Carilda Oliver Labra tradotta da Emilio Capaccio

Carilda Oliver Labra

Bacio la sete dell’acqua,
dipingo il tremore del loto
C. O. L.

 

 

 

 

 

 

 

Carilda Oliver Labra (Matanzas, 6 luglio 1922 – Matanzas, 29 agosto 2018), è una delle poetesse contemporanee più importanti e riconosciute della letteratura cubana.

Laureata in Diritto nel 1945, presso l’Università di La Avana, ha esercitato la professione di avvocato.

È stata, inoltre, professoressa di inglese, disegno, scultura e architettura, dopo aver conseguito il diploma in Lettere e Scienze, all’‘Instituto de Segunda Enseñanza’ di Matanzas, nel 1940.

Per la sua opera ha ottenuto innumerevoli premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera, tra i quali: il ‘Premio Nazionale della Poesia’ (1950), per la raccolta: Al Sur de Mi Garganta; il ‘Premio Nazionale della Letteratura’ (1997); il ‘Premio Internazionale José de Vasconcelos’ (2002).

Nel 1951 le stata assegnata la ‘Medaglia Commemorativa Centenario della Bandiera Cubana’.

Nel 1954, è stata dichiarata ‘Figlia Eminente di Matanzas’ e le è stata conferita la medaglia e il diploma nel teatro Sauto della città.

Nel 2005, ha ricevuto il titolo di membro dell’‘Accademia Cubana della Lingua’.

Tra le opere più importanti, si ricordano: Canto a Matanzas (1955), Se Me ha Perdido un Hombre (1991), Verso a Verso (1983), Discurso de Eva (1997), Una Mujer Escribe (2013).

Articolo e traduzione di Emilio Capaccio

 

LASCIATEMI FARE IL GIRO

Ebbi già questa nebbia che pesa come un monte,
ebbi già questo delirio,
ebbi già questo fantasma e lo credetti persona,
ebbi già quasi il sogno,
e agonizzai all’improvviso senza chiudere la finestra
e mi ritrovai addormentata con gli occhi aperti.

Sapete bene che respiro appena per miracolo
che sono di addio radiante,
di ciao a presto
e non ritorno.
Lasciami allora alzare questo momento di musica,
questo breve paesaggio in cui faccio capriole,
quest’illusione che ha un mistero imponente.

Lasciatemi fare il giro del fiore contro il vento
o essere semplicemente una donna qualsiasi
che ha salvato il demonio.

 

DEJADME DAR LA VUELTA

Ya tuve esta neblina que pesa como un monte,
ya tuve este delirio,
ya tuve este fantasma y lo creí persona,
ya tuve casi el sueño,
y agonicé de pronto sin cerrar la ventana
y me quedé dormida con los ojos abiertos.

Bien sabéis que respiro apenas por milagro,
que estoy de adiós radiante,
de hasta pronto
y no vuelvo.
Dejadme pues alzar este rato de música,
este paisaje breve donde hago maromas,
esta ilusión que tiene un misterio imponente.

Dejadme dar la vuelta de la flor contra el viento
o ser sencillamente una mujer cualquiera
a quien salvó el demonio.

 

TI CANCELLERÒ CON UNA SPUGNA D’ACETO

Ti cancellerò con una spugna d’aceto,
con un po’ di schifo.
Ti cancellerò con una lacrima importante
o con un gesto di sfrontatezza.

Ti cancellerò leggendo metafisica,
con una telefonata o con i saluti
che do alla cenere;
con un colpo di tosse o un livido momento.

Ti cancellerò con il vino dei pazzi,
cavandomi gli occhi;
con un maschio messo qui nella mia tomba.

Ti cancellerò con giochi innocenti,
con la vita o con la morte;
che mi fai suora o che mi fai puttana!

 

TE BORRARÉ CON UNA ESPONJA DE VINAGRE

Te borraré con una esponja de vinagre,
con un poco de asco.
Te borraré con una lágrima importante
o con un gesto de descaro.

Te borraré leyendo metafísica,
con un telefonazo o los saludos
que doy a la ceniza;
con una tos o un cárdeno minuto.

