
Viva il topo!
– operetta immorale –
a Paki Palmieri
e a quel “ratto benedetto”,
per esito artistico…
“Un topo!… Guardalo lì, che topone!
Enorme!”… E sùbito partì il grido
– scoppiò ancestrale, primordiale –
e saltaste via all’indietro di due metri,
strillando, smaniando oltre il riso di Paki,
e il brodo primordiale di quella serata
che invece era bella, sognava artisticità…
I rifiuti di Roma, come la luna, cullavano
la scena… Uscita dal bel ristorantino cinese
(con nuances giapponesi), discorso artistico
in atto… Nina macerata, Nora alchemica,
Titta policroma, Pucci progressista… Io
cogitante… Paki scettico, Claudio stoico…
Teatrino da strada. Happening primordiale.
Viva il topo!, che insegna a tutti noi
– alla sindachessa, ai sindacati, ai ben-
pensanti, ai giornalisti fintoimpegnati –
che non s’abbandonano i rifiuti… giorni
e giorni per strada, nel tanfo dell’estate.
Dunque, giustamente, arriva il topo!
Lo esige la Civiltà, la Storia, la Natura,
diceva Leopardi: Lei che la sa lunga,
sarà anche matrigna, ma non è scema.
“Che bel topone! Là sotto il cassonetto,
lo vedete?, mangia, rosica…” recitava
Paki. Lo ammirammo fare insomma
il suo mestiere!… Il nostro invece qual è,
se non più d’esser civili?! Raccogliere
i rifiuti, o diventarlo inconsci noi stessi?!
Condannare, precettare l’AMA, come
ritorno del’inciviltà, abisso primordiale…
Ora le nostre belle, gentili Signore o
Signorine sorridevano ben più tranquille
e sociologhe… Come fa sempre l’Arte
quando chiede alla Realtà spunti novissimi.
Ma venne Supertopo ombra d’antico, l’incubo
primordiale, l’anello mancante, il roditore
tornato oggi, eroe/giustiziere, ad avvertirci…
Che l’uomo, alla fin fine scompare, clone
borioso: ma il topo resta… Divo miserrimo
e sublime. È vitale lo scarto, il rifiuto vince…
Regna zozzone il Me ne frego, non l’anarchia
che è sacra, ma la corrotta, nefasta inefficienza.
Impèra la Monnezza! Sapremmo farne senza?…
E dunque, Viva il topo! Ratto benedetto!
Sapienza è destrezza! Divorare stoltezza!
(Roma, via della Meloria,
12 luglio 2019, sera tardi…)
…………………………………………..Plinio Perilli
Caro Plinio, giusto chiamarla operetta immorale, questa tua ultima composizione di civile indignazione, perché con graffiante disincanto , ridendo castigare mores, avrebbe detto Orazio, ci doni una forte e rovente polemica metropolitana, resa con la grazia di una poetica forte e arrischiata antiretorica, come sempre la tua migliore cifra. Ah se Raggi e company leggessero versi…. ,
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