5 risposte a "Pasquale Vitagliano, oltre il muro (Augusto Benemeglio)"

  1. Per me va benissimo,lo considero un arricchimento dell’articolo stesso. Spesso i poeti si ispirano
    a delle immagini, e viceversa, alcuni pittori o scultori hanno realizzato grandi opere ispirandosi a dei versi ( in fondo la pittura è una forma di poesia colorata), ma che ci si potesse ispirare ad una recensione, come dire?, non lo credevo possibile e comunque non me l’aspettavo. Grazie.
    Un caro saluto
    Augusto

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  2. Avevo idee che mi portavo /in tasca come pietre/sotto la pressa dei brogli/ tufo ne è rimasto in mano//…Il sole muore d’estate,/mentre il mondo sbianca;/si sciolgono gli orli della pelle,/la città è vuota. Siamo rimasti soli./ Il mio palmo aperto è il seno della terra.”
    Trovo anch’io che la poesia di PVita si nutra di una visione fisica della realtà e che i suoi versi siano la materializzazione di un paesaggio natio che diviene humus, testo e contesto di una scrittura corporea, incisa sulla pelle stessa del poeta.

    Un saluto,

    Rosaria Di Donato

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