Annamaria Ferramosca: Ciclica

Ciclica loc legg (1)

Da ‘Ciclica’   — Annamaria Ferramosca

Ed. La Vita Felice, collana Le voci Italiane, Milano, 2014

 

urti gentili

 

mi manca la lingua   mi manca

quella timidezza di vocali aperte

di zeta dolce nel grazie

un incurvarsi della voce in gola

come a piegarla fossero le pietre

salentine del ricordo o forse

una malinconia residua della nascita

ingorgo che resiste

allo sperpero del vivere

 

furore dei cieli di una volta

grida bianche dei dolmen che insistono

nel vedere il mattino sorgere

sulle rovine   ogni volta

qualunque sia l’inclinazione della luce

 

mi manca quella strana paura

prima di ogni viaggio

come un sottile rifiuto della distanza

come di albero che impone alle radici

un limite all’espandersi e si concentra

sulla cura dei frutti

 

pure amo

tutto questo calpestio di genti nella città

l’impasto lento di animelingue

il rompersi dei meridiani   l’inarcarsi dei ponti per

urti gentili

questo annodarci annodando

i cesti della fiducia con antiche dita

 

ciclica copertina

C’era bisogno di una lingua nuova, esposta alla babele dei ‘mille alfabeti’, predisposta alle ibridazioni, all’ospitalità senza preclusioni di sorta. Una lingua contaminata e meticcia, esposta ai venti di novità, al ‘soffio multilingue‘, tra geologia e biologia, tra techne e angelezza: c’era urgenza di una lingua che si facesse carico del vento di novità ipertecnologico e virtuale, scientifico e sensibile, fisico e corporeo, e che nondimeno registrasse sopravvivenza e insorgenza dei realia, di ‘tutto il rumore del mondo’.   Manuel Cohen (dalla 2^ di copertina)

Qui il booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=hIQzUmtDpfM

sull’autrice: http://www.lavitafelice.it/autore-annamaria-ferramosca-121290.html

Dicono di questo libro:

Vi è tutta una circolarità in questa poesia, come in quella precedente di Curve di livello e di Other Signs, Other Circles. È soprattutto una circolarità essenziale di uomini e donne raccolti intorno al fuoco, nella condivisione del pasto, del racconto, della poesia («un tempuscolo rovente che accenda/ la permanenza stabile del coro/ torremadre inattaccabile dove/ le lingue si traducono solo sfiorandosi»). Ferramosca sfida la curva del tempo, la piega fino a farci toccare la comunanza dell’essenziale, l’essenzialità del graffio, dell’incisione sulla pietra. La poetessa sembra qui soffermarsi e riflettere sul linguaggio come suono della bellezza, come luce del senso prima ancora che come logos capace di definire e razionalizzare. Luca Benassi    (Almanacco Punto, puntoacapo,2014)

In un gioco finissimo di accenni, di chiamate, di affacci, la ciclicità del modularsi del testo prende e lascia la circostanzialità puntuale dell’accadere, il venirci incontro dell’esperienza e il profilo del mondo che vorremmo abitare, il sogno di una cosa e l’orrore del presente con le sue pubbliche deputazioni, con il suo “gergo”. L’effetto è quello di una sequenza poematica di forte suggestione, che ci porta altrove, nello slargo del mito tra le radici e il cosmo, mentre è profondamente coinvolta in una autoanalisi della poesia e dolorosamente innestata nel tempo a cui apparteniamo. Marcello Carlino ( corr.priv.2014)

La saggezza persuasa di Ferramosca salva le cose (e le parole-quasi organo del corpo) non dal loro mutare, ma dalla bestemmia di un tempo orientato e centrifugo. Così, in chiusura, il mutamento dice un pacificato dolore del ritorno con la pacatezza gentile di un ponte che congiunga gente, paesaggi, vite, età nello spazio tra due sponde. Attraversarlo è ritornare e il ponte si fa parola e, nel mondo, lo sfiorarsi della lingua è fenomenologia di un credo saldissimo: che il ponte sia anzitutto dimora. Luca Pasetto (dalla motivazione Premio Anna Osti,2013)

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Reperibilità del volume: in libreria e on line

Ordini on line: amazon, ibs, lafeltrinelli, inMONDADORI, libreria universitaria.


8 risposte a "Annamaria Ferramosca: Ciclica"

  1. Inoltriamo agli amici romani l’invito per la presentazione della nuova raccolta di Annamaria che vedrà anche la lettura della traduzione di uno testi, ‘Urti gentili’, in inglese, francese, tedesco, romeno, greco e russo, a sottolineare uno dei temi più cari alla poetica dell’autrice, l’incontro e il dialogo tra culture diverse.

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    1. La mia larga gratitudine a tutti coloro che, come qui fa per me Abele, si dedicano ogni giorno a questo lavoro di dilatazione della poesia, qualcosa che sembra essere oggi di così poco conto, ma che esiste e resiste grazie anche a questa sensibilissima catena in rete.

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