Giancarlo Locarno: Abdul Hadi W. M. – Meditazioni

Abdul Hadi Wiji Muthari ( nato a Sumenep, Java, il 24 giugno 1946) è un poeta, filosofo e giornalista indonesiano. Ha studiato Filosofia in Germania e in Malesia, e Letteratura Comparata negli USA (Iowa), conosce diverse letterature occidentali che insegna all’università Paramadina di Jakarta.

Ho già accennato a questo autore qualche anno fa nel post sulle poesie di Kriapur, un grande poeta indonesiano di religione cristiana, che era suo amico e collega all’università. Kriapur è morto molto giovane per un incidente, e Abdul Hadi ha  pubblicato e fatto conoscere le sue poesie, che altrimenti sarebbero andate perdute.

I due poeti hanno in comune l’interesse per la religione, ma con uno sguardo molto particolare e poco ortodosso,  l’uno cristiano, l’altro musulmano, le loro poesie sembrano lo specchio di un dialogo, che sicuramente è avvenuto nella realtà.

Con il volume “Meditazioni” (Meditasi) nel 1974  Abdul Hadin si è avvicinato al misticismo Sufi, di cui è diventato uno studioso.  I Sufi non sono molto ben visti negli ambienti ortodossi, perché considerati sostenitori di un sincretismo che mescola concetti provenienti da diverse religioni. In particolare Abdul Hadi  ha studiato l’opera del poeta e mistico Sufi Hamzah Fansuri  (1590? dc), che oggi viene considerato il primo poeta conosciuto della letteratura malese, quella letteratura che fornisce uno dei substrati classici alle letterature moderne indonesiana e malese. Anche l’opera di Hamzah Fansuri  ha rischiato di scomparire, perché giudicata eretica, sosteneva una forma di panteismo nel quale le creature sono emanazione costante e diretta di Dio. Questo non è accettabile nell’islam ortodosso, perché annulla la differenza tra creatore e creato, che devono invece restare  completamente separati e incommensurabili. L’opera di Hamzah Fansuri è stata bruciata  e ha subito una damnatio memoriae, le poche cose che si conoscono di lui sono derivate dalle autocitazioni alla fine delle poesie, secondo la maniera araba e persiana.

In conclusione del post, solo a titolo di esempio, riporto una sua Syair, una composizione  formata da una successione di quartine monorima, sono testi difficili da comprendere e da tradurre, perché la lingua è infarcita di molti tecnicismi teologici e molte parole sono anche in arabo (che ho lasciato tra parentesi), i tre puntini indicano quartine tralasciate perché, per me, incomprensibili.

Tarda notte d’estate ad Amburgo

“Fondale marino in un cielo bagnato
come se nella piscina nuvolosa
stesse cantando per noi stasera la pioggerella
e il vento soffia ancora, fa tutto da solo
e noi siamo di corsa:
non sappiamo ancora dove andare a casa stasera
o forse siamo solo due paia di scarpe”.

Correndo nella nebbia, il mio cappello urlò e cadde
quindi cadete anche voi oh parole che mai dissi
meno libere del corpo.
Quando l’orizzonte si allungò di nuovo
e sentimmo di arrivare, dimenticasti
la pioggerella ferma tra le ancore fragorose
della nostra stanza
dove ci siamo abbracciati
come due case che sarebbero crollate.
1974

Larut malam, Hamburg musim panas
 

Laut tidur. Langit basah
Seakan dalam kolam awan berenang
Pada siapakah menyanyi gerimis malam ini
Dan angin masih saja berembus, walau sendiri

Dan kita hampir jauh berjalan:
Kita tak tahu ke mana pulang malam ini
Atau barangkali hanya dua pasang sepatu kita
Bergegas dalam kabut, topiku mengeluh
Lalu jatuh

