
“Più disegno le cose che vedo
più capisco che sono io
a inventarmi”
Nina Maroccolo
eBook – silloge neurodelirica di malos mannaja dedicata a e scritta con Nina Maroccolo:
“Più disegno le cose che vedo
più capisco che sono io
a inventarmi”
Nina Maroccolo
eBook – silloge neurodelirica di malos mannaja dedicata a e scritta con Nina Maroccolo:
Magia dell’incontro questa silloge che malos dedica a e scrive con Nina. Un altro spettacolare giro di danza che riprende quelli che malos aveva scritto per Ninette nella serie di An apple a day
https://neobar.org/?s=an+apple+a+day omaggi e affetto in versi che dal settembre 2011 al luglio 2018 abbiamo dedicato a Nina e che invito a ri-leggere.
Magia dell’incontro tra un portentoso maestro e una portentosa maestra della parola. malos che la parola la rinvanga e sotterra facendone humus e semenza, Ninette che la fa vibrare librare in alto –
e malos scimmione/sciamano saggio medico contadino, che Nina tanto apprezzava, fa il punto con punte veramente alte di poesia, parola che a lui procura un po’ l’orticaria, ma tant’è che grande poeta lo è.
Ripropongo il commento di Nina a un An apple a day di malos, che mi piace immaginare come risposta a questa meravigliosa silloge:
“e avanzo tra i filari del frutteto
poiché per esperienza so di
*potere potare*”
*
Una vera e propria dichiarazione tra i “filari di frutteto”. E ancora prima, un’altra dichiarazione d’intenti: ascoltare la parola dell’albero totemico, con orecchio teso verso il ruvido esemplare di vita.
All’altezza dell’addome c’è una culla che Tutto contiene…
Taglia, taglia, Malos! Asciugati il sudore, ché sta arrivando la Visione.
La nave è un drakar avvolto dalla nebbia nordica. Lo guida un tuo caro amico che sta venendo a trovarti nella marelatteo orzato. Ti vuole senza lacrime, mentre dice: “L’intenzione è come l’intuito, l’uno sostiene l’altro… Entrambi sono infinita tempesta, ma anche profetica certezza… Quindi, vai! Torna nel tuo mondo: *potere potare* dev’esserti gioia, come i graffi sul viso lasciati dal nostro vecchio… albero.
Malos! Non smettere mai di ascoltare – nel vuoto o nel pieno, ascolta…”
Il drakar tornò indietro.
“Vivere l’inverno vivo. Io vivo viandante molte vite…”. E con queste ultime parole, mangiate dalla nebbia, il mare e il vento, il caro amico tornò ai suoi passi certi.
Malos, l’erba continuerà a crescere, il vecchio ti consiglierà ancora, la culla sarà piena di altri frutti, e te la caverai. Eccome se te la caverai…
Dillo con me:
“mela
caverò”
così mela caverò anch’io…
*
Ogni Bene, geniaccio!
Apple Ninette per Malos (con baci per tutti!!!)
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grazie Abele.
e grazie Nina. il controfattuale fantastico che eri morta aveva colpito duro anche me, ma come mostra questo tuo commento sei viva e vegeta. ti voglio bene. quando le mie e le tue parole si incontrano, subito sento “diventarle nostre”: la tua arte è protesa verso l’altro, più che verso l’alto e anche per questo (da nano, tanto in alto non arriverei) troviamo sempre una fruttuosa sintonia. ironia compresa.
un abbraccio a tutti.
(ps: “portentoso maestro” non credo, sono soprattutto l’opposto: un alunno indisciplinato che, giustamente, sta sulle balle ai professori – “no signora, a suo figlio non gli alzo il cinque: lo aiuterei maestronzo”).
