“Traducendo” che è anche un trasporto e un lasciarsi trasportare, così il moto in altro luogo (portandosi appresso il proprio segno) e anche il moto dello spirito e della poesia si dilatano e poi intrecciano come lo yin-yang, come i groviglie dei vivi a quelli dei morti (anche se tengo carissimo ciò che la nonna con Panaro nello spirito va traducendo; ““Giancarlo non diventare vecchio, e lascia
che siamo noi morti a seppellire i nostri
morti”., e quello che tu chiedi/rispondi: “E il primo amore?/Se mi fermo sono perduto”.)
è un pdf molto bello, con il regalo delle poesie tradotte tue e quelle tradotte di altri mentre vai traducendo (bello questo movimento che, in un certo senso, fissa (ciò che è appunto “tradotto”), ma che si sviluppa.
Lo tengo caro, così come caro quel “Imparare di nuovo l’alfabeto” di Sitor Situmorang (che mi hai fatto un poco conoscere!)
“Perché tradurre è passare di lì gettando uno
sguardo che inquadra di sbieco
e candisce il povero Sanpaolo in prigione
d’un Raffaello svagato, è un memento
sono lame di tende bianche che sbucano
dalla sottoveste di un teatro.”
Una definizione suggestiva di tradurre che cattura l’essenza di questa attività per Giancarlo. Tradurre è ri-scrivere, il traduttore quindi come scrittore, poeta in questo caso, che usando il gerundio sottolinea letteralmente il “condurre di là”, in uno spazio altro e oltre, su di un nuovo palco. Un’altra finzione, ovvero visione del vero, che si fa momento, tempo sospeso, come in un aereo in volo. E in aereo trova il nostro il modo e il nodo che lega una vita fatte di tante vite, un unico mosaico immenso e intimo da Malpensa e in capo al mondo.
“I poeti muoiono adolescenti”
grazie.
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“Traducendo” che è anche un trasporto e un lasciarsi trasportare, così il moto in altro luogo (portandosi appresso il proprio segno) e anche il moto dello spirito e della poesia si dilatano e poi intrecciano come lo yin-yang, come i groviglie dei vivi a quelli dei morti (anche se tengo carissimo ciò che la nonna con Panaro nello spirito va traducendo; ““Giancarlo non diventare vecchio, e lascia
che siamo noi morti a seppellire i nostri
morti”., e quello che tu chiedi/rispondi: “E il primo amore?/Se mi fermo sono perduto”.)
è un pdf molto bello, con il regalo delle poesie tradotte tue e quelle tradotte di altri mentre vai traducendo (bello questo movimento che, in un certo senso, fissa (ciò che è appunto “tradotto”), ma che si sviluppa.
Lo tengo caro, così come caro quel “Imparare di nuovo l’alfabeto” di Sitor Situmorang (che mi hai fatto un poco conoscere!)
Grazie anche ad Abele.
Un caro saluto
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“Perché tradurre è passare di lì gettando uno
sguardo che inquadra di sbieco
e candisce il povero Sanpaolo in prigione
d’un Raffaello svagato, è un memento
sono lame di tende bianche che sbucano
dalla sottoveste di un teatro.”
Una definizione suggestiva di tradurre che cattura l’essenza di questa attività per Giancarlo. Tradurre è ri-scrivere, il traduttore quindi come scrittore, poeta in questo caso, che usando il gerundio sottolinea letteralmente il “condurre di là”, in uno spazio altro e oltre, su di un nuovo palco. Un’altra finzione, ovvero visione del vero, che si fa momento, tempo sospeso, come in un aereo in volo. E in aereo trova il nostro il modo e il nodo che lega una vita fatte di tante vite, un unico mosaico immenso e intimo da Malpensa e in capo al mondo.
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Giancarlo è nella grande tradizione legata alla traduzione: fatta da poeti!
mm
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