Te borraré con el vino de los locos,
sacándome estos ojos;
con un varón metido aquí en mi tumba.

Te borraré con juegos inocentes,
con la vida o la muerte;
¡aunque me vuelva monja o me haga puta!

 

L’ALTRA NOTTE

L’altra notte sono andata a letto con un uomo e la sua ombra.
Le costellazioni non sanno nulla.
I suoi baci erano pallottole a cui ho insegnato a volare.
C’è stato un arresto cardiaco.

Il giovane
nuotava come le onde.
Era tetro,
soave,
mi ha picchiato con un martelletto nelle articolazioni.
Abbiamo vissuto quel tratto di selva,
quella salute collerica
con cui ci ammazza la fame di un altro corpo.

L’altra notte ho avuto un naufrago nel letto.
Mi ha profanato il maledetto.
Avvolto in dio e nel lenzuolo
non mi ha mai chiesto il permesso.
Il suo raggio laser ancora mi trapassa.

Parlavamo del cosmo e di iconografia,
ma tutto è venuto giù
quando ha detto la parola d’ordine.

Oggi ho trovato quella macchia nel letto,
così profonda
che mi sono messa a pensare gravemente:
la vita entra in una goccia.

 

ANOCHE

Anoche me acosté con un hombre y su sombra.
Las constelaciones nada saben del caso.
Sus besos eran balas que yo enseñé a volar.
Hubo un paro cardíaco.

El joven
nadaba como las olas.
Era tétrico,
suave,
me dio con un martillito en las articulaciones.
Vivimos ese rato de selva,
esa salud colérica
con que nos mata el hambre de otro cuerpo.

Anoche tuve un náufrago en la cama.
Me profanó el maldito.
Envuelto en dios y en sábana
nunca pidió permiso.
Todavía su rayo láser me traspasa.

Hablábamos del cosmos y de iconografía,
pero todo vino abajo
cuando me dio el santo y seña.

Hoy encontré esa mancha en el lecho,
tan honda
que me puse a pensar gravemente:
la vida cabe en una gota.

 

LA PAURA

Tra le paure che mi ha dato la tua morte ce n’è una.
Non la paura di perdere i tuoi occhi nel salvarmi

che
all’improvviso,
aprendo un armadio
i vestiti ti somiglino.
Non la paura che l’ossido fiacchi i tuoi
coltelli,
che il tempo spenga la tua ultima sigaretta.

Non la paura che appaia tra le mie cose
un’altra inutile ricetta
né la paura di sentirmi nuda senza le tue mani.

Non la paura
di confonderti con me
ma
che
tu
cada dalla mia memoria
ed io non ricordi
la forma in cui stavi.

 

EL MIEDO

Entre los miedos que me ha dado tu muerte hay uno.
No es el miedo a perder tus ojos de sálvame
ni
a que
de pronto,
al abrir un mueble
la ropa se te parezca.
No es el miedo a que lo óxido fatigue tus
cuchillos,
a que el tiempo apague tu último cigarro.

No es el miedo a que aparezca entre mis cosas
otra receta inútil
ni el miedo a sentirme desnuda sin tus manos.

No es el miedo
a confundirte conmigo
sino
a
que
caigas de mi memoria
y yo no recuerde
la forma donde estabas.

 

ELEGIA

I baci si fanno ragnatele,
la casa è andata giù,
precipita;
è già a pezzi
benché tremi tra spigoli e vetrate.

Aperta come madre
la alludono i crepuscoli;
è un deserto cancellato dai miei piedi
che non seguono nessuno.
Ho inchiodato queste persiane
perché non esaminino l’agonia,
la polvere è la mia signora.

Sotterrata
da gatti e scartoffie
non sospetteranno mai che vivo.

 

ELEGÍA

Los besos se me han vuelto telarañas,
la casa se ha venido abajo,
se derrumba;
ya está rota
aunque tiembla entre gajos y vitrales.

Abierta como madre
la aluden los crepúsculos;
es un desierto borrado por mis pies
que no siguen a nadie.
He claveteado estas persianas
para que no examinen la agonía,
el polvo es mi señor.

Sepultada
por gatos y papeles ​
jamás sospecharán que vivo.


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