( …Guardate le sabbie morte dei deserti, i corpi morti dei bambini chi morì in queste solitudini le immagini del sangue, quell’abbruciamento…) Nella distaccata nuda bellezza della – sua- campagna (fredda in una inflessibile invernalità come se avesse portato a consumazione una simultaneita di bellezza e ceneri) lei (dopo la arsione) presa da gelida febbre come fosse vissuta in una palude (il suo giardino verde come le pareti di un pozzo) proprio da quella stanza (-degli appartamenti insepolti-) ( e riempita da una luce colore di limone ) osservava la colorazione esterna bluastra come fosse poi determinata da una pellicola a tungsteno, le maniglie di ferro opaco colore del cielo: una detestazione, una molle monotonia selvaggia…
3/03/2024
“ SUBLIMI IN MEZZO A GRAN PRECIPIZI”
Sublimi in mezzo a gran precipizi le cime allontananti ( dove chi spia vede sorgere i voli ) dominano la membratura tutta • di quella immensa porpora- gli alti cardi delle sabbie, le lastre di stagno posate al suolo come ingrigliate nei graticolati di ferro, nel vasto (e chiaro e calmo) sommovimento gelido… Essi erano sempre lì- nelle camere vermiglie- erano stati tutti giustiziati: ora si sfurierà, quel cielo bodiniano di una macellata carne...
24/04/2024
“ DA UNA NUOVA MURATURA SAGOMATA”
Da una nuova muratura sagomata ( un unico terraneo) e tra quei fiammeggiamenti opachi, non risolti ( e con i tagli che ricordavano tutti i suoi delitti ) nella notte nera della sua piccola stanza osservava, quel bianco di metallo, di porcellana iridescente là, verso le mura bianche, dietro gli alberi. Tutto questo insieme era selvaggio regolare violento nella decorticazione, in quella elettrica inchiodatura nella vecchia consuetudine ai mostri. C’ erano tutti fiori metallici, anche i cardi di argento… 21 maggio 2024
“ NELLA ENIGMATICA DEVASTAZIONE DEL BUIO “
( ..Nell’enigmatica devastazione del buio, ecco la distesa di fuoco viola sulle mie muraglie…) Restarono chiusi in questa fuga da fermi, le pareti monocolore di velluto marrone (con sopra quei volti tratteggiati) davanti a uno specchio nel quale gigli pallidi si protendevano dall’esile vaso di cristallo: l’orizzonte si stendeva piatto e spietato, con piccoli tratti di erba contorta ( e steli crestati di erbe desertiche nelle zone calanchiche) in un giallo solforoso come se tutti fossero illuminati parimenti a città alla deriva…
29 giugno 2024
“ ERA AMORE IN UN CLIMA FREDDO”
( Era amore in un clima freddo, come se anelasse alle fiamme (bianche) di sabbia e gesso, -nella fratturazione- sarebbe stata la sua vita (la sua via)- alla ombra) Nell’immensità digradante delle spighe agitate dal vento (tra i grani era nato il ciano, con fuochi azzurri) tra quei secchi giunchi imperava la particolare pianta di cui non si conosceva il nome -con quel suo manto estivo di talco rosso- mentre le lame della luce cilestrina erompevano in un lontano sereno e tragico, e la fioritura di sanguinella imbiancava i monti anche di notte... Oh, quella caldura, l’annichilimento dello sconfitto, tutti loro vestiti di bianco come i bambini morti in un sogno! Ma finalmente pioggia cadeva, e da un cielo perfetto.
15/08/2024
“ AVREBBE CREATO UNA CAMERA NELL’OMBRA”
(… Avrebbe creato una camera in ombra, per fuggire dalle rose persistenti, dalle volte ossee. ---da una sua certa- perfetta -opacità…) C’è il linguaggio dei modi di morire, nel viola intenso del crepuscolo in mezzo alle rovine basse, in quei luoghi di improvvisa asprezza (alcune volte azione significa sterminio) in quel certo duro smassamento a sorvegliare la opera intera cosi pulita fredda splendente capace di infinito disprezzo. Eppure lei si svegliava sotto l’acqua raccolta nel cielo venato dalle foglie, su i prati infuocati immersa nella lucente indolenza dell’erba vicino alla quercia e l’olmo fulvo e -alla fine- nel mondo rosso, degli aceri incandescenti. Un cielo incombeva sempre un poco glauco un poco cinereo su spuri circoscritti spazi: sente i morti dentro la stanza, le loro storie sobrie, a loro modo perfette, incomplete.