Atau kata-kata yang tak pernah
sebebas tubuh

Ketika terbujur cakrawala itu kembali
dan kita serasa sampai, kita lupa
Gerimis terhenti antara sauh-sauh yang gemuruh
Di kamar kita berpelukan bagai dua rumah yang mau rubuh
 
1974

Conversazione col gatto

Non riesco a comprenderti sempre chiaramente
anche se non sono miope e tu non sei velato.
Solo che ogni cosa è rimasta troppo naturale, com’era alle origini:
gustare i mille sapori, interpretare i gesti delle mani,
calibrare lo stile di conversazione, capire le ombre sotto le sedie
e anche che i passi della nostra vita sono destinati a morire.
Per te abbandono le mie parole e tutto quanto è parlato
ci veniamo incontro, naso contro naso, come due bocche che si baciano.
E come un gatto anch’io spio la preda che si rifugia sull’albero.
Per noi due guatare quella cosa nascosta fra i rami non è una figura retorica.
1974

Amsal seekor kucing

Selalu tak dapat kulihat kau dengan jelas
Padahal aku tidak rabun dan kau tidak pula bercadar
Hanya setiap hal memang harus diwajarkan bagai semula:
Selera makan, gerak tangan, gaya percakapan, bayang-bayang kursi
Bahkan langkah-langkah kehidupan menuju mati

Biarlah kata-kataku ini dan apa yang dipercakapkan
bertemu bagai dua mulut yang lagi berciuman
Dan seperti seekor kucing yang mengintai mangsanya di dahan pohon
Menginginkan burung intaiannya bukan melulu kiasan
1975

La condition humaine
 
Nella foresta dei miei antenati
c’è solo un albero di mango
-ora senza frutti e senza foglie-
Mio padre disse:
“La terra in cui sei cresciuto non è fertile, ragazzo! ”
Mentre si mangiava
I frutti dall’albero di mio nonno con molto gusto.
E a volte la sera
senza dirlo a mia moglie
ho rubato e mangiato il frutto
dall’albero di mio figlio
non ancora maturo.
1975

La condition humaine

Di dalam hutan nenek moyangku
Aku hanya sebatang pohon mangga
— tidak berbuah tidak berdaun –
Ayahku berkata, “Tanah tempat kau tumbuh
Memang tak subur, nak!” sambil makan
buah-buahan dari pohon kakekku dengan lahapnya

Dan kadang malam-malam
tanpa sepengetahuan istriku
aku pun mencuri dan makan buah-buahan
dari pohon anakku yang belum masak
1975

Inverno –  Iowa 1974

Squame di polvere di cielo, sole miope
balla dai suoi capelli bianchi con migliaia di farfalle
danza venti frastornanti nelle foreste e nei deserti
danza le onde del fiume che si restringono dalla notte alla fine
1974

Winter – Iowa 1974

langit sisik yang serbuk, matahari yang rabun
menarilah dari rambutnya yang putih beribu kupu-kupu
menarilah dan angin yang bising di hutan dan gurun-gurun
menarilah, riak sungai susut malam-malam ke dasar lubukku
1974

Note a Meditazioni.
Nella I viene citato il poema persiano di Farid Attar “Il linguggio degli uccelli”,

nel quale si racconta come tutti gli uccelli della terra partano alla ricerca del Simurgh, uccello mitico che per i Sufi rappresenta la ricerca di Dio, di questi uccelli dopo molte peripezie ne  sopravviveranno solo trenta, che alla fine del viaggio si accorgeranno di essere diventati loro stessi il Simurgh.

Nella III, kinanti è una canzone Giavanese (dono di Dio).

