
Si tratta di una guerra dichiarata. Io l’ho stretta d’assedio, ho messo in atto le operazioni per determinarne la resa e poterla amare. Ho tentato di penetrare nel suo cuore, di attrarla, sedurla, con la parola, gli scritti, i pensieri e il silenzio.
una prosa tanto poetica quanto filosofica, dai toni gradevolmente intimi/confidenziali (la sensazione, dopo qualche pagina, è quella di essere in viaggio con un vecchio amico).
mi piace pensare che la voce femminile sia la mente, mentre quella maschile il pensiero. entrambe, com’è noto, sono proprietà emergenti del cervello: la prima pare essere dotata di un respiro più organico (emotività, spiritualità), la seconda di una manualità più operaia (scultore, corporeità). l’equilibrio dinamico tra le p’arti crea un flusso biunivoco che genera completezza solo quando – come nei gradini di una scalinata – verticale e orizzontale si combinano in maniera funzionale.
che aggiungere? che l’arte è indubbiamente un triangolo i cui vertici sono conoscenza, comunicazione e sentimento. vieppiù – giocando con le parole – siamo tutti figli del “mammanco” di un’incompletezza che ci mette al mondo, ci allatta, ci svezza e ci accompagna tutta la vita. eh, la società moderna, in fondo, non fa altro che riflettere l’essere umano…
dunque benvenga l’arte che è pienamente tale quando è sociale, quando supera il “limite” e si accovaccia subito oltre di esso. d’altro canto il limite è soprattutto la rappresentazione fisica del dubbio che domanda: “ha senso andare oltre?”.
mmmmmm… a nanomodo di sentire no, non ha senso andare oltre, *dopo* che si è superato il limite.
meglio fermarsi e attendere che qualcun altro venga incontro (le avanzate a macchia d’olio delle guerre di conquista lasciamole ai colonialisti e al mercato).
e se qualcuno in giacca e cravatta o in tuta mimetica dovesse accusarmi di incoerenza, non me la penderei per nulla: come dice acutamente Leonardo Brunelli l’incoerenza è umana.
: )
ah, e, a proposito: non c’è luogo sulla faccia della terra che io ami quanto le dolomiti.
un abbraccio a Giorgio, che risalendo salmon’esca mente a ritroso lungo l’ontogenesi fino allo zigote, possa giungere fino a Leonardo.
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Che dirti, malos? Solo un grazie profondo per questo tuo strepitoso peana dedicato alla sensibilitá del mio caro. Solo con l´invenzione del neologismo “mammanco”, avevi giá fatto il super bingo. 🙂
Fatti vivo, querido!
Un abbraccione
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