
Qualsiasi Speranza
(se ancora c’è)
… Cominciano gli amici, stamattina
che è uguale, eppure tutto sembra
diverso… A nessuno saprei dirlo,
ma quel vecchio, ridicolo telefono,
somiglia a ciò che chiamo il mio cuore:
lento, usurato, cocciuto d’entusiasmo.
Due squilletti, un messaggio; ecco
Paolo già desto, come la sua angoscia
educata a porsi, dialogare: “Buone palme
virtuali”… Ma oggi che tutto aleggia vero,
la fiction dell’irrealtà sembra inventata.
Domenica delle Palme, snudata senza
palme né ulivi – eppure gli uccellini
cantano, svolano creature con maggior
lena, miglior gioia nel raggiare le note
in dono al vento: acuti, trepidi inchini
al sole… La Natura prosegue, si fa fiera.
È il Consorzio Umano, inebetito, in-
credulo, perfino all’Alleluja! Benedizioni
concesse solo in streaming, crismi virtuali…
Virtuali per i virtuosi – non c’è confine.
“Sono i giorni del coraggio. Cerchiamo
chi è solo…” impètra il Papa. 5 Aprile 2020
– ogni gesto raddoppia, ogni silenzio parla:
poi ogni parola c’inchioda, sceglie di stare
zitta; il cielo è azzurro, il video incombe.
E la Speranza, torna mera parola. Fiato!,
discettano i filosofi, gli aedi delle News!
Respiro isolato: “Mentre avete la luce, credete
nella luce, affinché diventiate figlioli di luce”. ¹
Con amorosa cura stupefatta, Nina osserva
i movimenti segreti nel giardino, la coppia
di merli che ha figliato, eretto un nido in alto,
al centro dell’arancio che profuma selvatico.
La parabola è lì, verde e non scritta, pigolante.
La loro Pasqua è cominciata prima: due ovette,
due nuovi implumi nella Famiglia del Cielo. Ma
vivono di cose terrestri… Lui vigila lo spazio;
Lei senza posa madre, porta bacche e vermetti…
Non c’è ombra, alcun posto per virus invisibili
tra quelle alette minime che crescono ali.
Qualsiasi Speranza, se ancora c’è, soffia
come quel volo che avverrà… Lo sognano
i merletti: lucidi, neri, vispi, esitanti…
Voleranno come se un sogno li svegliasse,
e continuasse a librarsi, volteggiare inni,
briciole buone. E noi? Oggi che tutti paiono
gentili, anche i cattivi di sempre, i boriosi
più odiosi!… “Camminate mentre avrete
la luce, ché non vi colgano le tenebre” ²
Noi ci incupiamo, ma fedeli alla Luce,
oggi che Papa Francesco prega, supplica
in pena quale Padre di tutti, solo perché
i figli tutti, siano ascoltati, rammentati…
Triste, se una grande gioia deve tremare,
sperare più forte il proprio nido. Stecchi,
rametti e sterpi, intrecciati a cemento lieve
della Terra, quasi alate radici… In quei gaî
becchi gialli verso l’alto, freme dal nulla
la profezia più ariosa: Dio col suo perdono.
Plinio Perilli
¹ – dal Vangelo secondo Giovanni, 12,36.
² – id., 12, 35.
Speriamo nella speranza – di conforto sono questi versi tersi e commoventi, credenti o no. Grazie di cuore, Plinio, e una buona pasqua a tutti noi.
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Paolo Carlucci risponde a “Plinio Perilli: Qualsiasi Speranza (se ancora c’è)”
Caro Plinio, la vita come la fede ad impossibilia tenetur. Dobbiamo, in quest’ora drammatica, ritrovare l’umile forza della Rinascita. Dalle finestre che ci danno sguardo sul mondo solo l’azzurro dilaga libero, il guanto primaverile di Dio solo in versi come in salmo può dirsi. Torneremo nell’affanno del quotidiano assembramento d’umane voci e contatti, ma ora possiamo sentire nella gabbia d’infinito della casa mondo la voce d’ombra luce di noi in cammino, verso la fine della notte malata di virus, veleno contro natura, perpetrato anche da uno sporco e cieco progresso, che non sa ascoltare né storia, né dire parole per un eco domani, davvero sostenibile.
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Una speranza tutta terrestre non ci abbandonerà, anche nel mio giardino c’è una famigliola di merli che mi vengono anche vicino, e il ciliegio in fiore, ma soprattutto c’è la mia nipotina nata in febbraio, che purtroppo da un mese vedo solo in fotografia.
Anche se tace la filosofia e la cultura tutta dice solo state a casa, c’è sempre la speranza che poi sarà diverso, magari senza più capitalismo e globalizzazione.
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notevole al punto da farmi sussultare il passo “la fiction dell’irrealtà sembra inventata”.
eh, non so davvero se non vi sia “alcun posto per virus invisibili / tra quelle alette minime”… influenza aviaria a parte (battuta), sono fatti proprio di parole quei “due nuovi implumi” che vedo galleggiare tra i cristalli liquidi. e com’è noto (language is a virus).
: )
una buona Pasqua, un abbraccio in ritardo a tutti e speriamo davvero (che dio mi perdoni).
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