Meditazioni
 
I

Abbraccio il chiaro di luna il mio corpo è freddo.
Alle soglie della luce ci appare davanti una vecchia chiesa.
Appena la campana suona, migliaia di uccelli volano dentro per purificarsi.
Hanno  sempre seguito la stessa strada, hanno sempre cantato la stessa canzone
e si sono sempre smarriti nello stesso nido.
Poi sentiamo le vibrazioni di un coro, come  un fragore di vento dalla spiaggia.
Così dice la canzone:
“Per l’amor di Gesù, per la ricompensa del cielo
allontaneremo da noi i nostri peccati.
Io sono il signore di Giobbe e Giuseppe, il pastore di Mosè e Maometto –
sulla vostra strada ho sparso il loro profumo di stelle e di frutti”.
Oh uccelli, avete letto Farid Attar?
Gerusalemme e la Mecca non sono così grandi come i nostri cuori  e le nostre anime
dove crescono rigogliosi alberi ombrosi.
Sotto le fronde cantiamo  tutto il mattino, tutto il pomeriggio.

II

Qui sono stato un monaco da tempo immemorabile, me ne stavo zitto
col mio bel copyright chiuso nell’armadio di legno
delle verità che ho ricevuto dalla rugiada e dalle rose
nell’indefinito senza tempo
come fossero donne e baci delle stelle.
Ma ora in giro c’è questa vecchia che tenta sempre di sedurmi
e mi chiede di succhiare ancora il suo seno secco e sterile.
E’ così che va.
E questa donna è il mondo.

III

Ero stanco di andare su e giù per il tempio
dentro e fuori  nella chiesa e nella moschea.
Dio ha un senso più ristretto del mio di nazionalità, disse:

“Mosè! Mosè! Io sono il dio degli israeliti! ”

Nella moschea, in un’altra casa sacra, disse anche:
“Io sono il dono del mondo intero, ma la mia luce si irradia in arabo “.

Sono perplesso, quali sono le carenze di noi giavanesi?
Cantando Bach in una canzone kinanti mi dico che Buddha si è fatto
sciamano a Madura.

Ho trovato lo stesso suo raggio negli occhi di mio nonno quando è morto.
Se il suo tempo entrerà nella città che diventerà un continente,
ne farò il mio  paese
abiterò la perché anch’io sono una sua casa

IV

Discuti porta a porta. Canta porta a porta. Bussando molte volte.
Non ho mai saputo dove fossi veramente, in una moschea, in un tempio o in una chiesa.
Una volta credevo nell’amore e nella saggezza lontani dalla mia volontà.
Mi dissero: “Sii gentile con tutte le persone e cammina sul sentiero santo!”
Come un asino camminavo portando carichi altrui per arrivare nel deserto.
La carovana non poteva  più mostrarmi la strada. La mezzanotte ci ha separato.
Le stelle salgono felici nel cielo alto.
Nel mezzo della fame e dell’aridità sono diventato un leone.
Non voglio più ascoltare sermoni e consigli.
Il mio sacramento è il nulla. La mia meta è in continua evoluzione.
E la mia città santa è il cuore.
Sarò il muezzin nella torre
eseguirò la chiamata, anche i vermi si riuniranno per venire da me
di tramonto in tramonto a pregare preghiere storte per la nuova pace del mondo.

V

Non ora. Farai meglio a venire da me nel pomeriggio
nell’ora in cui mi guardo allo specchio.
Ma non venire da rinato o da incarnato.
Dimmi Dio, hai davvero un nome? Da dove vieni?
Qual è la tua nazionalità? E qual è la tua religione?

L’umanità è fantasiosa. Siete bravi a fare centinaia di teorie
difficili su di me.  Ma chi sono veramente
io stesso non l’ho mai saputo, non so realmente da dove vengo
e nemmeno dove sto andando.

