Ne è passato di tempo da quando Baudrillard accusava Dio di insidertrading in quanto autore di atti terroristici quali l’uragano Katrina o la Sars. Con disinvoltura, Francesco Paolo Intini pronuncia enunciati nei quali sembra in azione un pilota automatico che si muove in un ecosistema segnico di tipo cibernetico. Nella sua poesia le parole affiorano dalla profondità della superficie semiotica, il che rende evidente la relittuosità superficiaria delle parole che vivono come oloturie, echinodermi diffusi nei fondali marini così come nel nostro universo semiotico. La poesia non può che assumerle in pianta stabile. Sarebbe presuntuoso cercare un senso in questi versi, la realtà è scomparsa, il reale è stato riassorbito dalla sua simulazione un tempo televisiva e oggi telematica. Forse sarebbe più giusto eliminare la parola «senso» dal vocabolario di Intini. La scomparsa delle parole dal nostro universo superficiario di segni è un dato di fatto dal quale Intini riparte per costruire degli specchi riflettenti. Scrive l’autore: «Sopravvivere a un attacco di scafandri e radioonde». Chiedersi che cosa significhi un verso siffatto è come quella bambina che nel museo di Picasso a Barcellona, di fronte a un quadro del busto di una signora con un occhio sopra e uno sotto il mento e il naso al posto delle orecchie etc. di Picasso, si chiedeva: «mamma ma l’autore del quadro è diventato pazzo?». È esattamente così. Porsi davanti ad una poesia della nuova ontologia estetica ricercandone un senso e un significato già noto e consolidato, equivale a porsi davanti ad un quadro di Picasso ricercando in esso la sintassi pittorica di Tiziano, di Rembrandt o di Vermeer.
Giorgio Linguaglossa
“Faust chiama Mefistofele per una metastasi” Edizioni Progetto Cultura, 2020
PASSO SU SGABELLO
Servono ventose e becco di polpo. Capacità predatoria.
Sopravvivere a un attacco di scafandri e radioonde.
La Luna schiaccia una clinica a notte.
Kubrick in una civetta.
C’è un retaggio platonico. La Scolastica intera.
Una serpe aspetta il topo.
Colline e lagune del mimetismo.
Si odono lumache. Il petto lacrima dolcemente.
Il venditore elenca i vantaggi della discesa.
Si berrà McCarthy al Colosseo.
Dopotutto il centro della galassia divora Dei.
Aggancio di vipera su topo.
Se non pensa, che pensa la Scienza?
Il Tempo muore, l’Energia è zero Kelvin.
Stravrogin fa un passo da gigante.
Matrësa su uno sgabello.
La V* tace e non c’è mai stata.
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*Sinfonia n.5 di Beethoven
*
NON DIO
Resta un dubbio sul gatto nero
se i palazzi ruotano intorno.
I fotoni eccitano le rivoluzioni.
La materia oscura inghiotte i quartieri.
Le ombre illuminano
e dal loro centro emergono gli occhi.
I teologi rimasero sconvolti dalla natura della luce
così in dettaglio non s’era mai visto l’essere.
Se doveva pensarsi Dio
bisognava liberarlo dai fotoni e dunque
le strade si riavvolsero, il traffico rimase inghiottito.
Il corpo nero diventò l’imploso di gechi e malve.
Il pazzo che scrisse “Dio c’è” nel triangolo stradale
è il folle che disse “Dio è morto”.
*
CONTAVA I PROTONI
Il piacere fondamentale deve qualcosa alla simmetria
chi non capisce un asse rotante omette il mondo.
L’aria si fa meschina
talvolta si gonfia per piangere
e non tollera il ritorno sui passi,
così lascia all’autunno gli occhi.
Che diventi allume la spiga.
Il ritmo letterario ritorni nella domus aurea.
Solo perché una regola prevede l’indice
sia detto il significato dopo il significante.
Senza mai nominarlo ma contando a protoni
Hegel inventa il Tempo.
Contare è creare.
Nessun prussiano in giro, né guerre
tolleranza zero. aspergersi invece di cenere.
Due protoni non sono uno, così pensa il Sole.
L’immaginavi alla conta sulle dita?
alle fronde dei salici lasciammo Quasimodo.
Noi cercatori d’oro, invisi al canto del gallo.
Marmitte lavorano per noi.
Migliorano l’aspetto dei cadaveri
e scendono con dignità da scale lombarde.
Monatto non t’avvicinare a Cecilia.
Il verso di sei protoni creò la chimica organica.
Meglio sarebbe stato lasciare uno iato
o drogarlo di Litio.
Tra galassie fu accolto come idea balzana
dentro s’impastava carne e vuoto. Gli Dei risero.
Ancora una volta il Sole raccontava barzellette.
Era l’idiota che non si accorgeva delle circostanze.
Tieni stretti i tuoi protoni
piuttosto che creare possibili uomini.
Inventa schiuma da barba per Giove.
Che storia è se il creato si mette a creare?
Le leggi della statica sono buone per la volta a botte.