15 settembre 2024
“ ERA LI’ CHE IL PAESAGGIO DATTORNO “
Era lì che il paesaggio dattorno (qualcosa di seminascosto e sfolgorante) l’aveva consumata, lei disposta a farsi dissanguinare in certi momenti sonnambolici, - e ferini, dentro una spalancatura interminabile. La pioggia era totale, batteva vacua su quelle balconature di ghisa, come se fossero le costole di certi fili di erba. Lei aveva bisogno di vivere in piccole stanze polverose con stratificazioni interne fuori dalla portata di realta vertiginose, dai mondi enormi e scintillanti dei bambini. C’era un vaso di anemoni sul tavolo, la collina diventava di cento verdi, quella volta i fiori di pesco erano subito divenuti mollicci e resinosi come se lei avesse poi sognato accanto alla cascata azzurra, a un mare di smeraldo: le ombre fisse sull’erba le facevano pensare alla notte assoluta, a un momento potente della morte.
27/10/2024
“ IL BAGLIORE DEL TRAMONTO” “Il bagliore del tramonto tramontava scarlatto e inverosimile negli spazi turchini dell’orizzonte, sul ciglione glauco della bianca collina…” Tra i fiori sbiaditi (dagli odori incerti) e quasi rassomiglianti compariva un bianco bagliore reticolare che divampava, su la appastata terra, su l’avorio delle stoppie, con quel siero, del suono autunnale, e quegli scheggiali luminosi di un verde metallico, che anneravano ormai. E tutto ( lago cascata fiume cimitero) tutto era di un verde scuro e silenzioso, in una sorta di aspettazione liquida in mezzo a quel livido di dilagante carne umana, • e alla costura-.
23 novembre 2024
“ CON LA FEBBRE RIVELATA”
Le luci slavate o fulminate, in quel convulso irraggiungibile cielo, nella acidula opalescenza di cenere e olivastro… Il crepuscolo dell’ inverno calava ormai rapidamente, e attorno la dilavatazione, di tutti i verdi seppia , delle tonalita del mattone: bellissimi bellissimi bellissimi quei panorami ( sulle ringhiere fallate di ghisa permanevano i boccioli morti delle corniole bianche) Un rumore vi era, come di cavi che si intrecciano e si sciolgono, e poi si disfano nel nulla. Come se si venisse a vivere in un altoforno magmatico, ogni cosa diventa incandescente e poi si liquefa: oh oh perdere per un solo momento la lontananza che abbiamo bisogno di dare alla morte, con la febbrilità potente rivelata da ciò che è immobile, simile alla bellezza intoccata di un fiore selvaggiamente rosso.
10 risposte a "Dominique Villa: Guardate le sabbie mobili dei deserti, poesie 2024-2025"
Sempre un grande piacere ospitare la poesia di Dominique su Neobar. A leggere queste liriche ad alta voce, perché così vanno lette in quanto pensate per essere declamate, termini come ‘abbruciamento’ ‘arsione’ ‘annerare’ ‘appastata’ ‘caldura’ ‘costura’ ‘dissanguinare’ ‘detestazione’ ‘invernalità’ ‘scheggiali’, sospendono il tempo fissando eventi tragici, un senso di pericolo, incombenza, decadimento, morte, in uno spettacolo sinestetico che si consuma in “circoscritti spazi”, stanze lunari in cui anche il tramonto è lontana rievocazione:
Cade a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud un tramonto da bestia macellata.
prima di ogni cosa esprimo la mia contentezza per comparire in questo sito, dove sono sempre stata accolta bene, fin dai primissimi inizi ( come ben sa il caro Abele Longo).Ringrazio per l’ opportunità regalata e nel complesso.in sovrappiù ringrazio per le inaspettate note di lettura, che considero una vera presentazione capace di evidenziare i punti focali , evitare le ambigue e abbassanti banalizzazioni e anche il predominio delle tonalità espresse con un preciso stile cui tengo davvero molto.Considerevole da parte di Abele Longo non avere timore di usare il riferimento a un determinante ( nel mio specifico caso)concetto di Tragedia, termine che si ha quasi timore di usare anche quando giusto . Grazie di tutto cio, grazie.