Meditasi
 

I

Kupeluk sinar bulan. Tubuhku kedinginan.
Di gerbang cahaya yang berkilauan akan segera nampak di depan kita sebuah gereja tua. Ketika lonceng berbunyi beribu burung terbang ke sana hendak mensucikan diri. Sebab selalu ditempuhnya jalan yang sama, selalu dinyanyikannya lagu yang sama dan sesat di sarang yang sama.
Lalu kita dengar paduan suaranya. Seperti deru angin di pantai. “Demi Jesus, pahala sorga dan kenikmatan, akan kami hapuskan dosa kami seluruhnya,” begitu nyanyian mereka. “Tuhan, pujaan Ayub dan Yusuf, gembala Musa dan Muhammad – bentangkanlah pada kami jalan yang benar dari aroma bintang dan buah-buahan.”
O, burung-burung, sudahkah kau baca Farid Attar?
Yerussalem dan Mekkah tidak seluas hati dan jiwa ini.
Pohon-pohon rindang lebat tumbuh juga dalam hatimu.
Nyanyikanlah itu sepanjang pagi sepanjang sore.

II

Di sini semenjak lama aku aku adalah seorang rahib yang mengheningkan
cipta dalam sebatang kayu.
Kebenaran kudapat dari embun dan mawar.
Abadi.
Seperti ciuman perempuan dan bintang-bintang.
Tapi perempuan tua ini selalu merayuku dan minta aku menyusu pula
hingga kering dan mandul teteknya.
Itulah dunia.

III

Akupun sudah letih naik turun candi, ke luar masuk gereja dan mesjid.
Tuhan makin sempit rasa kebangsaannya,
“Musa! Musa! Akulah tuhan orang Israel!” teriaknya
Di mesjid, di rumah sucinya yang lain ia berkata pula:
“Akulah hadiah seluruh dunia, tapi sinarku memancar di Arab.”
Aku termenung. Apa kekurangan orang Jawa?
Kunyanyiakn Bach dalam tembang kinanti dan kupulas Budha jadi
seorang dukun di Madura.
Aku menemu sinar di mata kakekku yang sudah mati.
Bila hari menahun dan kota jadi benua, aku akan bikin negeri di sebuah
flat karena aku pun adalah rumah-Nya.

IV

Bercakap-cakap dari pintu ke pintu. Bernyanyi dari pintu ke pintu. Mengetuknya berkali-kali. Sudah lama aku tak tahu di mana Dia sebenarnya, di mesjid, di kuil ataukah di gereja.
Pernah aku percaya benar pada cinta dan kebijaksanaan yang jauh dari kemauanku sendiri. Kata mereka, “Berbaiklah kepada semua orang dan berjalanlah di jalan suci!” Bagai seekor keledai aku pun melenggang membawa beban berisi hartanya dan sampai di sebuah gurun.
Kafilah tidak bisa menunjukkan jalan lagi. Kemi berpisah tengah malam.

Bintang-bintang berloncatan gembira di langit yang tinggi.

Tapi di tengah kelaparan dan panas aku pun menjelma seekor singa.

Aku tak mau lagi mendengarkan khotbah dan nasehat.

Sakramenku ialah ketiadaan. Sahabatku perobahan yang terus-menerus. Dan kota suciku ialah hati. Kalau di menara itu nanti kuteriakkan azan cacing-cacing akan berkumpul mendatangiku di waktu magrib bersembahyang berzikir mendoakan ketentraman dunia yang baru.

V

Tidak. Sebaiknya kau datang saja di sore hari di saat aku bercermin.
Tapi jangan lagi mewujud atau menjelma.
Tuhan, siapakah namaMu yang sebenarNya? Dari manakah asalMu?
Apakah kebangsaanMu? Dan apa pula agamaMu?
Manusia begitu ajaib. Mereka pandai benar membuat ratusan teori
tentang Aku dengan susah payah. Tapi siapa Aku yang sebenarnya
Aku sendiri pun tidak pernah tahu siapa sebenarnya Aku, dari mana
dan sedang menuju ke mana.
1974

Hamzah Fansuri

Syair dei nomi di Dio

Ahi, tutti noi adoriamo i nomi del signore
“Luce divina” (Yogya) è il primo
perché il nostro Signore si è illuminato nei secoli dei secoli
ha fuse in sé le sette caratteristiche.

