Georg Trakl – Anima azzurra, vagare oscuro – Antologia e traduzione a cura di Anna Maria Curci, M. Saya ed. 2023

La Costante di Fidia
Collana di classici italiani e stranieri diretta da Sonia Caporossi

Georg Trakl
Anima azzurra, vagare oscuro

Antologia e traduzione a cura di Anna Maria Curci Marco Saya Edizioni 2023

Copertina

Georg Trakl
Anima azzurra, vagare oscuro
selezione, traduzione, introduzione,
bibliografia, cronologia e note
a cura di Anna Maria Curci
prefazione di Paola Del Zoppo
postfazione di Massimo Morasso

Dall’introduzione di Anna Maria Curci:

Tradurre Georg Trakl e, ancor prima, percorrerne i te-sti, esplorandoli, auscultandoli oppure, semplicemente, la-sciandosi scuotere profondamente o repentinamente in-chiodare dalle rivelazioni combinatorie di presenze e toni cromatici così come dalle densissime concatenazioni sono-re, significa sperimentare, tornare a scoprire l’irriducibilità anche dolorosa della poesia, la sua prodigiosa e affascinan-te resistenza a ogni tentativo di spiegarne vie centrali e sentieri secondari, di trasportarne compiutamente lettera e senso. […[…] Andare incontro alla poesia di Trakl, lasciarsi attraver-sare, percuotere, illuminare da essa: tutto ciò mette in mo-to procedimenti e processi di varia natura. È, la sua, una poesia universale e dinamica, per dirla con i pensieri e lo spirito poetico di due voci ‘maestre’ per Trakl, quella di Hölderlin e quella di Novalis. Superato lo sgomento dinan-zi all’irriducibile bellezza, all’audace sublime, alla distanza tra gli estremi, sommo e intimo, sulla linea verticale per-corsa dall’espressione, ciò che rimane non è il mutismo, bensì un cambiamento profondo provocato non solo dalla consonanza alla quale si è poc’anzi accennato, ma altresì dal pungolo a indagare le ragioni di una forza che non si esaurisce. […]

[…] Trasporre in un altro sistema linguistico non solo il connubio, bensì anche il contrasto tra lemma e parola poe-tica come evocatrice e costruttrice di costellazioni, di mi-crocosmi e macrocosmi di senso, è un’opera che deve ne-cessariamente accogliere l’azzardo dell’interpretazione e la resa, questa, a sua volta, nel suo duplice movimento di re-stituire, nella misura possibilmente più ampia, architettura e musica del testo di partenza, il suo ‘corpo sonoro’, e di arrendersi consapevolmente dinanzi a «ciò che resta», al residuo che oppone resistenza a ripetuti tentativi di traspo-sizione, alla manifestazione di un mistero che si rivela e che continua a rivelarsi come irriducibile.
L’itinerario dei testi qui proposti, raccolti con il titolo Anima azzurra, vagare oscuro, un verso tratto da Anima dell’autunno, abbraccia anni di indagine sulla poesia dell’autore austriaco. […]

[…]Ogni traduzione porta con sé (accanto alla resa come sconfitta, seppur parziale, data dal sentimento di perdita di questo o quell’aspetto del ‘corpo sonoro’ della poesia origi-nale che si avverte come trascurato, ‘sacrificato’ nella solu-zione adottata) anche il frutto di una ricezione del testo di partenza che diventa, a sua volta, creazione poetica. […]

*

dalla prefazione di Paola Del Zoppo.

Trakl ad alta voce

Diversamente dalla maggior parte dei poeti moderni, Georg Trakl non ci ha lasciato riflessioni estetiche che diano indicazioni ermeneutiche stringenti e, a ben vedere, questa affermazione vale anche per la sua attività critica (alcune recensioni e poche frasi sulla poesia, oltre a una se-rie di riflessioni sparse nella corrispondenza). Non resta dunque all’esegeta che operare nei testi e sui testi, ricono-scendo il riflesso del pensiero solo nella sua forma già liri-ca. Eppure, la riconoscibilità della voce poetica rende alle poesie una profondità poetologica che va oltre ogni possi-bile trattato.

