Gian Piero Stefanoni: Di novembre (alveo)

Estratto della prefazione di Mariella Bettarini:

Con amore, con grande amore, da figlio a madre, una poesia al giorno, a partire dal 27 novembre 2021, periodo del ritorno di una patologia che appariva lontana sino al terribile giorno della morte della madre, il 5 maggio 2022.
Questa raccolta poetica di Gian Piero Stefanoni (autore – dal 1999 – di numerosi, importanti volumi di versi, alcuni dei quali editi da Gazebo) è davvero più che preziosa per l’intensità dell’amore, del ricordo, ahimé del dolore, della condivisione con la Persona della Madre, con la sua totalità, per il mistero di tutto questo.
Si leggano versi (e interi testi) e se ne ascolti il ritmo, il suono, l’armonia, la “necessità”, la mestizia, l’amore, l’Amore davvero Totale.
“Accogliere ciò che è/ lasciarsi indagare.// Siamo deposito e lascito d’ombre” (19 dicembre 2021). “Come sarà quando tornerò qua senza te?/ Quale grazia verrà per me dall’abbandono?/ Vincerà il dolore o il ricordo?” (19 gennaio 2022).
(…) Resta sempre straordinario il fatto di scrivere quasi come “parlando” alle persone più care (e chi più cara della propria madre?). E ciò – certo – anche per la possibilità, la consapevolezza di poter condividere tutto questo con gli altri/le altre: parenti, amiche e amici ed anche lettrici e lettori finora sconosciute/i.
(…) Per concludere, vorrei citare altri versi di vita e di speranza, nonostante tutto: “Mi è venuto in mente Montale/ scendendo insieme le scale, il braccio/ teso a perdersi: “Secondo te/ quanto tempo ho ancora di vita?”// Intanto siamo qui, non irriflessi / non soli nell’abbraccio grande del mattino” (5 gennaio 2022). Grazie al cielo, qui la morte appare ancora lontana, così come in questo testo del 3 aprile: “La Messa insieme/ come hai chiesto/ inginocchiata sulla panca,// al battito delle mani nell’Osanna/ mi sono ritrovato bambino”. Grazie di tutto cuore, poeta amico Gian Piero, per questo tuo magnifico DONO umano e poetico.

Mariella Bettarini

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copertina

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Recensione di Maria Grazia Cabras

Un Diario dei giorni delle notti e dei mesi nell’approssimarsi di una primavera amara, cogliendo bagliori che possano illuminare la sofferenza nel tentativo di salvarla con la Poesia.

Passi e passaggi come distillazione paziente e necessaria di un dolore che disdegna la rimozione, reclamando visione e cura, l’urgenza di essere raccolto nel respiro del silenzio, nel duro interrogare (e interrogarsi).

L’Autore, in dialogo con la Madre (e con la Madre celeste), in dialogo con la Morte e la malattia che sfoglia e strema il corpo amato, restituisce al rammemorare il senso di una intera esistenza: la manifestazione di gesti intimi, quotidiani, la giovinezza di lei, il proprio ritornare bambino nella grazia di un istante che abita eternamente il cuore

Sera di distanze / nell’unità di Maria, / sì di una che accoglie nel deserto // Sera bassa, anche per te mamma, / spezzato corpo e dolore / nella pausa di tutte le madri.

Nel Caos dimora la morte, non esistono risposte adeguate o salvifiche per noi che assistiamo impotenti al suo incedere; la Fede e l’Amore possono donare conforto o lenire lo strazio legato alla consapevolezza della nostra caducità, mentre altre creature vivono vibrano nella pienezza dell’Aperto.

In questo “Canzoniere” d’amore (e di affetti), Gian Piero Stefanoni non canta il tormento e l’ardore per la donna amata, ma percorrendo il tempo della interiorità lungo un sentiero che consuma e ferisce, accompagna la madre fino alla riva estrema.

Con parole dense e commosse ci consegna il transito lentissimo di una esperienza universale, tra le difficoltà del dire e il mistero dell’Oltre.

Maria Grazia Cabras

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alcuni testi:

(Oggi non vorrei, anche il verso si frena,
anche la parola mi nasconde).

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Lo so,
sono giorni che qui non ti nomino,
lascio andare, scruto il mio nome,
mi giri intorno, mi assecondi
nella vastità del deserto.

*

La mente cerca uno spazio,
un respiro a diradare la nebbia.

Possiamo solo avanzare
dove non si tocca.

*

Ma la conta è quella dell’amore
se a chi si ferma un altro si aggiunge.

Pesci – e pane – a moltiplicarsi
nell’unità dello spirito.

*

Gli occhi sempre più
dentro a un mistero di cui non vedi il fondo,
ed i miei nei tuoi alla ricerca di un qualcosa
che non sopisce.

*

Le lettere d’amore
per chi come te è nella prova.

Sì “l’amore – dici nel tuo Cantico infinito –
può più del male”.

*

Gian Piero Stefanoni

Gian Piero Stefanoni nato a Roma nel 1967, laureato in Lettere moderne, ha esordito nel 1999 con la raccolta  In suo corpo vivo (Arlem edizioni, Roma- prefazione di Mariella Bettarini) vincendo nello stesso anno, per la sezione poesia in lingua italiana, il premio internazionale di Thionville (Francia)  e nel 2001, per l’opera prima, il “Vincenzo Maria Rippo” del Comune di Spoleto. Son seguite in cartaceo e in ebook una decina di titoli, gli ultimo dei quali sono Lunamajella (Cofine Edizioni, Roma , 2019) e Di novembre (alveo) (ebook LaRecherche.it, Roma, 2022).
Presente in volumi antologici, suoi testi sono apparsi su diversi periodici specializzati e sono stati tradotti e pubblicati in greco, maltese, turco e spagnolo ( Argentina, Venezuela, Cile e Spagna) oltre che in Francia e in Italia nel dialetto di alcune aree regionali.
Già collaboratore con “Pietraserena” e “Viaggiando in autostrada” è stato redattore della rivista di letteratura multiculturale “Caffè”  e, per la poesia, della rivista teatrale “Tempi moderni”. Dal 2013 sempre per la poesia è recensore di poesia per LaRecherche.it  e dal 2014 giurato del Premio “Il giardino di Babuk- Proust en Italie”.
Tra i riconoscimenti ama ricordare i più lontani, i premi “Via di Ripetta” e “Dario Bellezza” entrambi nel 1997 per l’inedito e l’ultimo, sempre per l’inedito, nella sezione poesia religiosa di “Arte in versi” nel 2021.

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