Venite sulla montagna più alta
sotto di essa c’è uno specchio d’acqua
ma è d’obbligo conoscere se stessi
come la natura di Dio risieda nei nostri corpi.

“Coscienza intarsiata di perfezione” (haqiqat khatam)
profonda come la luce del mare
fermate le onde del vento che fuoriescono
e diventate il secondo Sultano della natura.

Nostro Signore è “ l’Essenza dell’Essenza”.
tutto è bene (Awwainya Hayy) ha nominato per la prima volta la natura
e gli studiosi ardono dal desiderio
di conoscerne le forme.

Il quarto nome (Qadir) è ’”Onnipotente pienezza” (Qudrat Tamam)
tutti e cinque sono chiamati (Kalam) “Teologia”
il sesto “Il supremo” (Sami) con il suo essere sarà
la fine di ciò che è proibito (hamar) e di ciò che è permesso (halal).

Il settimo è “l’esistenza dell’antico” (qadim)
è una natura perfetta ( allamin) e saggia (Alim)
A causa di questa natura le guide che portano a Dio ( Kamal al-hakim)
Invocano il nome di Dio clemente e misericordioso ( Bismillahi ‘l – Rahmani’ l – Rahim).

La sua luce (Athar) non è estinta
dando forma a tutti i mondi
fare creature giorno e notte
in eterno da preservare nei secoli.

Il mare del nostro signore è come un saggio che conosce le cose
Le onde sono il suo ritmo
Il Signore è il Santo Giudice e anche il condannato
allo stesso tempo la persona di fiducia e il traditore

Nella forma di Allah, sarai qa’im (colui che segue il volere di Dio)
darai il tuo aspetto e il tuo nome
Respira ora la tua specie non ci sia maestro ne servitore
Per arrivare alla speranza di finire (Amal Khatim).

Hamzah Fansuri è davvero imperfetto e spregevole (daif)
la verità (haqiqat) è invece l’essenza divina nell’uomo nobile (al-Sharif)
anche l’amore è bello
ha la gentilezza e la cortesia del mare.

Anche Hamzah Fansuri è naufragato
nel mare profondo
vuole fermare le onde che escono dal vento
per diventare il secondo sultano della natura.

Syair nama-nama Thuan
Aho segala kita yang menyembah nama
Yogya diketahui apa Yang Pertama
Karena Tuhan kita yang Sedia Lama
Dengan ketujuh sifat bersama-sama

Kunjung-kunjung di bukit yang mahatinggi
Kolam sebuah di bawahnya
Wajib insan mengenal diri
Sifat Allah pada tubuhnya

Nurani haqiqat khatam
Supaya terang laut yang maha dalam
Berhenti angin ombak pun padam
Menjadi Sultan kedua alam

Tuhan kita Empunya Dzat
Awwainya Hayy pertama bilang Sifat
Keduanya Ilmu dan Rupa Ma’lumat
Ketiga Murid ‘kan sekalian Iradat

Keempat Qadir dengan Qudratnya tamam
Kelimanya sifat bernama Kalam
Keenamnya Sami’ dengan AdaNya dawam
Ketujuhnya Basir akan halal dan haram
Ketujuhnya itu adanya qadim
Akan istidat allamin sempurna Alim

Karena sifat ini dengan Kamal al-hakim
Bernama Bismillahi ‘l—Rahmani ‘l—Rahim.