Specchi

Rainer Maria Rilke, dopo la lettura delle poesie di Trakl della raccolta Sebastian im Traum (Sebastian in sogno), pubblicata postuma nel 1915, si chiedeva come e quanto il tipo di esperienze iniziatiche di quelle visioni interiori si spingesse per trapassare la cortina dell’io. La figurazione ripetuta della liminalità come condizione esistenziale col-pisce il poeta praghese anche per la connessione con l’immagine dello specchio, a lui congeniale e cara: «…perché», afferma Rilke, «tutta l’esperienza di Trakl ci giunge come una immagine riflessa, e lo spazio al di là del-lo specchio resta impenetrabile». […]

*

 

.An den Knaben Elis

Elis, wenn die Amsel im schwarzen Wald ruft,
Dieses ist dein Untergang.
Deine Lippen trinken die Kühle des blauen Felsenquells.

Laß, wenn deine Stirne leise blutet
Uralte Legenden
Und dunkle Deutung des Vogelflugs.

Du aber gehst mit weichen Schritten in die Nacht,
Die voll purpurner Trauben hängt
Und du regst die Arme schöner im Blau.

Ein Dornenbusch tönt,
Wo deine mondenen Augen sind.
O, wie lange bist, Elis, du verstorben.

Dein Leib ist eine Hyazinthe,
In die ein Mönch die wächsernen Finger taucht.
Eine schwarze Höhle ist unser Schweigen,

Daraus bisweilen ein sanftes Tier tritt
Und langsam die schweren Lider senkt.
Auf deine Schläfen tropft schwarzer Tau,

Das letzte Gold verfallener Sterne.

.

Al fanciullo Elis

Elis, se il merlo chiama dentro il bosco nero,
È questo il tuo tramonto.
Le tue labbra bevono il fresco della fonte azzurra tra ⸤le rocce.

Lascia, se la tua fronte sanguina sommessa,
Leggende antichissime
E oscuro divinare il volo degli uccelli.

Ma tu ti addentri con passi morbidi nella notte,
Che pende colma di grappoli purpurei
E con gesto più bello muovi le braccia nell’azzurro.

Un roveto risuona,
Là dove sono i tuoi occhi di luna.
Oh, da quanto tempo, Elis, tu sei morto.

Il tuo corpo è un giacinto
Nel quale un monaco immerge le sue dita di cera.
Un antro nero è il nostro silenzio,

Da cui esce talvolta un mite animale
E abbassa lento le palpebre pesanti.
Sulle tue tempie goccia rugiada nera,

L’ultimo oro di stelle cadute.

*

Seele des Lebens

Verfall, der weich das Laub umdüstert,
Es wohnt im Wald sein weites Schweigen.
Bald scheint ein Dorf sich geisterhaft zu neigen.
Der Schwester Mund in schwarzen Zweigen flüstert.

Der Einsame wird bald entgleiten,
Vielleicht ein Hirt auf dunklen Pfaden.
Ein Tier tritt leise aus den Baumarkaden,
Indes die Lider sich vor Gottheit weiten.

Der blaue Fluß rinnt schön hinunter,
Gewölke sich am Abend zeigen;
Die Seele auch in engelhaftem Schweigen.
Vergängliche Gebilde gehen unter.

.

Anima della vita

Declino che oscura morbido il fogliame,
Nel bosco abita il suo vasto silenzio.
Presto pare un villaggio digradare spettrale.
La bocca della sorella sussurra in mezzo a rami neri.

Il solitario presto si dileguerà,
Forse un pastore su sentieri oscuri.
Dalle arcate arboree emerge silenzioso un animale
Mentre si allargano le palpebre dinanzi alla deità.

Il fiume azzurro scorre bello al di sotto,
Nuvole a sera si palesano;
L’anima anche in angelico silenzio.
Fugaci forme fantastiche tramontano.

*

Menschheit

Menschheit vor Feuerschlünden aufgestellt,
Ein Trommelwirbel, dunkler Krieger Stirnen,
Schritte durch Blutnebel; schwarzes Eisen schellt,
Verzweiflung, Nacht in traurigen Gehirnen:
Hier Evas Schatten, Jagd und rotes Geld.
Gewölk, das Licht durchbricht, das Abendmahl.
Es wohnt in Brot und Wein ein sanftes Schweigen
Und jene sind versammelt zwölf an Zahl.
Nachts schrein im Schlaf sie unter Ölbaumzweigen;
Sankt Thomas taucht die Hand ins Wundenmal.

