuovi e promettenti settori del mercato.
    si capisce che sono leggermente pessimista? Speriamo che Levi e Roberta mi risollevino il morale.
    : )

    "Mi piace"

  3. Purtroppo sono d’accordo con te Malos. E infatti non c’è nessuna pretesa e forse è tutto inutile. Ma si sa, la letteratura, quella grande, si pone obiettivi impossibili. Un bacio

    "Mi piace"

Lascia un commento