Ilmu ini Haqiqat Muhammad al-Nabi
Menurutkan Ma’lum dengan lengkapnya qawi
Daripada Haqiqatnya itu jahil dan wali
Beroleh i’tibarnya dengan sekalian peri

Tuhan kita itu empunya Kamal
Di dalam IlmuNya tiada panah zawal
Rahman dalamnya perhimpunan Jalai
Beserta dengan Rahim sekalian Jamal
Tuhan kita itu yang bernama Aliyy
Dengan sekalian sifatNya senantiasa baqi
Alajamiil alamin AtharnNya jadi
Daripada sittu jihat sebab itulah khali

Cahaya AtharNya tiada padam
memberikan wujud pada sekalian alam
menjadikan mahluq siang dan malam
IIa abadi ‘l—abad tiada kan karam

Tuhan kita itu seperti Bahr—al ‘Amiq
Ombaknya penuh pada sekalian tariq
Laut dan ombak keduanya rafiq
Akhir ke dalamnya jua ombaknya ghariq

Lautnya ‘Alim halunnya Ma’lum
Keadaannya Qasim ombaknya Maqsum
Tuhannya Hakim shu’unnya Mahkum
Pada sekalian ‘alamin inilah rusum

Jikalau sini kamu tahu akan wujud
Itulah tempat kamu syuhud
Buangkan rupamu daripada sekalian quyud
Supaya dapat ke dalam diri qu’ud

Pada wujud Allah itulah yogya kau qa’im
Buangkan rupa dan namamu da’im
Nafikan rasamu daripada makhdum dan khadim
Supaya sampai kepada Amal yang Khatim

Jika engkau belum tetap seperti batu
Hukum dua lagi khadim dan ratu
Setelah lupa engkau dari emas dan mati
Mangkanya (quindi) dapat menjadi satu
Jika belum fana daripada ribu dan ratus
Tiadakan dapat adamu kau hapus
Nafikan rasamu daripada kasar dan halus
Supaya dapat barang katamu harus

Hamzah Fansuri sungguh pun da’if
Haqiqatnya hampir pada Dhat al—Sharif
Sungguh pun habab rupanya khatif
Wasilnya da’im dengan Bahr al -Latif

Hamzah miskin orang uryani
Seperti Ismail menjadi qurbani
Bukannya Ajami lagi Arabi
Senantiasa wasil dengan Yang Baqi

Hamzah Fansuri terlalu karam
Di dalam laut yang mahadalam
Berhenti angin ombak pun padam
Menjadi sultan kedua alam

 


Una risposta a "Giancarlo Locarno: Abdul Hadi W. M. – Meditazioni"

  1. il fatto che “L’opera di Hamzah Fansuri è stata bruciata e ha subito una damnatio memoriae” mi ha fatto pensare. il potere, che sia politico e religioso, ha sempre avuto una gran paura delle parole. in tempi recenti, però, i meccanismi che silenziano il dissenso e/o le voci fuori dal coro sono cambiati. in primis, c’è il *mercato*, sempre pronto a circoscrivere e scotomizzare tutto ciò che non è adeguato in senso commerciale. poi c’è il rumore di fondo, l’assordante ronzio di della macchina del fango pilotata dai mass media, capace di creare quel peculiare senso di stordimento post-moderno che rende difficilissimo discernere ciò che è falsamente vero da ciò che è veramente falso. è ancora possibile comunicare un pensiero ragionato o anche solo emotivamente sincero, mi domando, in una stanza globale dove tutti urlano “fake news!”, “lascienza!”, “hate speech!”, “ammmmore!”, “russiagate!” e compagnia bella?
    mmmm…. chissà, forse sono il solito visionario complottista. in fondo, inizio a credere che ci sia del vero in ciò che ha detto ieri il supermegacomandante globale in mondovisione a reti unificate: lo fanno per noi, per proteggerci dal cambiamento climatico. vuoi mettere quanta CO2 sarebbero costretti a immettere nell’atmosfera se in tempi moderni non avessero trovato altre vie per silenziare le voci scomode? bruciare è roba da neolitico: una società evoluta *shadowbanna*…
    agrodolci dunque, i versi di Hamzah Fansuri perché davvero “non sappiamo ancora dove andare a casa stasera / o forse siamo solo due paia di scarpe” sullo scaffale dell’ipermercato globale.
    ebbene sì: “quella cosa nascosta fra i rami non è una figura retorica”…

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