.
Umanità

Umanità schierata innanzi a bocche da fuoco,
Un rullo di tamburi, fronti di oscuri guerrieri,
Passi attraverso nebbia di sangue; ferro nero squilla,
Disperazione, notte in cervelli tristi:
Qui l’ombra di Eva, caccia e denaro rosso.
Nubi che luce squarcia, la Cena.
Un soave silenzio dimora in pane e vino
E quelli sono riuniti, dodici di numero.
Di notte gridano nel sonno sotto rami d’ulivo;
San Tommaso immerge la mano nel segno delle piaghe.

*

Verklärung

Wenn es Abend wird,
Verläßt dich leise ein blaues Antlitz.
Ein kleiner Vogel singt im Tamarindenbaum.

Ein sanfter Mönch
Faltet die erstorbenen Hände.
Ein weißer Engel sucht Marien heim.

Ein nächtiger Kranz
Von Veilchen, Korn und purpurnen Trauben
Ist das Jahr des Schauenden.

Zu deinen Füßen
Öffnen sich die Gräber der Toten,
Wenn du die Stirne in die silbernen Hände legst.

Stille wohnt
An deinem Mund der herbstliche Mond,
Trunken von Mohnsaft dunkler Gesang;

Blaue Blume,
Die leise tönt in vergilbtem Gestein.

.

Trasfigurazione

Quando si fa sera,
Sommesso ti abbandona un volto azzurro.
Un uccellino canta su dal tamarindo.

Un frate mite
Giunge le mani estinte.
Un angelo bianco visita Maria.

Una ghirlanda notturna
Di mammole, grano e uva purpurea
È l’anno di chi guarda.

Ai tuoi piedi
Le tombe s’aprono dei morti,
Quando la fronte adagi nelle mani d’argento.

Quieta dimora
Sulla tua bocca la luna d’autunno,
Cupo canto stordito d’oppio;

Fiore azzurro,
Che sommesso risuona su rocce ingiallite.

*

.

Dalla postfazione di Massimo Morasso:

[…] con Trakl la lacerazione psichica va a braccetto con la vis immaginativa, come un motore esteticamente salutare, e la follia dell’artista (fin) da giovane fa il suo me-stiere alleandosi con la parte sana di una mente porosa; tanto da generare quel tempestoso e pur fertile dis-equilibrio esistenziale al quale ha accennato Karl Kraus, quando ha detto che gli è stato sempre incomprensibile come Trakl potesse vivere, visto che «la sua follia lottava con eventi divini». Frase che circoscrive un destino, uma-no e letterario.
Trakl è un ispirato da Dio, e scaglia il suo difficile verbo contro un cielo abitato, con la consapevolezza di chi sa che il suo disagio è l’inevitabile, “naturale” correlativo interio-re di una mania soprannaturale: «Gottes Schweigen/ Trank ich aus dem Brunnen des Hains.» («Il silenzio di Dio/ Lo bevvi alla sorgente del bosco.», qui a pp. 40-41).
La theia manìa evocata da Platone nel Fedro è la più as-sidua compagna d’esistenza di Trakl, pura energia dello spirito che, precipitando, lo invasa. Fra i letterati, nessuno più di lui ne ha frequentato la quadriforme potenza. E Trakl, fin da giovanissimo, non ha mai pensato a nascon-derla per vie di sordina retorica. La presenza in lui di qual-cosa di soverchiante s’avverte nel modo in cui Trakl affon-da con nettezza il suo bisturi visionario nel corpo sazio di buonsenso della lingua. In certi testi si manifesta all’improvviso, in punta d’immagine o in sentenza, in altri segna il corso del dettato come le briciole di pane il sentie-ro boschivo di Pollicino.[…]

***

Anna Maria Curci, nata a Roma, insegna lingua e letteratura tedesca in un liceo statale della sua città. È nella redazione della rivista “Periferie”, diretta da Vincenzo Luciani e Manuel Cohen; per il sito “Ticonzero” di PierLuigi Albini ha ideato e cura la rubrica “Il cielo indiviso”. Ha tradotto, tra l’altro, poesie di Lutz Seiler (La domenica pensavo a Dio/Sonntags dachte ich an Gott, Del Vecchio 2012), di Hilde Domin (Il coltello che ricorda, Del Vecchio 2016) e i romanzi Johanna (Del Vecchio 2014) e Pigafetta (Del Vecchio, 2021) di Felicitas Hoppe. Ha pubblicato i volumi di poesia Inciampi e marcapiano (LietoColle 2011), Nuove nomenclature e altre poesie (L’arcolaio 2015), Nei giorni per versi (Arcipelago itaca 2019), Opera incerta (L’arcolaio 2020), Insorte (Il Convivio 2022).


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