Ho letto, apprezzato e riconosciuto la cifra poetica di Dominique Villa che passa attraverso il fuoco e il gelo dell’esistenza e della ferocia senza abbandonare la dedizione e la cura dell’altro da sé. Nel passaggio «modi di morire» ho colto il richiamo alle Todesarten, progetto narrativo di Ingeborg Bachmann. Grazie a Dominique Villa per la sua poesia e ad Abele Longo per la pubblicazione su “Neobar”.
ringrazio qui per il suo intervento Anna Maria Curci che a ogni suo nuovo imbattersi nei miei testi riesce a arricchirmi con nuovi approfondimenti lasciandomi anche input di spessore oltre a confermare le mie strutture fondative, da lei già messe in luce in sue recensioni sempre di livello e convinte.Tanti ringraziamenti.
Sempre un grande piacere ospitare la poesia di Dominique su Neobar. A leggere queste liriche ad alta voce, perché così vanno lette in quanto pensate per essere declamate, termini come ‘abbruciamento’ ‘arsione’ ‘annerare’ ‘appastata’ ‘caldura’ ‘costura’ ‘dissanguinare’ ‘detestazione’ ‘invernalità’ ‘scheggiali’, sospendono il tempo fissando eventi tragici, un senso di pericolo, incombenza, decadimento, morte, in uno spettacolo sinestetico che si consuma in “circoscritti spazi”, stanze lunari in cui anche il tramonto è lontana rievocazione:
Cade a pezzi a quest’ora sulle terre del Sud
un tramonto da bestia macellata.
Vittorio Bodini
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prima di ogni cosa esprimo la mia contentezza per comparire in questo sito, dove sono sempre stata accolta bene, fin dai primissimi inizi ( come ben sa il caro Abele Longo).Ringrazio per l’ opportunità regalata e nel complesso.in sovrappiù ringrazio per le inaspettate note di lettura, che considero una vera presentazione capace di evidenziare i punti focali , evitare le ambigue e abbassanti banalizzazioni e anche il predominio delle tonalità espresse con un preciso stile cui tengo davvero molto.Considerevole da parte di Abele Longo non avere timore di usare il riferimento a un determinante ( nel mio specifico caso)concetto di Tragedia, termine che si ha quasi timore di usare anche quando giusto . Grazie di tutto cio, grazie.
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Notevoli, di grande impatto emotivo. Grazie per la condivisione
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davvero colpita dalle affermazioni di Daniela, che non posso che ringraziare: piacere della nuova conoscenza)
Un saluto.
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dico grazie a : artamia, almerighi, Mariella Tatufo, abdensarly, Doris Emilia Bragagnini, Daniela, Cipriano Gentilino, Saphilopes.
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Ho letto, apprezzato e riconosciuto la cifra poetica di Dominique Villa che passa attraverso il fuoco e il gelo dell’esistenza e della ferocia senza abbandonare la dedizione e la cura dell’altro da sé. Nel passaggio «modi di morire» ho colto il richiamo alle Todesarten, progetto narrativo di Ingeborg Bachmann. Grazie a Dominique Villa per la sua poesia e ad Abele Longo per la pubblicazione su “Neobar”.
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ringrazio qui per il suo intervento Anna Maria Curci che a ogni suo nuovo imbattersi nei miei testi riesce a arricchirmi con nuovi approfondimenti lasciandomi anche input di spessore oltre a confermare le mie strutture fondative, da lei già messe in luce in sue recensioni sempre di livello e convinte.Tanti ringraziamenti.
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ringrazio per la lettura : vengodalmare) Tiziana Tius)
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