Poesie tratte da Distanze a Colmare di Ferdinando Distinto
Pregavo parole che cadessero
nel secco della notte
a portar via ogni sete
da tutte le mie mie gole.
E d’improvviso gocce
come se ogni seme
da ogni solco lì fuori
fosse con me
un grumo di preghiera.
E d’improvviso il cielo
e l’odore di terra
bagnata e scrosciare
amico di voci.
*
Posti al versante dei corpi
il pensiero si fa
eco di risacca.
Gola muta in esilio
dalla dittatura dei sensi.
Lì, dove solo il gesto
è pura voce.
*
Mi vedo piccolo al centro
di questo tavolino di cristallo.
In un vuoto di gesti
dove l’unica azione possibile
è tutta in una lacrima.
*
Seduta alla mia finestra,
ti guardavo nei contorni
confusi dell’ultima ora.
Mentre la tua coscia
sospesa sul vuoto
sabotava le disposizioni
di ogni prospettiva.
Nelle notti d’estate,
tra le strade che liquide tremano,
cerco la mia casa
e la finestra dove,
in un giorno di corpi
fatti maceria d’acqua,
hai lasciato il tuo nome ad asciugare
nel bianco dei miei occhi.
*
Un gesto ancora
Ancora un gesto per varcare
la linea che separa gli sguardi
Ancora un gesto a scavare
dalla terra ogni rancore
Un gesto per accogliere
stupore nelle crepe degli occhi
Un gesto che accompagni
maree di corpi
fatti strada al nulla
Un gesto di preghiera
che il corpo frani ancora,
ancora un altro pianto
Un gesto ancora
a cogliere dolore
nel solco degli zigomi
Un gesto che faccia
questo mio corpo tempio
di tutto ciò che manca
Solo per un istante
E poi di nuovo muti
Fino al prossimo gesto
*
Io mo te guardo
A te ca me si’ padre
ca me si’ madre e amante
Tu ca da me appretienn’
’na lengua sola
Tu ca da me appretienn’ sul’ ’e parole
ca già tenevo ’ncuorpo primm’ ’e tutt’ ’e parole
Mare,
io mo te guardo
ma ’e te guardà nun m’abbasta
E allora te sento, sento ca l’acqua toja
me saglie ’n cuorpo,
m’affoga ’e vene,
m’affoga l’uocchie
E allor chiagn’,
Chiagn’, no pe te regnere,
ma pe me regnere io,
chiagn’ pe t’essere uguale
Mo te guardo e te sento e penso
Chissà quanta chiant’
e quanta lacrime
’e dulore
’e piacere
’e ammore
Quanta lacrime ’e omm’
c’ hanno vuluto
pe te regnere?
(Adesso ti guardo/A te che sei padre/che sei madre ed amante/Tu che da me pretendi/una sola lingua/Tu che da me pretendi/solo le parole/che già avevo in corpo prima di ogni parola/Mare,/ora ti guardo/ma guardarti non mi basta/E allora ti sento, sento che l’acqua tua/mi sale in corpo/mi affoga le vene,/mi affoga gli occhi/E allora piango,/Piango, non per riempirti,/ma per riempirmi io,/Piango per esserti uguale//Ora ti guardo e ti sento e penso/Chissà quanto pianto/e quante lacrime/di dolore/di piacere/d’amore/Quante lacrime d’uomo/ci sono volute/per riempirti.)
Ferdinando Distinto nasce a Castellammare di Stabia (Napoli) nel 1983. Si laurea in Ingegneria Elettronica e parallelamente intraprende varie esperienze da attore, prima a Napoli poi a Roma. Nel 2015 ritorna a Napoli e dal 2017 lavora alla stesura della sua prima raccolta inedita di poesie “Distanze a colmare“.
La raccolta è risultata tra le opere segnalate al premio Bologna in Lettere 2019 ed ha ricevuto la menzione d’onore al premio Lorenzo Montano 2019.
Arriva immediata la sensazione di consapevolezza nei versi di Ferdinando Distinto, una nuova presenza poetica in cui ho avuto il piacere d’imbattermi. Calibrata la tessitura di ogni testo, la geometria tracciata a partire da un punto cristallizzato per ricostruire/distinguere quanto sia attorno. Attraverso la parola incorniciare un attimo per intuire il nord, una polarità dell’essere che si fa elemento dove distinguersi in una specchiata liquidità. Le distanze, le diagonali tracciate, così come si tracciano a volte con la mano sullo specchio appannato, per riuscire a scorgersi ancora, gli opposti e ancor più gli opposti degli opposti, una vertigine di ribaltamento dove diventa indispensabile focalizzare un particolare per non smarrirsi… una scelta di testi molto bella.
(La raccolta inedita di poesie “Distanze a colmare” è risultata tra le opere segnalate al premio Bologna in Lettere 2019 ed ha ricevuto la menzione d’onore al premio Lorenzo Montano 2019)
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Una poesia con un lessico preciso, le parole come gesti, come linee tracciate in un’incisione a puntasecca (la parola gesto ricorre in diverse poesie), e queste linee sembrano tracciare una loro direzione affettiva.
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