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Malos, strepitoso amico e cultore, crociato dell’Amicizia… Del tuo Commento/epicedio/ricordo/manifesto/libro potenziale su e con “Ninetta” Maroccolo, ci sarebbe da parlare a lungo e forse lo farò più avanti, rapito e fervoroso d’esegesi (ma anche per ebbrezza emotiva, impennata multisensoriale)… Averla messa lì, distesa a dormire come un sogno eterno sotto una foglia verdissima, arcana e salvifica, è un’Imago assoluta, un’illuminazione che più rimbaudiana non era possibile… Malos – ci si è sentiti poco – ma anche nei dialoghi o i riferimenti neo-bariani neo-barocchi parlando con Nina, eri un riferimento assoluto e sopraffino. Libero e primigenio come piaceva a noi. Selvatico, come punto d’arrivo. Leonardesco (dagli Scritti: “salvatico è ciò che salva”). In tanto bailamme letterario italiota (ESCLUSO NEOBAR!), lezioso e ipocrita, azzimato e sterile, era – sei – sempre una ventata di libertà, di sana, doverosa anarchia. Pacifici e nonviolenti (Gandhi docet) ma sempre anarchici io e Nina siamo stati.
Dunque riprendo un tuo passaggio esemplare: “… il controfattuale fantastico che eri morta aveva colpito duro anche me, ma come mostra questo tuo commento sei viva e vegeta. ti voglio bene. quando le mie e le tue parole si incontrano, subito sento ‘diventarle nostre’: la tua arte è protesa verso l’altro, più che verso l’alto e anche per questo (da nano, tanto in alto non arriverei) troviamo sempre una fruttuosa sintonia. ironia compresa.”…
“Controfattuale fantastico” mi sembra eccezionale. Forse è davvero questa, l’essenza arcana “e” fenomenologica della poesia – dell’arte tutta. Arte “protesa verso l’altro”, più che verso “l’alto”… Giustissimo, Malos caro: ma a pensarci bene è in fondo la stessa cosa… Nina non avrebbe mai voluto andare verso l’alto, senza trascinare, dilettare od ospitare con Sé le Ragioni dell’altro!!!
Anna Frank, poi la trilogia “I posteri del Moderno” (io scherzavo… “i postumi…”): titoli sempre di un’unica parola, anche composta: “Illacrimata”, “Animamadre”, “Malestremo”… E poi quel libro d’Arte Totale (che spero tu abbia, altrimenti te lo spedisco!) davvero avvolgente, miracoloso, che è in fondo il suo testamento, la sua Lettera al Mondo: “La rivoluzione degli eucalypti”: mostra e libro/catalogo strepitosi, per dirci che non è ancora troppo tardi per salvare il mondo, ma bisogna rivoluzionare la nostra stessa idea di vita, di progresso, perfino di libertà che si vorrebbe sempre sposata all’indice PIL… Insomma valori e principi, diritti e doveri umani – ma l’importante è che siano ben quotati in Borsa… E questo – lo sappiamo – è assolutamente impossibile. Cuore e finanza insieme non ci vanno. Inutile illudersi o concionare sulla stampa, le tv prezzolate.
Tu hai sorvolato Nina, la sua opera, forse anche la sua vita, intessendo un dialogo insieme fideista e dissenziente, estrosissimo, ispirato sempre. Per ora ti ringrazio. Mi affratello al tuo turbamento e alla tua fantasia. Mirabolante dolore, che ci insegna poi sempre a capire meglio, diceva Socrate: a sapere di non sapere. Giacché è la Poesia, l’Arte, che ci abita e solo ci conosce, ci sa estremi e comuni, astratti e quotidiani… Poetava la grande Nina in “Lunària”, verso il finale di “Illacrimata”:
“Oh, piccoli antenati, ex-voto biologico, premete rimedio con le vostre minuscole orme affinché verità di voce possa ancora placarci.
Graffiate ciò che roccate. Fate tacere il Tempo.
Il Tempo. Gli elettrodi”.
TI RICORDO E TI ABBRACCIO (Grazie a Te – & Consorte illuminata), grazie ad Abele, a Doris, agli amici tutti di Neobar. Con stima e affetto, Plinio
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