Costruisci grattacieli e sosterrai l’equilibrio tra quasar.
Ti sia dato anche l’anello del Cern,
l’epoca delle postfazioni.
Ma inventa qualcosa che scorra dentro
e non sia l’immagine che è.
La possibilità di carne umana è spavento
assenza d’assi, specchi e centri.
Come gira l’universo? Ci darà piacere il verso
o sarà un inutile oziare di dei?
La coscienza ha un balzo di novantadue piani.
La tavola di Hegel era incompleta. Semplice!
Non mangiavano Transuranici allo stesso tavolo
si era presi da una frenesia di apostoli allo sbando.
Che s’è fatto dunque a nutrire l’essenza?
L’istante è il sollecito della Legge.
C’è un obbligo alla fine un altro all’inizio
corda che vibra e cambia di tono.
Pagare per questo teatro del piacere?
Come a Yalta
in Tempo e cianuro per le cecilie
nel bunker di Berlino?
Scopri lo specchio se ne hai memoria
o ferma l’asse che gira. Il Tempo se c’è.
*
CRONACHE DI ASL
In agenda il CUD e dunque il 730.
L’appuntamento con l’endocrinologa.
Una punta di colesterolo è stata precisa
a fissarsi nella coronaria. Millimetrica.
Cinghiali sulla statale.
Lucertole su poltrone improvvisate.
Una signora lamenta un parto del 1954.
Maria scolpita in un ulivo.
anche i nervi si sono seccati. La memoria
ha un corto su un piede trafitto.
Una ragazza copre un buco nel petto.
Un’altra, forse sua nipote, la rincuora del bambino.
L’ulivo non capisce. Basterebbe
sussurrare a un nervo vuoto.
In sala d’attesa si è tra chiodi in una porta.
La punta che affonda non sente il male.
Il legno invece riempie il nulla
nemmeno sa cos’è il cigolio.
*
MIRACLE
Premessa:
Francesco d’assisi
Albert Einstein.
Difficile camminare sull’acqua
come viaggiare in un buco nero.
L’acqua inghiotte luce
un buco nero la mortalità.
Cos’è singolare?
[NELL’ANNO 2100]
Fu costruito il primo robot dei miracoli
perché parlava con gli uccelli, un effetto
dell’Elio II che scorreva nelle sue vene.
Progettato per invertire
la freccia degli eventi.
L’Italia ne rimase sconvolta,
nessun ministro in giro.
Fu visto il duce sotto la pensilina
piazzale Loreto tornare vuota.
a Dongo non successe nulla
Claretta ricomposta.
Bambina innamorata
del suo principe.
Praga rifiorì nel nulla
il patto di Varsavia dissolto.
Molti mali ritornarono nelle ortiche
compreso Himmler che mai nacque.
Né si vide Mengele
operare sui bambini.
Da qualche punto però si torna
anche il tempo è onda.
Il calore va e viene
l’istante si conserva.
Se inverti la rotta il cancro sparisce
la radiografia non ha più traccia.
Solo la Memoria
rimane intatta:
risorge
muore.
*
“BOÎTE-EN-VALISE” CON NEUTRONI
Cubi solcati dagli ascensori. Accessoriati
non consoni a una sosta di riflessione.
Uno squarcio è sempre possibile,
un addotto planetario, toro all’equatore.
Ci passa la Forza, si arrotonda gli occhi.
“Boîte-en-Valise” con Neutroni.
Il viaggio verso Marte fu delirante.
Doveva dormire per un altro secolo
ma le Baccanti fermarono Roma.
L’aeroporto volò nel vasto panorama
con i suoi programmi.
Un secolo negava l’altro
perché suonava la cetra con la bocca.
Transitano orologi,
il ritardo è punibile con la morte.
Nel cambio merci si gioisce
per il netto di acquasantiere.
Se si è capito troppo vuol dire
che bisogna accelerare la rotazione terrestre.
Il radiologo non scova Marx tra le sinapsi.
Asciutta anche la zona santa dell’ipotalamo.
Il dopo ammette solo cenere.
Pura estasi refrattaria alle domande.
Californio, Organesson alcune ragioni
per trattare con Galassie.
Strategia a martello
contro un valzer intorno al buco nero.
***
Francesco Paolo Intini (Noci, 1954) vive a Bari. Coltiva sin da giovane l’interesse per la letteratura accanto alla sua attività scientifica di ricerca e di docenza universitaria nelle discipline chimiche. Negli anni recenti molte sue poesie sono apparse in rete anche come piccole sillogi quali ad esempio Inediti (Words Social Forum, 2016), Natomale (LetteralmenteBook, 2017) e Nei giorni di non memoria (Versante ripido, Febbraio 2019). Ha recentemente contribuito alla raccolta” La pacchia è strafinita” di aa VV a cura di Versante ripido (2018). Fa parte della redazione di “ L’ombra delle parole rivista letteraria internazionale” diretta da Giorgio Linguaglossa, che ha curato anche la sua prima raccolta di poesie “ Faust chiama Mefistofele per una metastasi” (Progetto Cultura, 2020).